FINANZIARIA Le direzioni centrali e regionali dovranno contenere le spese per 15 mln di euro. Per il tutor la legge non basta più Una stretta sull'autonomia scolastica e sugli uffici a cura di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 19/10/2004
Dietrofront sul tutor, si torna al contratto. La legge Moratti, da sola, non basta più. La scorsa settimana l'Aran ha presentato ai sindacati una proposta di accordo per disinnescare la mina che l'introduzione del tutor rappresenta nella già surriscaldata vertenza scuola: alle elementari e alle medie la presenza del docente tutor, uno dei capisaldi della legge Moratti, sarà facoltativa e non obbligatoria per quest'anno scolastico; inoltre, gli insegnanti eventualmente individuati come tutor avranno orari di lavoro analoghi a quelli dei colleghi, ossia di 22 e non 18 ore, con la possibilità di chiedere il trasferimento ogni anno e non ogni due, come invece prevedeva il decreto attuativo della legge Moratti (si veda ItaliaOggi del 15 ottobre). Nella proposta di accordo presentata dall'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego si precisa che per l'anno scolastico 2004/05 le istituzioni scolastiche daranno seguito alla legge n. 53 "con modalità sperimentali e flessibili da attuarsi secondo criteri generali definiti dal collegio dei docenti, nell'esercizio dell'autonomia propria". Per l'anno scolastico in corso, inoltre, l'eventuale svolgimento delle funzioni tutoriali non comporterà "modifiche agli articoli 25 (profilo professionale docente) e 26 (attività di insegnamento) del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro, segnatamente per quanto attiene alla prestazione oraria d'insegnamento che resta disciplinata dal comma 5 del predetto articolo 26", recita la bozza d'intesa. Il carattere sperimentale del tutor, precisa l'articolo 3 della proposta governativa, impone inoltre di non modificare la disciplina dei trasferimenti: "La mobilità di tutto il personale scolastico specificamente coinvolto continuerà a svolgersi con cadenza annuale". Per compensare i docenti che svolgeranno le funzioni di coordinamento dell'attività didattica, di raccordo con i genitori e di guida degli studenti, saranno utilizzate le risorse già stanziate nell'atto di indirizzo: 63,81 milioni di euro. Lo stanziamento in questione sarà "aggiuntivo rispetto alle risorse previste per il finanziamento delle istituzioni scolastiche e a quelle per il secondo biennio contrattuale e che verrà ripartito presso le scuole a cura del ministero medesimo, proporzionalmente al numero delle classi attivate". La proposta di accordo ha trovato i sindacati divisi. Mentre per Cisl e Uil scuola la bozza rappresenta un passo in avanti che potrebbe gettare le basi per un accordo, la Cgil scuola conferma il giudizio decisamente negativo. Le tre sigle sindacali si rivedranno all'Aran domani, incontro decisivo per la trattativa e non solo: al destino del tutor è infatti legato in parte anche lo sciopero del 15 novembre prossimo. Il ritiro della precedente proposta del governo "è il primo risultato della mobilitazione indetta nel settore, che protesta per la riforma dello status giuridico dei docenti e per il mancato rinnovo contrattuale", argomenta il numero uno della Uil scuola, Massimo Di Menna, che chiede che l'eventuale intesa abbia vigenza "non solo per il corrente anno, ma fin quando non ne sarà sottoscritta una nuova". Nessuna apertura invece dalla Cgil. "È un articolato inadeguato", spiega Enrico Panini, segretario della Cgil scuola, "e la mancanza di regole certe faciliterà l'autoritarismo del ministero e l'incertezza, non le scelte responsabili necessarie all'autonomia. Le soluzioni proposte ricadrebbero negativamente sulle scuole e sul personale". "Ci sono state delle aperture di cui dobbiamo prendere atto", precisa Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, "ma mancano ancora garanzie per l'accoglienza degli under 3 anni alla scuola dell'infanzia e va chiarito che tutte le norme legislative che invadono le prerogative contrattuali sono disapplicate". |