La frequenza all’insegnamento della dottrina aumenta fino al 70 per cento in provincia. Monsignor Giavini: vogliamo pari dignità con le altre materie
 

Uno studente su due diserta l’ora di religione.

 «Accade solo nelle città»


L’allarme della Diocesi. In un’elementare contestato il maestro che fa lezione sui santi. La preside: non si può ignorare una parte della nostra storia

di Annachiara Sacchi da Il Corriere della Sera del 4/10/2004

 

Gli studenti disertano l’ora di religione. A Milano, e nelle grandi città del Nord. I dati della diocesi milanese - consultabili sul sito www.chiesadimilano.it - parlano chiaro: nelle scuole superiori della città frequenta l’ora di religione solo il 47,45 per cento degli iscritti. Più della metà dei ragazzi fa altro. Qualcuno preferisce l’ora alternativa. Ma, nella maggior parte dei casi, «non avvalersi» dell’insegnamento della religione cattolica vuol dire uscire dalla scuola e trascorrere un’ora di relax.
L’emorragia aumenta di anno in anno. Ma basta uscire dalle grandi metropoli per vedere numeri del tutto diversi: nell’hinterland milanese segue l’ora di religione il 70 per cento degli iscritti, e in tutta la diocesi la percentuale aumenta ancora: circa l’83 per cento.
Sul sito della diocesi monsignor Giovanni Giavini, responsabile del servizio per l’insegnamento della religione cattolica, scrive: «Tra i motivi per l’abbandono, il più gettonato, nelle superiori, è sempre quello della libera uscita, seguito, a forte distanza, dallo studio individuale non assistito. Ciò obbliga a ripetere ancora la necessità di dare all’insegnamento della religione cattolica una dignità maggiore nella scuola, per non lasciarlo alla sola capacità culturale e inventiva dei suoi docenti».
Sono le città il nocciolo del problema: Milano come Trieste, Torino, Genova. Dove anche nelle scuole elementari comincia a salire il numero di bambini le cui famiglie scelgono un’istruzione totalmente laica (si tratta di circa il 12 per cento a Milano).
Come alla Leonardo Da Vinci, blasonato istituto di Città Studi che ad aprile ha compiuto settant’anni. E dove proprio dall’insegnamento della religione è scoppiato un caso.
I genitori di una bambina di quinta elementare - l’unica esonerata dall’ora di religione - si sono lamentati per le lezioni di un maestro. «È l’insegnante dell’area scientifico matematica - raccontano -, ma questo non gli impedisce di cominciare la lezione con una riflessione su santi o su temi di impronta religiosa».
Meno di un mese dall’inizio delle lezioni e svariati colloqui con preside e docenti. «A nostro parere - spiega il papà - questo modo di fare è in contrasto con la scelta da noi espressa: gli argomenti di contenuto religioso devono essere affrontati nello spazio a questo dedicato».
La direttrice dell’istituto, Donata Andreotti, cerca di ricomporre la lite. Ultima riunione, lo scorso venerdì. E un altro «nulla di fatto». «L’unica cosa che conta - precisa la preside - è che la bimba non si senta in imbarazzo. L’alunno va protetto da qualsiasi scontro o malinteso. In ogni caso, il maestro non vuole indottrinare nessuno. Capisco anche che le sue lezioni non si possano ridurre soltanto a numeri: in fondo santi come Francesco d’Assisi fanno parte della storia della nostra civiltà e letteratura. Insomma, la questione è molto delicata: da una parte deve essere salvaguardata la libertà dell’insegnamento. Dall’altra, bisogna rispettare la scelta delle famiglie».
Ma i genitori insistono: «Siamo insoddisfatti. Con il docente non c’è nessuna possibilità di confronto».