Regno Unito:

una riforma radicale ma….

da Proteo Fare Sapere del 6/10/2004

 

A Luglio Tony Blair aveva promesso radicali riforme nel curriculum delle scuole secondarie britanniche. Si riferiva alle conclusioni dei lavori della “ commissione Tomlison” che dopo 18 mesi ha prodotto un documento di oltre 100 pagine, il cui pezzo forte è l’introduzione di un diploma al posto delle più tradizionali certificazioni inglesi fondate su valutazioni spesso parziali. La cosa ha l’indubbio valore di voler recuperare quel 60% di ragazzi inglesi che dopo i 16 anni abbandona gli studi “pieni” e punta su preparazioni “parziali”, legate a una o a poche discipline.

Il disegno però non è privo di contraddizioni. Tra queste una riguarda la valorizzazione delle esperienze personali dei ragazzi tra le quali vengono annoverate tanto prestazioni sportive, come ad esempio divenire capitano di una squadra di rugby, quanto i lavori di cura familiari, come assistere un parente ammalato.

Un’altra riguarda la possibilità di introdurre l’alternanza scuola-lavoro per motivare meglio allo studio e orientare le scelte professionali degli alunni. Ma se la “commissione Tomlison” guarda soprattutto all’età compresa tra i 16 ei 19 anni, non si esclude questa possibilità neppure tra i 14 e i 16 anni e qualcuno dice anche a partire dagli 11 anni. Tuttavia, a parte le considerazioni pedagogiche, la questione è messa in discussione anche dai costi: per i trasporti, i pasti, la progettazione degli stages, la loro gestione ecc.

Un’altra contraddizione ancora è data dalla proposta di internalizzare gli esami GCSE, quelli che si fanno a 16 anni e che segnano la fine dell’obbligo scolastico. I conservatori hanno già fatto sapere la loro contrarietà: si tradirebbe la fiducia dei datori di lavoro britannici nella preparazione scolastica. Piuttosto essi propongono che si aumentino i percorsi professionali e che si rafforzino alcuni insegnamenti come matematica, inglese e informatica.

Potrebbe anzi rasentare il sequestro di persona la loro idea di non congedare dalla scuola nemmeno ad obbligo scolastico concluso i ragazzi che non raggiungo la sufficienza almeno nelle materie fondamentali. Infatti dalla confindustria britannica arrivano lamentele sempre maggiori per il peggioramento delle competenze di tipo linguistico-grammaticale e matematico della gioventù d’oltremanica.

Effettivamente nella scuola inglese i due terzi degli studenti non raggiungono buoni risultati in inglese, matematica e scienze, aumenta costantemente il numero di coloro che lasciano gli studi senza una qualifica e, sebbene si siano raggiunti tra i liceali alcuni buoni risultati, come la colmatura del gap tra maschi e femmine (queste ultime tradizionalmente più brave), aumenta il divario culturale tra la qualità degli A level (grosso modo le maturità liceali) e gli altri titoli professionali. Trascurate risultano soprattutto le lingue straniere e la geografia da che non sono più obbligatorie nel ciclo inferiore.