Fondi M.I.U.R. per gli stranieri: ritorno al passato
di G.Gandola, G.Melone, F.Niccoli da
Scuola oggi del
30/10/2004
Le risorse assegnate alle scuole per
l’integrazione degli alunni stranieri sono sostanzialmente
riconducibili a due tipologie: le risorse professionali (i
cosiddetti docenti facilitatori) e le risorse finanziarie (i
fondi assegnati dal MIUR per le scuole collocate in aree a forte
processo immigratorio). Delle prime (i facilitatori) abbiamo già avuto
modo di scrivere ampiamente. Abbiamo già sottolineato l’impressionante
taglio di risorse in provincia di Milano (dai 7-800 docenti degli anni
1997-98 agli attuali 40). Intendiamo ora occuparci delle seconde,
delle risorse finanziarie e dei criteri di attribuzione alle scuole.
E’ necessario fare in premessa un passo indietro, e ricordare come si
era addivenuti a distribuire le risorse professionali fra le scuole
nell’area milanese. Fino agli anni ‘97-98 c'erano “i Progetti” di
scuola (e c'era la cosiddetta D.O.A., la Dotazione Organico Aggiuntivo
disponibile a livello provinciale). Le scuole presentavano richiesta
di posti in più per l’utilizzo di docenti in attività
didattiche di cui allegavano il Progetto (informatica, laboratori di
vario tipo, stranieri, attività di recupero e/o psicopedagogiche,
ecc.).
Nel ‘98 vi fu una netta "inversione di tendenza" che aveva,
alla base, due motivazioni di fondo. Da un lato la constatazione che
sulle modalità di attuazione dei Progetti non veniva effettuata alcuna
"verifica" da parte dell'Amministrazione (a differenza delle
"sperimentazioni ministeriali") e che la “selezione” dei medesimi
veniva operata dall'Ufficio Studi del Provveditorato (con relativa
attribuzione di punteggi e graduatoria) esclusivamente sulla base
della documentazione cartacea presentata dalle scuole. Dall'altro,
il fenomeno del continuo e consistente arrivo di bambini
extracomunitari che determinava una vera e propria
"emergenza stranieri" nell'area metropolitana e più in
generale nella provincia di Milano. Ai bisogni espressi dagli alunni
stranieri venne riconosciuta la "priorità assoluta"". In
sede di contrattazione provinciale i sindacati confederali - CGIL
scuola in particolare - sostennero appunto questa linea, richiedendo
che il 100% delle risorse andasse in quella direzione,
accogliendo tra l’altro le indicazioni e le richieste di attenzione
provenienti dalla stessa Commissione nomadi e stranieri dell' U.S.P.
La presenza degli alunni stranieri, distinti in "stranieri in
Italia da più anni (o nati in Italia)" e "stranieri di recente
immigrazione" costituiva tra l'altro un dato "oggettivo",
quantificabile, a differenza -si riteneva- degli elementi di
"soggettività" e discrezionalità presenti nella valutazione dei
Progetti delle scuole da parte dell’Ufficio provinciale.
Giova qui sottolineare ancora il fatto che mentre le “sperimentazioni
ministeriali” erano sottoposte a rigorosi controlli e verifiche
periodiche, almeno annuali, da parte del corpo ispettivo, i Progetti
di scuola venivano valutati in base al documento, al prodotto cartaceo
presentato dalle scuole da una commissione di funzionari o docenti
distaccati in Provveditorato senza controlli e verifiche di alcun
tipo. Si decise pertanto (sindacati e amministrazione congiuntamente)
di porre fine a queste modalità, riconosciute come inadeguate, e si
assegnarono i docenti facilitatori alle scuole non più sulla base di
ipotetici Progetti ma in base a dati obiettivi (numero alunni
stranieri, numero alunni stranieri neoarrivati, complessità
dell’istituto, ecc.).
I fondi per le scuole a forte processo immigratorio invece sono sempre
stati assegnati alle scuole sulla base di dati numerici (percentuale
alunni stranieri).
Quel che è strano e abbastanza stupefacente è che ora si assiste ad
una “inversione” delle cose: il criterio dei “Progetti”, cacciato
dalla porta, rientra oggi dalla finestra, sul versante delle risorse
finanziarie assegnate alle scuole. In una Circolare dell’USR per la
Lombardia del 15.10.2004 apprendiamo che, a seguito della
contrattazione integrativa con i sindacati a livello regionale, i
finanziamenti previsti per le scuole a forti processi immigratori
verranno assegnati “sulla base di una specifica progettazione,
incentrata su attività mirate” . Si intenderebbe in questo modo
“valorizzare maggiormente la specificità dei progetti, la metodologia
innovativa, i risultati ottenuti e documentati, rispetto ai soli dati
numerici relativi ai soggetti coinvolti, che pure hanno un loro
valore”.
In concreto, è come dire: si ricomincia daccapo. Invece di partire
dalla situazione di emergenza in cui si trovano le scuole - a maggior
ragione dopo i pesanti tagli subiti dai facilitatori - e quindi da
dati obiettivi, si ripropone il criterio dei Progetti, come condizione
per poter usufruire dei fondi. A fronte di esigenze materiali molto
concrete poste dal continuo afflusso di alunni stranieri (chi accoglie
i bambini e i ragazzi neoarrivati? chi si occupa della prima
alfabetizzazione?) ci sembra francamente eccessiva tutta questa enfasi
sulla “progettazione”. O meglio, chiariamo.
Non abbiamo niente contro la “filosofia della progettazione”: anzi!. A
condizione, però, che non ci si prenda in giro reciprocamente. Non
basta dire giustamente, infatti, che i soli dati numerici sono
condizione necessaria ma non sufficiente per l’assegnazione delle
risorse aggiuntive. Non è, però, del pari sufficiente affidarsi ad una
sorta di virtù salvifica delle dichiarazioni di intenti progettuali,
se l’USR non specifica, dettagliatamente, quali saranno
i criteri di valutazione preventiva dei progetti, i nomi e
cognomi degli esperti valutatori, i tempi che saranno impiegati per la
valutazione, quali saranno ritenute le utili condizioni di fattibilità
dei progetti ed infine la cosa decisamente decisiva: chi, come e
quando controllerà la effettiva congruenza tra il dichiarato e
l’attuato?
Occorre ricordare, peraltro, che i fondi in questione, derivanti
dall’art.9 del CCNL del comparto scuola, costituendo una sorta di
salario accessorio esattamente come il fondo d’istituto sono
“vincolati”. Possono cioè essere utilizzati soltanto per compensare
attività aggiuntive dei docenti (ore di lezione, attività
individualizzate o per gruppi di alunni, ecc.) e non possono essere
usati per altre destinazioni (es. contratti con mediatori culturali
madrelingua, acquisto di materiali didattici, ecc.). E questo, in un
certo senso, è un limite all’autonomia decisionale delle scuole ed
alla stessa “progettualità”, imposto dallo stesso contratto.
Chiediamo che si faccia presto e bene, perché le scuole hanno bisogno
urgente di risorse materiali, professionali e finanziarie. Ed
invitiamo tutti a non dimenticare che le scuole hanno acquisito
autonomia didattica ed organizzativa nell’utilizzo delle risorse
assegnate.