VALUTAZIONE DELL’INVALSI: PIÙ RISCHI CHE VANTAGGI!
di Maurizio Tiriticco da
Scuola oggi del 22/10/2004
Ho sempre sostenuto – e sostengo – la necessità
di una valutazione esterna del sistema di istruzione, degli
apprendimenti e degli insegnamenti nonché degli standard cosiddetti di
servizio. Non possiamo permetterci di non sapere che cosa conoscono e
sanno fare i nostri studenti, limitarci soltanto ai dati statistici, e
lasciare che poi siano le indagini internazionali a farci le pulci
sulle conoscenze e sulle competenze dei nostri giovani. Né possiamo
permetterci di non sapere come funzionano i nostri istituti scolastici
in termini di strutture, organizzazione, gestione, servizi, uso delle
risorse, ecc. Ed ancora! Ho sempre apprezzato le attività del CEDE:
pochi ma preziosi esperti, scarse risorse, prodotti sempre di
eccellenza. Quindi nessuna acrimonia!
Ma, mi domando, e tutti ci domandiamo con preoccupazione: come
provvederà l’INValSI nel prossimo mese di aprile alla valutazione
obbligatoria (sic!) degli apprendimenti di tutti gli studenti della II
e IV classe della scuola primaria e della I classe della secondaria di
primo grado per l’anno scolastico 2004-05?
Nihil obstat circa il rigore scientifico delle prove e dell’efficienza
della organizzazione: tutto andrà per il meglio! Ma efficienza non è
sinonimo di efficacia! Mi spiego meglio.
In ogni procedura valutativa dell’apprendimento, perché sia
affidabile, attendibile e valida, devono essere chiari almeno i
seguenti fattori: a) la certezza del contesto di riferimento; b) quali
conoscenze e/o competenze si intendono accertare; c) quali criteri e
strumenti si adottano per la costruzione e la somministrazione delle
prove; d) quali criteri si adottano per la loro
misurazione/valutazione e quali siano le soglie di accettabilità.
Sono soddisfatti tali requisiti? Vediamoli!
Sub a) Mai si è avuto un contesto così incerto. C’è una riforma che si
trova ai primi difficilissimi e contestatissimi passi. Insegnanti che
sono dimezzati tra pratiche consolidate ed Indicazioni nazionali che
ufficialmente… non sono affatto ufficiali – evviva gli ossimori! – ma
sono solo documenti allegati ad un decreto e non il testo di un
regolamento, per cui – ce lo dice lo stesso decreto – sono adottate in
via transitoria! Inoltre, vengono suggerite procedure didattiche che
non hanno riferimenti scientifici certi e che creano soltanto enormi
problemi applicativi! Ci vengono descritti puntigliosamente obiettivi
specifici di apprendimento che, mentre da un lato sono presentati come
standard di prestazione del servizio che le scuole sono tenute ad
assicurare a tutti i cittadini, da un altro lato, invece, quando si
parla del portfolio della scuola secondaria di primo grado, sono
indicati come obiettivi raggiungibili dagli stessi studenti! Abbiamo
una amministrazione che in piena estate minaccia sanzioni per coloro
che non applicheranno puntualmente la riforma (la nota riservata ai
Direttori regionali) e che ad ottobre (sono parole del ministro, non
scritte purtroppo!) afferma che la riforma va avviata adelante sì, ma
con juicio, e deve essere sperimentata e convalidata nella autonomia
delle scuole! Per non dire di un tutor (anche le funzioni tutoriali
saranno oggetto di verifica!) di cui non si sa nulla, perché la
trattativa è ancora in alto mare! E di un portfolio di cui non si
danno né parametri né indicatori! Per non dire poi delle ore
obbligatorie perdute. E della beffa dell’inglese dimezzato, della
seconda lingua comunitaria fantasma, dell’educazione tecnica
desaparicida! Solo per citare alcuni dei nodi in cui tuttora le scuole
si dibattono! E che creano inquietudine, amarezza, sconcerto e che
pesano indubbiamente sulla qualità stessa degli apprendimenti.
Sub b) Non è certo quali conoscenze e/o competenze si intendano
accertare, in quanto mancano standard nazionali di apprendimento a cui
riferirsi. Nelle scuole attualmente si procede a vista (si pensi ai
problemi creati in tutte le discipline dalla cancellazione della
ciclicità! Si pensi all’ibrida convivenza di libri di testo vecchi e
nuovi) e ad aprile inoltre non sarà dato sapere quali obiettivi siano
stati raggiunti e siano così verificabili anche dall’esterno. Ma le
prove forse si attesteranno sugli obiettivi realizzati nell’anno
precedente! Mah! Va allora ricordato che gli obiettivi dei programmi
del ’79 e dell’85 sono stati scritti quando una valutazione esterna di
sistema non era ancora in programma, e si tratta di obiettivi
ampiamente descrittivi e difficilmente afferibili a standard
chiaramente definiti e misurabili. Né alle scuole alla fine dello
scorso anno scolastico è stata mai indicata l’imminente valutazione
esterna obbligatoria (la direttiva ad hoc è del luglio di quest’anno).
E non può essere considerata indicativa in assoluto l’esperienza dei
tre progetti pilota, il cui scopo era quello di rodare certe
iniziative valutative sulla base della volontarietà delle scuole! Le
cose cambiano sostanzialmente quando il progetto non è più pilota né
sperimentale bensì finalizzato alla valutazione, per lo più
obbligatoria, dell’intero sistema.
Sub c) E’ certo che si tratterà di test a scelta multipla, ma non se
ne conosce né l’ampiezza né lo spessore né le complessità; si sa solo
che saranno somministrati nel volgere di una giornata per materia. E
test di quel tipo – e parla un fanatico dei test! – sono sufficienti a
saggiare un ampio spettro di conoscenze e/o competenze significative?
Sub d) Si tratta di un requisito su cui è certa soltanto la
discriminante tra “risposte” vere e false, ma… quale sarà il numero
degli item? Secondo quali criteri una prova sarà considerata
accettabile?
Ed aggiungerei un sub e), determinante ai fini del successo
dell’operazione INValSI: vi sarà un reale coinvolgimento degli
insegnanti? Saranno attivate iniziative di informazione e formazione…
ma saranno anche iniziative… di condivisione? Quella condivisione che
manca a fronte dell’intero processo innescato con la legge 53 potrà
essere sollecitata con una operazione che di questa riforma dovrebbe
costituire il coronamento e la legittimazione?
Ma un altro interrogativo ci angustia: una riforma tutta incentrata
sulla personalizzazione, su obiettivi formativi commisurati sulle
attitudini e sulle inclinazioni di ciascun alunno e di ciascuna
famiglia, una riforma totalmente critica nei confronti di tutto ciò
che è curricolo, programmazione, prove oggettive e quant’altro ricordi
la scuola di un passato da dimenticare, come può rispolverare e
proporre prove oggettive per la valutazione di sistema? O forse la
mano destra che ha scritto le nuove norme non sapeva bene che cosa
scriveva la sinistra? E vi è un altro fattore di contraddizione: la
riforma, da un lato ci sollecita ad attivare portfoli che
raccoglieranno tutto ciò che di bello e di buono produce l’alunno,
dall’altro conserva – o almeno sembra tuttora conservare – quelle
schede di valutazione in cui i docenti continueranno ad annotare anche
le insufficienze. Potremo così avere portfoli meravigliosi e prove
oggettive non superate.
Ci domandiamo: in questo contesto oggettivamente e soggettivamente
così labile e di grande incertezza valutativa era proprio necessario
avviare così tempestivamente una operazione di questo genere? Con la
fretta la gatte fanno i gattini ciechi! E non vorremmo che con la
fretta l’INValSI conducesse una azione che, pur egregia dal punto di
vista della efficienza, fosse assolutamente poco credibile dal punto
di vista dell’efficacia! Saranno dati veramente attendibili e
significativi quelli rilevati? Non è dato saperlo. Una sola cosa è
certa: che per la nostra amministrazione la macchina di una riforma
zoppa deve andare avanti comunque, come un bulldozer!
E c’è ancora un rischio che non va affatto sottovalutato! Dopo il
riconoscimento costituzionale dell’autonomia delle istituzioni
scolastiche, le nostre scuole hanno il diritto e il dovere di operare
con maggiore libertà lungo rotte ben più articolate e ricche rispetto
al passato. Ma, cosa potrebbe succedere con il mese di aprile 2005?
Che la sindrome del bulldozer le potrebbe inchiodare ad attaccare il
somaro dove vuole il padrone; e che le prove INValSI diventino il
nuovo totem sostitutivo dei vecchi programmi ministeriali!
Con buona pace della qualità dell’istruzione! E con piena
soddisfazione dell’amministrazione! La valutazione di sistema è una
cosa troppo seria per andare incontro a rischi così macroscopici! Ma i
ripensamenti non sono di questa amministrazione!