Scuola, le Regioni al ministro:

tavolo nazionale sugli immigrati.

 

da Il Corriere della Sera del 15/9/2004

 

C’è chi parla di «quote» e chi non vorrebbe neppure sentirle nominare, chi sembra colto in contropiede e chi invece del problema si occupa già da oltre un decennio. Di fatto, però, la presenza crescente di bambini e adolescenti «migranti» nelle scuole è vista dalle Regioni come un problema comune. Per questo la proposta dell’assessore all’Istruzione del Veneto Ermanno Serrajotto (Lega Nord), riportata ieri sulle pagine del Corriere , incontra il favore dei suoi colleghi, dal Piemonte alla Campania, passando per Lazio e Toscana: è il momento di riunirsi intorno a un tavolo, Regioni e ministero. Per confrontare gli aspetti dell’emergenza, condividere strategie collaudate. Ma anche per discutere con il ministro Moratti uno snodo cruciale: i fondi. Che a molti, ormai, non bastano più.

RISORSE INSUFFICIENTI - In prima fila, a puntare il dito su risorse ormai insufficienti, c’è l’Emilia-Romagna. Tra le regioni più interessate dal fenomeno, ricorda l’assessore all’Istruzione Mariangela Bastico (Ds): «Il 7,5% della popolazione scolastica è costituita da immigrati, con punte del 9,9% a Reggio, oltre l’8% a Modena e Piacenza. E ci sono classi dove si supera il 40%». Non che la Regione sia stata a guardare, «al contrario, stiamo anche attivando un bando per un "anno sabbatico" all’estero, con assegni di studio per i docenti che vogliano formarsi sull’integrazione...». I progetti sono molti. «Ma il ministero è stato troppo in silenzio. Per giunta sono state tagliate le risorse sul territorio; in particolare sono stati tolti i facilitatori». Mancano, insomma, i fondi, «e di questo bisognerà discutere. Mentre sono perplessa sull’idea di una soluzione "nazionale": in un ambito così complesso lo trovo pericoloso». «Certamente occorrerebbero risorse in più, le presenze e le etnie aumentano, le esigenze anche - le fa eco da Torino la collega Mariangela Cotto (Centrodestra) - e l’idea di un tavolo di confronto è positiva. Ma insieme al governo e alla Moratti dev’esserci anche il ministro del Welfare Maroni». «Sono convinto che l’immigrazione sarà una risorsa - conclude Giorgio Simeoni (FI), vicepresidente della Regione Lazio e titolare dell’assessorato all’Istruzione - ma perché lo sia bisogna attrezzarsi. E su questo i fondi non bastano mai. Certo, la congiuntura è difficile: per questo va elaborato un progetto comune, su cui chiedere finanziamenti ad hoc ».


ESPERIENZE DA CONDIVIDERE - «Bisogna anche confrontarsi sulle proposte - continua Simeoni -, noi ad esempio stiamo creando di concerto con l’università un diploma per specialisti dell’integrazione, abbiamo tenuto dei corsi di italiano in Tunisia...». Anche Andrea Bernabei, responsabile settore istruzione della Regione Toscana, approva l’idea del confronto nazionale, «d’altra parte noi ci siamo spesso lamentati del fatto che il ministero non istituisca tavoli di lavoro su temi e competenze comuni a tutto il Paese». Una posizione condivisa da Gaia Grossi (Ds), assessore all’Istruzione dell’Umbria: «Ma ci vuole un confronto sul sostegno a tutte le disabilità e difficoltà, non solo all’immigrazione. Partendo dai finanziamenti a queste docenze». Non solo: «Con la legge regionale del ’90 abbiamo prodotto moltissime esperienze che potremmo condividere. Del resto le risposte ci sono, pensiamo alle scuole multiculturali, ai licei europei». «Se il tavolo è un momento di confronto e non decisionale - puntualizza Adriana Buffardi (Ds) - sono d’accordo, purché veda la partecipazione del ministero. Ma l’eventuale ridistribuzione dei ragazzi dipende dalle singole scuole, da noi ci sono molti maghrebini nati qui che parlano perfettamente l’italiano, le "quote" non hanno senso...». Il problema nazionale piuttosto «è sul piano delle risorse: ce ne vorrebbero di più, con quote proporzionali al numero di stranieri presenti nei vari istituti». Come avviene già, ad esempio, nei Paesi Bassi.


LO SNODO «QUOTE» - «D’accordissimo sul tavolo nazionale - concorda Alberto Guglielmo (FI), assessore all’Istruzione della Regione Lombardia (proprio da Brescia era partita la proposta di "quote" bocciata dal ministero) -. Quanto all’integrazione, va fatta inserendo i ragazzi a pieno diritto nelle classi, ma anche distribuendoli il più possibile. Con opportunità pari a quelle date a uno studente italiano». Non di «quote» dunque si deve parlare, ma di modalità per ridistribuire i «migranti», garantendo i loro diritti ma anche equilibrio nella didattica. Anche se su questo non tutti sono d’accordo: «L’ultima sciocchezza in ordine di tempo - sbotta Nicola Abbundo (FI), assessore all’Istruzione della Liguria, commentando il progetto di "ridistribuzione" degli stranieri negli istituti del centro storico genovese raccontato domenica dal Corriere -. Se vogliamo parlare di reale integrazione, gli insegnanti devono essere pronti anche a gestire un’aula con un rapporto di italiani e immigrati al 50 e 50». E i fondi? «Quelli ministeriali ci sono già. E più che un confronto nazionale, io partirei dal livello locale, formando i docenti. Questi tavoli spesso servono solo a perdere tempo prezioso».