Otto ragioni per non condividere le prove Invalsi.

di Norma Bertullacelli, da Fuoriregistro del 20/4/2005

 

I e le sottoscritti insegnanti della suola Anna Frank (circolo didattico Montaldo - Genova) dichiarano di non condividere da un punto di vista didattico la somministrazione dei test INVALSI in atto in questi giorni per la seguenti motivazioni:

1 - I test proposti non possono essere collegati alle programmazioni ed alle modalità di valutazione normalmente adottate nelle nostre scuole e quindi risultano del tutto estranei nella forma e nella sostanza all'esperienza dei bambini.

2 - Veicolano una cultura frammentaria e frantumata al contrario di quanto si è andato negli ultimi anni affermando nella scuola primaria: approfondimento, collaborazione, progettazione, verifiche mirate ed articolate.

3 - Non garantiscono ai bambini l'anonimato, in quanto il sistema dei codici ed i suggerimenti proposti lasciano ampie possibilità di controllo sulle prove die singoli alunni.

4 - Risultano gravemente discriminanti nei confronti dei bambini disabili e stranieri, i quali vengono sottoposti a prove differenziate, che peraltro non saranno inviate dell'INVALSI: il nostro circolo ha sempre lavorato all'integrazione dei bambini disabili e stranieri con precisi progetti didattici e ritiene le modalità proposte per le prove in contraddizione con questo tipo di lavoro.

5 - Così strutturati, i test provocano ansia ed agevolano solo alcuni, non tenendo conto delle varie e diverse intelligenze e dei ritmi di lavoro individuali. Gli estensori non hanno considerato che all'interno delle nostre classi, oltre agli alunni diversamente abili riconosciuti e certificati, esistono casi di disagio e di difficoltà, che necessitano di modalità e tempi adeguatamente calibrati.

6 - Il linguaggio utilizzato nelle consegne non è sempre di facile né immediata comprensione; alcune soluzioni proposte risultano ambigue, e provocano nei bambini indecisione e frustrazione: sembrano studiate apposta per trarre in inganno alunni che, teniamo a ribadire, hanno sette e dieci anni. Considerata l'età anagrafica degli alunni interessati, la quantità delle domande e la complessità dei dati in esse esposte hanno evidenziato la difficoltà di lettura come comprensione nel tempo previsto. Senza contare che spesso si passa da richieste in positivo a richieste in negativo, soprattutto nei test a carattere scientifico.
Sembra accertato che il pensiero astratto per rispondere in modo adeguato a quesiti di questo tipo si raggiunga intorno agli undici anni.

7 - Estremamente negativo è il giudizio sulle istruzioni dettagliate contenute nel manuale del "somministratore" e sull'indicazione data agli insegnanti di non svolgere le prove all'interno della propria classe e nell'ambito loro assegnato; si ritiene infatti che dovrebbero essere soddisfatte tutte le richieste di spiegazione, di discussione, di aiuto e tutte le strategie didattiche utili a far comprendere i test. In questo atteggiamento si riscontra sfiducia nei confronti degli insegnanti e volontà di creare un clima di competizione fra di essi.

8 - Nella nostra scuola è prassi abituale dichiarare esplicitamente gli alunni l'utilità e le finalità di ogni prova. Ciò consente loro di rafforzare la propria autotomia o, se ne viene ravvisata la necessità, di individuare un percorso migliorativo.

 

Ci chiediamo dunque come giustificare agli alunni l'utilità delle prove INVALSI. E ci chiediamo anche in che modo i risultati i tale rilevamento potranno influire positivamente sul funzionamento della scuola in generale e di ciascuna scuola in particolare.

 

Gianfranca Mozzone, Patrizia Fareri, Barbara Comparini, Immacolata Gelvi, Antonella La Micela, Alessandra Berti, Antonella genovese, Anton Maria Chiossone, Norma Bertullacelli, Giuseppina Pendola, Simonetta Stoppino, Liliana Borgati, Annamaria Asborno, Antonella Matrella, Carla Cevasco, Rita Bonelli.