Convertito in legge il decreto n. 115/2005

che autorizza 40 mila assunzioni e la sanatoria presidi.

A bocca asciutta gli insegnanti tutor.

Bocciato l'emendamento del governo che fissava i compensi.

da ItaliaOggi del 2/8/2005

 

Niente compensi per i docenti tutor. Restano a bocca asciutta gli insegnanti a cui le scuole il prossimo anno dovessero affidare l'incarico di coordinare il lavoro di insegnamento, di interazione con le famiglie e di orientamento degli studenti. Il governo aveva spinto perché nella conversione in legge del decreto n. 115/2005 (deliberata definitivamente dalla camera la scorsa settimana) fosse previsto un apposito compenso: 368 euro l'anno per il tutor della scuola primaria e 505 euro per la scuola secondaria. Retribuzioni, queste, comprensive degli oneri a carico dello stato e per un importo complessivo di 63,810 milioni di euro l'anno, che avrebbero dovuto finalmente segnare il decollo della figura prevista dalla riforma Moratti. Ma questa volta a mettere il bastone tra le ruote dell'attuazione della legge non è stato il centro-sinistra e nemmeno l'opposizione dei sindacati: l'articolo, presentato alla camera in forma di emendamento dal governo nella seduta del 27 luglio scorso, è stato dichiarato inammissibile dallo stesso presidente di Montecitorio, Pierferdinando Casini.
A frenare sull'inserimento della norma in un decreto che ha finito per dare voce a mille, diverse esigenze non è stato tanto l'impatto finanziario (i soldi in questione sarebbero stati distolti da altri capitoli della riforma Moratti), quanto valutazioni di opportunità: la definizione dei compensi da attribuire ai docenti tutor è materia contrattuale, come in generale la materia delle retribuzioni per tutti i dipendenti pubblici, ha sottolineato in un parere riservato il ministro della funzione pubblica. Un'apposita trattativa era tra l'altro già stata avviata dall'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, con i sindacati. Con l'intervento legislativo si sarebbero riaccese polemiche e contrapposizioni di cui, in questo momento di tensione per la stasi dei contratti, il governo fa volentieri a meno. Con l'approvazione definitiva della legge di conversione, è al riparo anche l'autorizzazione ad assumere in ruolo da settembre 35 mila insegnanti e 5 mila Ata. I contratti dovrebbero essere stati tutti stipulati entro fine luglio. Tra gli emendamenti approvati all'articolo 3, è stata anche fissata una data certa per il piano pluriennale di assunzioni: dovrà essere emanato entro il prossimo 30 settembre e dovrà indicare, per i prossimi tre anni, quanti supplenti, sia docenti che non, saranno assunti a tempo indeterminato per coprire i vuoti di organico.

Confermata la partecipazione obbligatoria ai corsi di conversione professionale per il personale di ruolo, con l'obiettivo di evitare classi di concorso in sovrannumero e rispondere al meglio alle innovazioni ordinamentali della legge n. 53/2003, la riforma Moratti appunto.

È saltato invece l'emendamento, su proposta della VII commissione della camera, che prevedeva di assegnare nei limiti del 50% le assunzioni con priorità alle regioni che hanno un rapporto docenti/studenti inferiore alla media nazionale e fino al raggiungimento della stessa. Una misura che avrebbe, tra l'altro, costretto a rifare molte delle nomine già fatte. Pronta la sanatoria, invece, per i presidi che avevano superato il concorso non avendo però il titolo del servizio dei tre anni. Dalla precedente sanatoria erano rimasti fuori 97 dirigenti, che ora avranno diritto a coprire a tempo indeterminato i posti che saranno vacanti nell'anno scolastico 2006/07. Modificata, infine, la disciplina della dirigenza statale: incarichi con durata minima di tre anni e massima di cinque anni, riduzione da cinque a tre anni della durata degli incarichi di livello generale per il passaggio dei dirigenti dalla seconda alla prima fascia.