Indicatori OCSE da Tuttoscuola N. 165, 20 settembre 2004
l'Italia al 26° posto su 30 Secondo l'OCSE il sistema scolastico italiano merita il 26° posto, su 30, nella particolare classifica stilata anche quest'anno dai ricercatori di "Education at a glance", un rapporto comparativo tra i Paesi membri dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, di cui fanno parte tra gli altri, oltre ai paesi dell'Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada, Corea, Giappone. La novità, poco consolante, è che non ci sono novità, almeno per quanto riguarda l'Italia, come risulta dalla scheda sintetica dedicata al nostro Paese, consultabile in inglese nel sito dell'OCSE (www.oecd.org). L'unico indicatore nel quale registriamo un successo è quello che riguarda la parità di genere, con una percentuale di donne che conseguono la laurea, sul totale dei laureati, del 61%. Per il resto, la collocazione dell'Italia e' quasi sempre nella zona bassa della classifica. Il che spiega il 26° posto. Il guaio è che la posizione dell'Italia, da quando si fanno le comparazioni internazionali, è rimasta più o meno invariata nel tempo, a prescindere dalle maggioranze politiche che l'hanno governata. Comprese le scadenti performance in matematica e scienze degli studenti di scuola secondaria superiore sulle quali e' tornata Letizia Moratti con accenti di forte preoccupazione.
le debolezze dell'Italia Nel 2002 il 10% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva un'istruzione universitaria e il 36% un diploma di istruzione superiore, rispetto al 23% e al 44% della media dei paesi OCSE. Tuttavia la linea di tendenza va verso un graduale avvicinamento alla media OCSE. Nel periodo 1995-2002 il numero degli iscritti all'università e' aumentato dell'8%. Alto e' il tasso di rallentamento del percorso universitario e di dispersione. Di cento alunni che si iscrivono a un corso universitario di primo livello solo 23 rispetta la durata legale del corso; la media OCSE è 32, ma in alcuni paesi, come la Finlandia e l'Australia si raggiunge quota 45. L'Italia detiene inoltre il più alto tasso di abbandono degli studi universitari (59%). I dati OCSE confermano la tendenza alla internazionalizzazione dell'istruzione universitaria. Nel 2002 l'1,9% di studenti dell'area OCSE erano iscritti in una università non del proprio paese di origine. I tre quarti hanno scelto, nell'ordine, le università americane (30%), britanniche (12%), tedesche (12%), australiane (10%) e francesi (9%); solo il 2% ha optato per le università italiane. Inefficienze si annidano nel livello superiore dell'istruzione.
Nonostante gli insegnanti italiani siano tra i
meno pagati, la spesa per studente, sia di scuola primaria che
secondaria, è superiore alla media OCSE, rispettivamente 6.783 e 8.258
dollari contro i 4.850 e 6.510 dollari della media. Le ragioni di
questa discrepanza risiedono sia nel basso numero di alunni per
insegnante (10,6 nella scuola
I punti di forza dell’Italia
La scuola dell’infanzia continua ad essere il
fiore all’occhiello del nostro sistemo educativo, almeno sotto il
profilo quantitativo. L’Italia mantiene una delle più alte percentuali
di partecipazione all’istruzione nella fascia 3-4 anni.
le molte anomalie dell’Italia Ecco una serie di altri indicatori significativi:
Quadro complessivo (non nuovo): sistema rigido, docenti sovrabbondanti e sottopagati, spesa poco qualificata, università poco attraenti a livello internazionale, record di drop-out scolastici e universitari. E, purtroppo, un sistema-Paese che non riesce ad avere risposte strategiche - il che significa (anche) condivise su alcuni aspetti essenziali - da parte dei suoi principali attori politici e sociali. |