Basso gradimento per gli anticipi

Una famiglia su tre ha scelto di iscrivere prima i figli a scuola

 di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 15/9/2004

 

L'anticipo piace a un alunno su tre. Che si tratti dell'infanzia o delle elementari, l'idea di iscrivere i propri figli prima a scuola non convince tutti. In media, solo il 30% degli aventi diritto lo ha fatto. L'anticipo, sempre facoltativo per le famiglie la cui accettazione è obbligatoria solo per la scuola primaria, nella logica della riforma Moratti dovrebbe servire a recuperare quel gap d'età che finora ha separato i giovani italiani dai colleghi europei nella ricerca del primo impiego. La riforma si è però scontrata con l'assenza di risorse e soprattutto con il basso gradimento dei genitori. Un cocktail che ha prodotto risultati non in linea con le aspettative del ministero.

 

La situazione alle materne. La legge n. 53/2003 prevede che chi compie i tre anni d'età il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento possa essere iscritto al primo anno della scuola dell'infanzia. Il principio, nella sua attuazione, è assoggettato a criteri di gradualità, nonché "alla disponibilità di posti e alle risorse finanziarie dei comuni". In prima battuta, per l'anno che si è appena aperto, la facoltà di iscriversi prima è aperta solo ai bambini che compiono gli anni entro il prossimo 28 febbraio, e comunque sempre che ci siano figure ad hoc che li seguano in classe, che il comune dia il via libera alla concessione di maggiori servizi e strutture e che non vi siano liste di attesa. In questo caso, denuncia l'Anci, l'Associazione nazionale dei comuni, non si è verificata nessuna delle tre condizioni. Non è stata istituita la figura professionale che dovrebbe seguire i più piccini in classe. L'atto di indirizzo inviato dalla funzione pubblica, d'intesa con l'istruzione, all'Aran sull'attuazione dell'articolo 43 del contratto prevedeva tre soluzioni: istituire un nuovo profilo professionale; arricchire le mansioni connesse ai profili già esistenti di collaboratore scolastico; ricondurre le nuove professionalità nell'ambito delle funzioni aggiuntive degli Ata. Ma a fronte di una possibile declinazione professionale, non è stato previsto nessuno stanziamento. Un dato che è bastato ai sindacati per dichiarare morta la trattativa su questo aspetto. Senza risorse, hanno detto le sigle sindacali, non è pensabile chiedere prestazioni aggiuntive ai già assunti oppure coinvolgere nuovo personale. Alle carenze di personale a livello nazionale, si sommano le carenze di risorse dei comuni, che hanno detto chiaramente di non poter far fronte da soli al nuovo fabbisogno. Tra l'altro, va data priorità alla soluzione delle liste di attesa dei bambini che hanno l'età regolamentare dei tre anni e che non riescono a entrare. Mediamente si tratta di circa il 7% degli aventi diritto, con situazioni di maggiore sofferenza in Piemonte, Campania ed Emilia Romagna. E comunque, dice un'inchiesta dell'Anci (si veda ItaliaOggi di sabato), ´sembra che le famiglie, indipendentemente dalle condizioni di fattibilità, non abbiano ritenuto utile far accedere i bambini a scuola prima del tempo': il 48% di un campione di 1.000 comuni ha denunciato zero domande, solo il 35% degli aventi diritto avrebbe fatto domanda. Il 39% delle amministrazioni comunali ha inoltre evidenziato carenze di strutture, incapienza di bilancio, mancanza di personale qualificato.

La situazione alla primaria. Possono iscriversi al primo anno delle elementari i bambini che compiono i sei anni entro il 30 aprile dell'anno successivo all'inizio della scuola. Resta inoltre sempre possibile il posticipo, l'obbligo di iscrizione è limitato ai bambini che compiono i 6 anni entro il 31 agosto. A scegliere saranno i genitori. Con la conseguenza che in una stessa classe potrebbero trovarsi bambini dai 5,5 anni ai 7 anni d'età.

Il 29% degli aventi diritto ha esercitato la facoltà di iscrizione anticipata lo scorso anno, circa 60 mila, percentuale ritenuta probabile anche per quest'anno. La frequenza anticipata è piaciuta soprattutto al Sud, che ha rilevato una media del 40%, con vette del 60% in Campania. Richieste ridotte, invece, al Nord, intorno al 15%.