Il martirio, la leggenda e l'illusione.

(pensieri orizzontali di un fu professore).

 

di  A. Citro da Meridiano scuola 2 settembre 2004

 

Alzo le chiappe dal divano ormai affossato ma ci impiego un'eternità.

Davanti agli occhi si sovrappongono le immagini televisive di gioia della festa olimpica e quelle di morte della guerra irachena.
In mezzo io, o meglio, il mio lémure, che cerca impotentemente di materializzarsi.
Una volta, con molta modestia, ero un prof.

Adesso non lo so.

Aspetto, fiaccato nell'umore, che qualcuno me lo dica: sei ancora in pista, baldo prof.
Invece, quell'aggettivo, - che sostantivato determina anche la via nella quale abito, via Monte Baldo - da giorni non faccio altro che sentirlo declinato nella sua forma alterata, a volte di accrescitivo, a volte di diminuitivo:
Baldoni/Baldini.

Li ascolto in continuazione, li leggo anche, e mostruosamente mi si stagliano davanti come un'endiadi immortale.
Proprio a me che di baldo ho solo la via.
Baldoni/Baldini

A modo loro due eroi, mi dicono.
E ci credo.
Anche se c'è una bella differenza tra versare il sangue e versare il sudore.

Io invece mi deprimo sempre più sul divano combusto e ormai sformato, riflettendo pavidamente sulla mia imbaldanzosa (quella sì) esperienza professionale e umana.

Un prof che più non serve!

A chi/e serve l'esperienza di un prof, mi domando ciclicamente, dopo i mille servizi televisivi e articoli di giornale che a braccetto si perpetuano da più giorni.
E' un' esistenza ingloriosa, che non fa notizia.
Mentre l'esistenza di Baldoni/Baldini è da cornice gloriosa: il primo un martire, il secondo un eroe.

E io che affondo sempre più giù tra i cuscini del divano.

Provo a mettere i piedi fuori per prendere aria ma non vedo altro che le "panze" enfiate a dismisura delle colleghe, segno di benedizione certo, ma anche segno di arretramento in graduatoria per me.
E allora mi rifiondo sul divano e sbarro la porta dietro i tacchi.

Accendo lo schermo e l'anafora mediatica è sempre quella: Baldoni/Baldini.

E nello scenario commovente che resiste in sottofondo mi vibrano i precordi leggendo le frasi dei miei due:
Baldoni - "E' tornato. E' tornato il momento di partire. Da un po' di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: Baghdad! Baghdad. Ho dovuto cedere".
Baldini - "La realizzazione di una cosa del genere succede una sola volta nella vita. Io ero preparato per andare oltre le mie possibilità per centrare un risultato di prestigio".

Rifletto svogliatamente anche su quello che potrei direi io, ma più di un "almeno datemi uno spezzone!" non riesco a pensare.

La vita inimitabile, la vita spericolata, la vita eroica - e tutte in diretta - mi schiacciano sempre più i sensi.

E che il pavor nocturnus sia con me!