Dieci euro in più al mese

La «rivolta» dei tutor

di G. Tes. da Il Corriere della Sera del 27 Settembre 2004

 

Tutor o non tutor? Il dilemma dei dirigenti scolastici, l’incertezza dei maestri. «Ci dessero almeno dei soldi!» confessa l’insegnante anziana (docente senior) di una scuola di frontiera urbana.

Alla voce soldi, il fronte dei no convinti incomincia perlomeno a vacillare. Ma alla quantificazione, si ricompatta subito. Dieci euro in più al mese e basta? Non se ne parla neanche. E infatti Aran e sindacati non si accordano.

La trattativa sul tutor era già partita in ritardo, alla fine di agosto, e si è pure inceppata. Tecnicamente sospesa. Per la funzione di tutor, un insegnante potrà ricevere la cospicua somma di dieci euro al mese, centesimo in più, centesimo in meno.

Come si arriva a questa cifra è presto detto: divisi i milioni di euro previsti alla voce tutor per il numero delle classi, si sfiora 200 euro per le (ex) elementari e poco più di 250 per le (ex) medie. Ora, togliendo le ritenute e frazionando per 12 mensilità, ecco la strabiliante cifra in più nella busta paga. Una decina di euro. Non se ne parla neanche. Appunto.

Lo stato di confusione è visibile. I presidi sono tra due fuochi: il ministero promette sanzioni, il sindacato non escluse azioni legali. E aspettando l’esito del negoziato in corso, tutti contestano tutto. Persino il padre della legge dalla quale è nata l’autonomia, Franco Bassanini, è intervenuto nella mischia: le decisioni in materia organizzativa e didattica spettano alla scuola.

E la maestra senior: «Ma a cosa serve, realmente, il tutor?».