ALUNNI STRANIERI:
FINALMENTE VISIBILI ANCHE AL MIUR?
di Dedalus da Scuola oggi del 22/9/2004
Pare che anche il Ministro Moratti si sia
finalmente accorto che esiste un problema stranieri nelle scuole
italiane, in particolare in alcune città dove gli alunni stranieri
nelle classi raggiungono proporzioni elevatissime, Milano fra queste.
Meglio tardi che mai. Che il suo staff si sia deciso a “rappresentarle
la situazione” della scuola reale, lasciando perdere per un attimo il
dibattito di alta cultura su tutor, portfolio e altri massimi sistemi?
Sembra insomma che il Ministro abbia convocato per fine mese tutti i
Direttori regionali per “studiare le risposte più adatte a risolvere
il problema dell’integrazione degli studenti stranieri”. Così riporta
la Repubblica, che dedica due intere pagine nazionali al “fenomeno”
dell’emergenza degli studenti immigrati in classe (martedì 21
settembre, pagg.12-13). “A Milano il primato di alunni stranieri”
scrive Repubblica, rimediando ad un precedente e clamoroso lapsus del
proprio settimanale, che in un recente servizio-inchiesta sul “boom
degli alunni stranieri” aveva addirittura dimenticato di citare Milano
fra le città italiane con le più alte percentuali, anzi la più alta in
assoluto (Il Venerdì del 3.9.2004).
“Tutti i presidi e i direttori del Nord – continua Repubblica –
lamentano l’affollamento” . Per la verità a noi risulta che i
dirigenti scolastici della provincia di Milano non lamentano tanto la
sempre più numerosa presenza di alunni stranieri, quanto la parallela
e concomitante caduta verticale di risorse professionali assegnate
alle scuole…
Come ScuolaOggi ha più volte sottolineato (ma allo staff del MIUR sarà
senz’altro sfuggito…) in Lombardia e a Milano in particolare da un
lato aumentano gli alunni stranieri, dall’altro diminuiscono le
risorse. Può sembrare paradossale ma è così: alcuni anni fa, quando
gli alunni stranieri presenti nelle scuole erano in numero minore
rispetto a quello attuale, in provincia di Milano vi erano circa 700
docenti facilitatori, impiegati per l’accoglienza e l’alfabetizzazione.
I facilitatori sono diminuiti poi nel corso degli ultimi anni,
progressivamente, sino ad arrivare agli attuali 40, mentre gli alunni
stranieri aumentavano in maniera inversamente proporzionale. Uno
strano modello di accoglienza e di integrazione, quello padano:
all’aumento dei bisogni si risponde con la riduzione delle risorse.
Politica lungimirante e saggia, indubbiamente.
Il Dirigente regionale lombardo M. Dutto però assicura, sempre su
Repubblica, che “si sta lavorando bene, anche se con qualche affanno”
. Meno male che tutto va bene, in generale, e che c’è solo qualche
“affanno”…! Eppure il Direttore Dutto è stato in alcune scuole
milanesi. Eppure gli è stato illustrato da presidi e direttori quali e
quante sono le difficoltà...
Il Provveditore Zenga, più prosaicamente, centra quello che è il
problema principale: “Facciamo il possibile per tamponare l’emergenza,
ma abbiamo bisogno di elementi strutturali.” - Più fondi? chiede
Repubblica – “Servirebbero assunzioni, più che finanziamenti” risponde
Zenga. Perché proprio questo è il cuore del problema: se si vuole
evitare che gli alunni stranieri (soprattutto i bambini della scuola
primaria) al loro arrivo, senza sapere una parola di italiano, vengano
direttamente immessi nelle classi insieme agli altri alunni, allora le
figure dei mediatori linguistici, dei facilitatori di apprendimento,
di docenti che svolgano funzioni di accoglienza, alfabetizzazione,
tutorato (questi sì…!) sono indispensabili. Altro che toglierli,
riducendo gli organici delle scuole, come è stato fatto in questi
anni..! E’ bene ribadire con estrema chiarezza che nelle scuole con
alte percentuali di alunni stranieri, in particolare neoarrivati e in
continuo arrivo, queste risorse professionali aggiuntive sono
assolutamente necessarie. L’accoglienza e l’integrazione non possono
essere lasciate sulle spalle del solo insegnante di classe, senza
supporti e mediazioni.
Così come non si può pensare che sia una soluzione seria e credibile
quella degli attuali “Poli di laboratorio”, citati sempre da
Repubblica. Vale a dire scuole-strutture di accoglienza, alle quali
viene assegnato n.1 insegnante, riferite ad un ambito territoriale di
dimensioni enormi (quattro in tutta la città di Milano..!).
Semplicemente ridicolo. Risorse praticamente disperse, perché messe
nelle condizioni di non poter operare proficuamente. Soprattutto nella
scuola primaria, ove non è ipotizzabile che gli alunni stranieri
possano spostarsi dalla loro scuola per recarsi in scuole-polo situate
dall’altra parte della città. Né è pensabile che l’insegnante
assegnato alla scuola-polo possa da solo far fronte ai bisogni delle
decine di scuole che fanno parte di un ambito territoriale così vasto.
Di fronte ad un fenomeno del genere, servono ben altri mezzi e ben
altre forme di intervento. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo:
servono “tutor per gli stranieri”. Servono, come riconosce lo stesso
Provveditore Zenga, più “assunzioni”, insegnanti assegnati
specificamente ai Progetti per l’integrazione degli alunni stranieri.
Almeno uno per scuola, in presenza di percentuali che superano il 20 o
il 30%. Questa è l’unica risposta seria se si vuole attuare una
politica di accoglienza, di prima alfabetizzazione e di integrazione.
Il resto sono parole, quasi sempre vuote.