La nota del ministero ai direttori in piene ferie e a pochi giorni dalla scadenza.

Scuola, pensioni in trappola.

Chiusi al 31 agosto i termini per uscire a 70 anni.

 di Alessandra Ricciardi  da ItaliaOggi del 3/9/2004

 

Si sono chiusi i giochi nella scuola per la pensione a 70 anni. In realtà non si sono mai aperti. Con una nota riservata datata 26 agosto, da trasmettere ai direttori scolastici regionali, il ministero dell'istruzione ha fissato al 31 agosto stesso il termine ultimo entro il quale il personale della scuola, con i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia già da questo settembre, poteva chiedere la permanenza in servizio. Una nota che non è stata ricevuta in giornata da tutti i direttori e che comunque, visto il periodo di pausa estiva e la ristrettezza dei tempi, ha avuto una diffusione quasi nulla. Insomma, i termini per usufruire dell'opportunità offerta dalla legge n. 186/2004 erano già scaduti alla riapertura del nuovo anno senza che i potenziali interessati, circa 20 mila dipendenti, ne avessero avuto notizia.

Il dicastero di viale Trastevere ha messo a punto la nota (protocollo n. 190/2004) a seguito del parere espresso sull'argomento dal ministero della funzione pubblica (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di sabato scorso).

 

Il parere del ministero guidato da Luigi Mazzella già gettava acqua sul fuoco dei facili entusiasmi che la notizia della possibilità di restare in servizio fino a 70 anni aveva scatenato. L'accoglimento di una domanda di permanenza in servizio, si ricordava, rappresenta una scelta facoltativa dell'amministrazione, e non un obbligo, funzionale agli interessi del concedente e non a quelli del richiedente.

 

Palazzo Vidoni ha poi ribadito la necessità di tenere presente che il rinvio della pensione ha tra i suoi effetti l'eliminazione di un corrispondente posto di lavoro dalle assunzioni. La legge omnibus sulla p.a., infatti, nel consentire l'accesso posticipato al pensionamento, ha richiamato tutte le misure di riduzione programmata degli organici nella pubblica amministrazione.

 

In sostanza, dunque, l'incarico coperto con la permanenza in servizio va sottratto dalle disponibilità per le immissioni in ruolo. Una circostanza, questa, che per la scuola avrebbe creato qualche problema in più: da questo settembre, infatti, è scattato il piano per 15 mila nuovi assunti, tra insegnanti, ausiliari, tecnici e amministrativi. Il ministero, dunque, avrebbe dovuto scomputare le unità concesse per la permanenza dai posti disponibili per le assunzioni. Un'operazione sulla cui opportunità il dicastero della funzione pubblica non si esprimeva, ma di cui sottolineava i rischi per la regolarità nel nuovo anno scolastico. Difficoltà che lo stesso dicastero dell'istruzione, nella nota formata dal direttore della direzione per il personale, Giuseppe Cosentino, ha ribadito, sottolineando che i direttori, nel vagliare le eventuali domande presentate, "non potranno non valutare il preminente interesse pubblico all'ordinato avvio dell'anno scolastico con la salvaguardia, conseguentemente, delle operazioni fin qui svolte".
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