Si cerca ancora una soluzione mentre i docenti attendono le graduatorie.

Precari senza una bussola

tra i ricorsi e le incertezze

 di Antonio Gero da ItaliaOggi del 28/9/2004

 

La storia infinita dei precari della scuola affonda le radici nella riforma degli ordinamenti didattici universitari (341/90), che ha elevato i diplomi rilasciati dalle Ssis (scuole di specializzazione) a titolo per l'insegnamento nelle scuole secondarie. Un successivo decreto interministeriale (460/98) ha stabilito che a coloro che abbiano concluso positivamente la scuola di specializzazione, i bandi di concorso attribuiscono un punteggio aggiuntivo.

Il dl n. 240/00 ha disposto che con un decreto ministeriale sia determinato il punteggio da attribuire al risultato dell'esame finale. A quel punto, il ministro ha stabilito che ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti, previste dalla legge 124/99, venissero attribuiti 30 punti aggiuntivi ai candidati abilitati delle Ssis. Questo per ripercorrere in modo sintetico le norme che hanno dato origine alla guerra di carte bollate tra ´sissini' e ´precari storici'. È da qui che cominciano i problemi. I 30 punti dei sissini hanno stravolto le graduatorie permanenti e rimesso in discussione posizioni ormai consolidate negli anni, con pesanti ripercussioni sulle nomine.

 

Successivamente, sulla base di un parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione finalizzato ad attenuare l'impatto del punteggio aggiuntivo sulle graduatorie, il Miur ha previsto un punteggio aggiuntivo (18 punti) per i precari storici. Contrapposti ricorsi al Tar, da una parte, hanno tolto i 18 punti ai precari, dall'altra, hanno sancito il divieto di cumulo dei 30 punti con la valutazione del servizio di insegnamento reso contemporaneamente alla frequenza del corso Ssis. Dopo che anche il Cds ha confermato la sentenza del Tar Lazio sull'illegittimità dei 18 punti, il governo ha battuto un colpo presentando, a settembre di un anno fa, il ddl 2.529 per riportare un minimo di regole nel settore e dare uno stop a una situazione che si andava complicando ogni giorno di più.

 

Il ddl di fatto riequilibrava le graduatorie riducendo la forbice del punteggio relativo alla valutazione del titolo di accesso e attribuendo un punteggio per l'abilitazione ai precari. Purtroppo, il ddl è rimasto a riposare in qualche cassetto del senato finché l'urgenza, dettata dal rinnovo delle graduatorie permanenti, non ha costretto il governo a intervenire d'urgenza. Il dl approvato lo scorso aprile se da una parte ha consentito al Miur di emanare il regolamento per il rinnovo delle graduatorie permanenti, dall'altra ha introdotto nuovi elementi di rottura, come il raddoppio del punteggio per il servizio svolto nelle scuole situate nelle piccole isole o nei comuni montani.

 

Avendo tale norma valore retroattivo, i Csa si sono trovati a gestire, in piena estate, un nuovo terremoto nelle graduatorie, e l'invocata legge che doveva riordinare il sistema di riordino non ha prodotto altro che ulteriore contenzioso. C'è voluta un'altra legge, approvata il 27 luglio, per attenuare in parte la norma precedente, limitando gli effetti retroattivi del doppio punteggio e della valutazione del servizio non specifico al solo anno scolastico 2003/04. Il ddl, nei vari passaggi tra commissioni, governo e aula, ha subito infiniti cambiamenti che hanno prodotto aspettative e delusioni, con ripercussioni soprattutto a livello di certezze in una categoria di lavoratori che di certezze ne ha già poche.

 

Oggi sono ancora in piedi ricorsi al Tar presentati da alcuni sindacati con l'obiettivo di eliminare completamente la retroattività dei nuovi punteggi. Oltre a questo aspetto, l'altro problema è che a fronte di circa 170 mila posti vacanti le assunzioni sono state pochissime. Occorre, anche per dare stabilità alle scuole, un piano pluriennale che elimini in modo graduale ma costante il precariato.

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