LA SCATOLA VUOTA DEL "PROGRAMMA ANNUALE"
di Gianni Gandola da Scuola oggi del
3/10/2004
Da qualche anno, con l'entrata in vigore del
Regolamento amministrativo-contabile (D.M.n. 44 del 1.2.2001), il
“Programma annuale” ha sostituito il vecchio bilancio preventivo degli
istituti scolastici. Le “intenzioni” per la verità erano buone: mentre
il bilancio preventivo rifletteva un modello di gestione
sostanzialmente rigido e burocratico, ed era sottoposto ad
approvazioni e autorizzazioni esterne da parte di organi
dell’amministrazione (C.S.A., ex Provveditorato), il nuovo Programma
annuale si prefigge di legare strettamente la gestione delle risorse
finanziarie alla progettualità delle scuole, alle attività, agli
obiettivi e ai progetti che intendono attuare nel corso dell’anno
scolastico. Una programmazione economica in teoria più flessibile e
dinamica dunque, finalizzata direttamente alla realizzazione del Piano
dell’Offerta Formativa della scuola. Una sorta di “finanziaria” in
piccolo delle istituzioni scolastiche nell’ambito della proclamata
“autonomia”.
Conseguentemente, anche nelle scuole pubbliche ci sono, oggi, i
Revisori dei conti, con compiti di controllo della regolarità
contabile, di verifica della congruenza fra le entrate e le spese
degli istituti autonomi, di legittimità e di correttezza dell’azione
amministrativa.
C’è però un particolare, di non secondaria importanza, che rischia di
inceppare questo meccanismo o che, in ogni caso, rende estremamente
difficile, improbabile se non addirittura impossibile la
programmazione economico-finanziaria delle scuole. Qualsiasi ente o
azienda al mondo, dall’azienda privata allo Stato (vedi legge
finanziaria), prima di decidere spese o investimenti deve avere chiara
conoscenza dell’ammontare delle entrate, deve sapere cioè qual è il
budget che ha a disposizione. Ebbene, incredibile ma vero, nelle
scuole pubbliche statali non è così… A settembre-ottobre, quando i
Collegi docenti dovrebbero impostare la programmazione delle loro
attività e dei progetti che intendono attuare nel corso dell’anno
scolastico e i Consigli di istituto poi deliberare in materia, ebbene
proprio in questo momento cruciale non è dato conoscere l‘entità delle
risorse che si avranno effettivamente a disposizione.
Per fare alcuni esempi concreti: le scuole a Milano non conoscono a
tutt’oggi la consistenza dei fondi dell’autonomia scolastica (o fondo
per l’offerta formativa) assegnati quest’anno dal MIUR, via Direzione
regionale e CSA. Le scuole primarie inoltre non conoscono ancora
l’ammontare dei finanziamenti erogati dall’ente locale (il Comune di
Milano, come altri comuni della provincia, dà contributi alle scuole
per il diritto allo studio). Paradossalmente gli unici fondi noti o
prevedibili con buona approssimazione sono quelli versati dai genitori
a sostegno della scuola (i soldi raccolti alle feste di fine anno o
eventuali contributi volontari). Manco fossimo alla scuola privata!
Le cose poi si complicano se si considerano i tempi di accreditamento,
i costanti ritardi di assegnazione alle scuole dei vari finanziamenti
da parte di MIUR, Direzione regionale e CSA. Anche qui, per fare
qualche esempio concreto: non sono ancora stati assegnati alle scuole
fondi relativi agli anni scorsi (tutto il fondo d’istituto a.s.2003-2004,
arretrati degli anni precedenti, fondi per le funzioni obiettivo e le
funzioni aggiuntive del personale ATA, fondi per le ore eccedenti
prestate dai docenti nello scorso anno, fondi per le scuole a forte
processo immigratorio, fondi per il pagamento della tassa rifiuti, e
l’elenco potrebbe continuare…). Ovvio che il ritardato pagamento di
attività svolte da docenti o ATA da un anno e più crea forte
malessere, disaffezione e disagio fra il personale.
Inoltre in provincia di Milano molte scuole hanno esaurito da vari
mesi il budget loro assegnato per le supplenze temporanee per l’anno
2004 e devono attingere ad altri fondi (riservati a capitoli di spesa
diversi) per pagare gli stipendi ai supplenti, in attesa di
integrazioni che non sono mai certe e tempestive.
Ma non è finita: il Comune di Milano, da parte sua, deve ancora
versare alle scuole il finanziamento-contributo per il diritto allo
studio dell’anno passato, a.s. 2003-2004. (la competenza è dei Settori
di zona e decentramento). Nulla si sa ancora dell’ammontare dei fondi
destinati a sostenere la programmazione didattico-educativa delle
scuole per quest’anno scolastico (in questo caso, trattasi di
contributi erogati dal Settore Educazione).
E’ sin troppo evidente che in una situazione come questa qualsiasi
programmazione degna di questo nome è assolutamente impossibile.
L’”azienda-scuola pubblica”, in questo senso, non funziona, non può
funzionare efficacemente. Qualsiasi società privata avrebbe già chiuso
per fallimento.
E, in una situazione così assurda, i dirigenti scolastici devono
sottoporsi all’esame dei revisori dei conti che, abituati ad altri
contesti organizzativo-gestionali, stentano a capire la situazione
effettiva delle scuole. Come cioè tutto questo sia possibile.
Ma tutte queste disfunzioni, questa estrema “difficoltà di gestione”
spesso non appare in superficie, non è nota, se non agli addetti ai
lavori. Così come non si conoscono le pesanti responsabilità
dell’amministrazione scolastica nei ritardi nel trasferimento delle
risorse economiche alle scuole. La stampa, in genere, di questo non
parla. Così sembra che la nave vada, che non ci siano problemi, come
spesso e volentieri si premurano di dichiarare il Ministro o il
Direttore regionale di turno. Invece la nave fa acqua da più parti. E
pensare che le istituzioni scolastiche dovrebbero essere autonome…!
Oggi come oggi il “programma annuale” è una scatola vuota. E’ il caso
di dire, a chiare lettere, che questo stato di cose pregiudica un
efficiente funzionamento della scuola pubblica, oltre che creare seri
problemi di gestione ai dirigenti scolastici. Non è ora di apportare,
finalmente, i correttivi necessari?