La Cida dà i voti alla Finanziaria 2005

 

 di Luigi Franco da Italiascuola del 13/10/2004

 

Ieri è stato il turno della Cida di esprimere un parere sulla Finanziaria 2005. Una delegazione della Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità è stata infatti sentita dalle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Come si legge nel documento illustrato nel corso dell'audizione, la valutazione espressa dalla Cida si articola su due piani distinti: se esisste una condivisione di massima sugli obiettivi dichiarati dal Governo nella manovra, diverso e critico è il giudizio sugli strumenti indicati per il loro conseguimento.

 A giudizio della Confederazione molte delle misure indicate dal Governo sarebbero in contraddizione con la stessa politica tracciata dall'esecutivo. Come, ad esempio, l'intenzione dichiarata di vendere immobili pubblici per poi prenderli in affitto, una misura giudicata esattamente contraria all'intenzione di "razionalizzare la spesa". Criticato anche il rifacimento degli studi di settore, interpretato come una tacita ammissione di tolleranza per una certa quota di evasione fiscale, o il trasferimento del carico tributario dal livello nazionale a quello locale, che rischia di aumentare, anziché diminuire, la pressione fiscale. Non piace alla Cida neanche l'applicazione indiscriminata del tetto del 2% per la spesa pubblica, che può pregiudicare la crescita delle aree più svantaggiate e del sud del Paese. Secondo il presidente della Cida, Rembado, va ridato slancio alla liberalizzazione nei mercati dei servizi e, più in generale, per rimettere in moto l'economia "in preoccupante fase di stallo, occorre reperire risorse aggiuntive che si possono recuperare attingendo a tutte quelle forme di produzione di ricchezza in nero, di sommerso, che fanno dell'Italia un unicum nel panorama internazionale”.