Abrogare la riforma o sperimentarla ?

di Girio Marabini da Pavone Risorse del 2/9/2004

 

L’on. Rutelli ha avanzato l’ipotesi che in caso di vittoria dell’ulivo le leggi approvate dal centro destra dovranno essere sperimentate e, nel caso, migliorate. Un discorso realista ed apprezzabile. Eppure a sinistra si è assistito ad una serie di interventi che stroncano le aperture di Rutelli: tutte le riforme di “Berlusconi” vanno abrogate compresa quella della scuola. Qualcuno si è spinto a dire che dovranno essere “stracciate”, manifestando con ciò piuttosto il personale odio verso tutto quello che sa, più o meno, di Berlusconiano, che una concreta e pacata riflessione politica.

Non è un problema di poco conto. Si tratta di assicurare la certezza del diritto su materie di vitale importanza per il futuro della nostra società, come quella della riforma della scuola.

Come si fa a non restare allibiti di fronte alla situazione che la Scuola sta vivendo? Dovremo forse accettare uno stato di perenne precarietà? Dovremo affrontare e studiare ogni cinque anni, ad ogni cambio di maggioranza, una nuova riforma della scuola? A sentire quanti si sono levati contro la proposta di Rutelli sembrerebbe di sì.
Come valutare, per inciso, l'atteggiamento di alcuni sindacati della scuola nei confronti dell'avvio della legge di riforma dal prossimo anno scolastico? Sembra più un atteggiamento politico, la volontà di bloccare ad ogni costo la riforma, piuttosto che un atteggiamento di difesa degli interessi dei lavoratori.(Mi chiedo tra l'altro: come potremo non applicare una legge dello stato? Si pensi alla questione del cosiddetto "tutor"... A tale proposito, la vicenda della ragionevole soluzione data al problema dalla Direzione didattica di Pavone Canavese è certamente illuminante.)

 

Mi sono chiesto da dove possa derivare tale situazione, davvero difficile, che rende tutto precario e provvisorio. Certamente qualcosa non funziona: la forbice tra le attese della società e gli obiettivi e i modi della politica si allarga sempre di più.

Sono giunto alla personale conclusione che tale situazione sia figlia, in particolare, di questo sistema maggioritario.

Rendo conto brevemente di tale riflessione non per entrare in un campo,la politica, che certamente non mi è proprio, ma per le conseguenze che la situazione politica determina per il mondo della scuola.

Il maggioritario, nelle intenzioni dei suoi sostenitori, avrebbe dovuto garantire la governabilità, la stabilità, cioè, dell’azione governativa da intendersi non solo come durata nel tempo ma anche come sostanziale continuità e contiguità di ideali e valori codificati nella nostra costituzione. Nei sistemi maggioritari evoluti, nessuna modifica di maggioranza al governo potrebbe portare a modifiche radicali di leggi fondamentali. Ad ogni cambio di maggioranza, esse vengono, è naturale, modificate e migliorate con il necessario coinvolgimento dell'opposizione, ma non abrogate, soprattutto quando esse sono state appena avviate. E' vero, infatti, che in un sistema maggioritario corretto, su questioni di rilevanza costituzionale,(come ad esempio la riforma del Titolo V o come, nel nostro caso, anche la riforma della scuola), non sarebbe pensabile poter procedere a colpi di maggioranza.

Purtroppo in Italia la situazione non è come nelle altre democrazie dove si fronteggiano due ( o al massimo tre) partiti. Nel nostro sistema si fronteggiano, due schieramenti, talmente compositi da comprendere, paradossalmente, nel loro ambito , atteggiamenti tipici della maggioranza e atteggiamenti tipici della opposizione. Spesso questi atteggiamenti di opposizione interna hanno portato alla crisi dello stesso schieramento e alla caduta del governo. (1994 il governo Berlusconi cade per la defezione della Lega con conseguente “ribaltone” – 1996 al governo la maggioranza dell’Ulivo : in 5 anni tre governi! – 2001 al governo la maggioranza di centro destra, la continua litigiosità e le “verifiche” striscianti portano alla sostituzione in tre anni di tre ministri… e a situazioni di stallo).

 

Non è un caso che la maggior parte dei politologi abbia messo in guardia sulla straordinaria capacità di condizionamento delle punte estreme delle coalizioni. “Lo “strapotere” delle “ali” opererebbe in modo perverso in due direzioni: da un lato, metterebbe in luce con effetti di negativa visibilità per la coalizione nel suo insieme la sproporzione della forza da tali frange minoritarie esercitata rispetto all’esiguità del numero dei voti ricevuti, dall’altro renderebbe necessario ed indispensabile per quegli stessi partiti minori un esercizio fortemente ostentato e spesso anche spregiudicato del loro notevole potere di condizionamento per evitare che essi finiscano con lo scomparire dalla scena politica nell’abbraccio con le forze maggiori della coalizione, più visibili e più riconoscibili. (L.Mazzella in “Maggioritario o proporzionale” ).

 

Da qui la radicalizzazione della lotta politica e l’impossibilità di un dialogo non soltanto tra maggioranza ed opposizione, ma anche all’interno delle stesse coalizioni. L’esigenza di affermare la propria differenza e la propria identità porta a posizioni come quella di cui si discute: tutto quello che viene dall’avversario politico va demonizzato e “stracciato”.

Cosa vuoi che conti se poi la scuola , le famiglie, i giovani vivono nel caos e nell’incertezza totale?

Non vi sono, o, almeno non so trovare, altre ragioni che possono giustificare simili posizioni radicali.

Debbo render conto di un ulteriore dubbio. Come possono pensare praticabile , coloro che affermano la loro contrarietà al mantenimento della riforma Moratti, l’abrogazione di tale legge che nel frattempo (2006? data probabile delle elezioni politiche) sarà andata a regime?

E con quale tipo di riforma intenderanno sostituirla, forse ripristinando la riforma Berlinguer?

Sarebbe indispensabile che nella "futura maggioranza" si giunga ad un chiarimento delle posizioni e si avvii un lavoro di costruzione condivisa del programma . E' fondamentale garantire la certezza del diritto. La politica, su argomenti come quello della scuola che coinvolgono gli interessi di tutti i cittadini deve saper rinunciare alle logiche e agli interessi di parte.

Forse Francesco Rutelli si deve essere posto il problema della necessità di dare stabilità all’azione educativa e per questo è giunto alla conclusione che la riforma prima di essere rivista e corretta debba essere "sperimentata".

Su queste pagine abbiamo più volte avvertito della necessità che la riforma della scuola non deve essere la riforma di una maggioranza al governo, ma deve essere il risultato di un ampio dibattito, che veda protagonisti anche gli operatori della scuola, e di un confronto parlamentare aperto. Sono convinto che è stato un errore aver approvato la riforma Berlinguer a colpi di maggioranza , così come l'approvazione della riforma Moratti...

Il compromesso, in questi casi,non sarebbe stato negativo ma utile e necessario.

Del resto non è forse vero che un sano compromesso politico ha reso possibile la nascita della stessa nostra costituzione, che, mi pare, ha saputo bene interpretare le istanze della nostra società e ha saputo garantire in tutti questi anni la democrazia?

 

 

Sulla questione “Abrogare o ritoccare la riforma Moratti” vedi anche:

Riforma: Cosa propone l’Ulivo di Dedalus  da Scuola oggi.

Abrogare o ritoccare la riforma Moratti di P. Blondi.