SPORT&SCUOLA. La riforma Moratti penalizza l’educazione fisica
e va contro la Raccomandazione n. 6 dell’UE.

L’Europa dice 3 ore, l’Italia una.

E gli insegnanti esprimono decisamente la loro contrarietà.

  di Paola Speri, da L'Arena di Verona del 21/4/2005

 

Le direttive che in questi ultimi anni sono giunte dall'Europa, e da altri importanti organismi internazionali, contengono chiare raccomandazioni per fare in modo che l'educazione fisica diventi uno strumento per acquisire un sano stile di vita.

Così la Commissione dell'Unione Europea, con la Raccomandazione n. 6 del 2003 ha invitato tutti i governi europei ad incrementare la presenza dell'educazione fisica nella scuola, garantendo un numero minimo obbligatorio di tre ore settimanali; il Parlamento Europeo ha dichiarato il 2004 "Anno dell'educazione attraverso lo sport", mentre il 2005 è stato dichiarato dall'Onu "Anno internazionale dello sport e dell'educazione fisica" e dall'Oms, "Anno contro l'obesità".

Tutte queste indicazioni hanno portato la maggior parte dei paesi europei ad incrementare la presenza di educazione fisica e sportiva a livello della scuola dell'obbligo e nelle fasi successive.

In Italia, invece, la strada intrapresa, punta diritto verso l'esatto contrario e, con le proposte della Riforma Moratti, la disciplina dell'educazione fisica viene fortemente penalizzata, soprattutto a livello di scuola secondaria di secondo grado, dove, secondo quanto fino ad ora stabilito, viene contratto il numero delle ore curricolari obbligatorie, per lasciare posto ad attività facoltative. In questo generale calo di orario scolastico, l'educazione fisica verrebbe portata ad una sola ora obbligatoria settimanale e un'ora opzionale.

Tali provvedimenti, oltre a contraddire quello che è diventato un dato acquisito in altri paesi d'Europa, di cui già ora l'Italia rappresenta il fanalino di coda per quanto riguarda l'attività fisica a scuola, ha suscitato numerose proteste, non solo fra gli insegnanti della scuola, ma anche da parte di importanti esponenti del mondo sportivo e politico, come ad esempio il ministro Sirchia, atleti di fama internazionale e da parte delle famiglie. Insomma, contro il taglio dell'educazione fisica a scuola, si è alzato un coro unanime di voci, provenienti dai più diversi settori.

Anche a Verona, gli insegnanti si sono riuniti per discutere sull'argomento ed esprimere la propria contrarietà verso la proposta di Riforma del ministro Moratti. Ines Pintarelli del Liceo Scientifico Fracastoro, Massimo Perobelli del Messedaglia, Stefano Guffanti dell'Istituto professionale Berti e Anna Sciortino del Galilei, fanno da portavoce di tutti i colleghi veronesi e, probabilmente italiani. «Vorremmo fosse chiaro - dicono i docenti - che la nostra non vuole essere una presa di posizione semplicemente per salvaguardare i nostri interessi personali, ma vogliamo attirare l'attenzione su un problema che coinvolge tutte le famiglie. Sempre più spesso si sente parlare di disagio giovanile, di intolleranza e difficoltà di integrazione, di obesità e di disturbi alimentari. La disciplina dell'educazione fisica e sportiva, per le sue proprie caratteristiche, è una delle materie che offre maggiori possibilità per fare una cultura positiva, di valorizzazione di sé, del proprio benessere psico-fisico e del gruppo. Con la proposta della Riforma, la nostra disciplina viene a perdere qualsiasi dignità, viene svalutata. Si corre quindi il rischio di creare la cultura dello sport inteso soltanto come agonismo e competizione, con tutti i risvolti negativi che questo comporta. Inoltre, senza l'educazione fisica a scuola, a fare dell'attività sportiva saranno soltanto coloro che se lo potranno permettere».

Sentire la voce e le riflessioni di professionisti che hanno dedicato la propria vita all'insegnamento, lascia il segno. «L'obiettivo del mio lavoro - dice Anna Sciortino - è sempre stato quello di far trovare ai miei alunni l'armonia fra corpo e ambiente, fra se stessi e gli altri. Nella mia carriera ho visto tanti ragazzi, siamo stati insieme in palestra e nei campi sportivi. Li ho visti cambiare, migliorare dal punto di vista fisico e dal punto di vista psicologico. Come mi hanno sempre insegnato i miei colleghi con più esperienza, noi insegnanti di educazione fisica possiamo, anzi dobbiamo essere per i nostri alunni, un punto di riferimento per la loro crescita. E lo sappiamo essere. Speriamo dunque che non ci tolgano questa importante prerogativa».

«Infine -concludono gli insegnanti- ricordiamo che le famiglie hanno rispetto la scuola delle fortissime aspettative. Se per questioni economiche, alla scuola viene tolta la possibilità di fare cultura, le aspettative saranno sicuramente deluse».