La Regione Piemonte

ha ufficialmente rispedito al mittente

la riforma Moratti con una delibera

firmata dall’assessore

all’Istruzione e Formazione professionale.

 di Gianna Pentenero, da La Stampa  del 30/8/2005

 

Assessore, non bastava il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni?

«E’ vero che tutte le regioni hanno detto no, ma invitare a non aderire agli inviti del Miur che chiede di far partire le sperimentazioni è un passo in più. E’ necessario non far partire il decreto: su questa riforma è mancata qualsiasi concertazione».

La tentazione di sperimentare, da parte di scuole che magari stanno perdendo studenti, può esserci...

«Una riforma che funzioni veramente può essere attuata solo a condizione di discuterne i contenuti con tutte le realtà interessate e, parallelamente, trasferendo il sostegno economico necessario. Oggi niente è chiaro, non si capisce cosa potranno diventare gli attuali itis e professionali».

Che cosa chiedete alle scuole e agli enti ai quali vi rivolgete?

«Che per gli anni 2005/2006 e 2006/2007 non vengano fatte variazioni nell’offerta formativa. No, quindi, all’istituzione di nuovi indirizzi di studio, no all’attivazione di nuovi percorsi sperimentali del secondo ciclo».

Un «indirizzo», più che un diktat, vista l’autonomia scolastica e le competenze delle Province in materia di istruzione...

«Stiamo inviando il documento alle parti sociali, alle Province, all’Asapi, l’associazione delle scuole piemontesi autonome, al Miur e ai Csa. L’obiettivo è rivolgersi alle scuole, ma anche invitare la Moratti a discutere quale possa essere davvero la nuova riforma del secondo ciclo, anche alla luce della riforma del titolo V della Costituzione. In una parola, a ritirare il decreto».