Reazioni contrastanti al documento
che chiede di cancellare nel 2006 le riforme di Berlusconi

La Cgil "spariglia" nell'Ulivo

alla vigilia del vertice con Prodi

La Cisl non ci sta: così il sindacato diventa gregario

di Giovanna Casadio da la Repubblica del 10/10/2004

 

ROMA- Per ora nell'Ulivo sono tutti d´accordo che da Guglielmo Epifani e dalla Cgil sia arrivato un «utile contributo programmatico»: una lettera di 17 pagine per raccomandare a Romano Prodi e ai leader del centrosinistra che le riforme di Berlusconi sono da cancellare (a cominciare dalle leggi Biagi, Bossi-Fini e dalla devolution), ma anche per indicare le linee su cui l´opposizione dovrebbe puntare e l´urgenza di «un vero e proprio cantiere» politico. C´è un certo fair play alla vigilia del primo incontro per varare la Grande alleanza democratica del centrosinistra.

Ma in realtà la mossa di Epifani agita, e molto, le acque del vertice di domani: Prodi ha convocato l´opposizione al gran completo, da Mastella e Di Pietro a Bertinotti. Sommata ai maldipancia sulle candidature per le regionali; alle divisioni sull´Iraq; alla decisione sulle primarie (Prodi proporrà quando e come tenerle); al confronto di merito sulla Finanziaria, accende la polemica. Dalla Cisl poi, le "tesi" dei vertici cigiellini sono bollate come «scelta inaccettabile». Il documento è ritenuto la partecipazione a «uno schieramento politico, rendendo pertanto il sindacato gregario e non soggetto autonomo». È evidente, per Pier Paolo Baretta, segretario confederale, che «al gruppo dirigente della Cgil interessa di più la propria collocazione politica che rapportarsi con altri sindacati e con la propria autonomia sindacale». «È un grave errore per l´intero sindacato», rincara sempre dalla Cisl Raffaele Bonanni, difendendo la legge Biagi sul mercato del lavoro «che non si può mettere sullo stesso piano della devolution, facendo di ogni erba un fascio».

A dare l'alt a Epifani è però anche il presidente dello Sdi, Enrico Boselli per il quale ci sono «alcune questioni di fondo che riguardano la vita del paese e sulle quali è indispensabile il dialogo tra maggioranza e opposizione». Sul metodo, lo Sdi rimprovera sia il leader di Rifondazione, Fausto Bertinotti, che la Cgil, di «procedere per diktat» mentre «bisogna discutere tra noi per capire quali delle riforme fatte in questi anni dal centrodestra sono davvero insostenibili per il paese». È l´opinione già espressa da Francesco Rutelli, il leader della Margherita, per il quale non tutto è da buttar via del lavoro del governo Berlusconi e soprattutto ci sono problemi da affrontare in modo "bipartisan". I prodiani come Giulio Santagata gettano acqua sul fuoco: «Non è il cappello della Cgil su una sedia della coalizione, la Cisl non ha motivo di dubitare che Prodi ascolterà tutti i contributi che vengono dal paese». Dai Ds apprezzamento perché si affrontano i temi scottanti del lavoro.

Domani tra i riformisti (Ds, Margherita, Sdi, Repubblicani europei) e la sinistra radicale si annuncia un braccio di ferro sull'Iraq. Malumori per i candidati alle regionali («Su 14 Regioni alle urne non possono essere solo di Ds e Margherita»). Boselli insiste sulla lista unica, mentre per i Dl non bisogna allontanarsi dal compromesso raggiunto: si va caso per caso. Nella proposta che Prodi metterà sul tavolo c´è la data per le primarie per il candidato premier (forse prima delle regionali) e la discussione sull´opportunità di allargare le primarie anche alle consultazioni regionali come chiedono Antonio Di Pietro (Idv) e Rino Piscitello (Dl) ma solo nelle Regioni dove più forti sono le incertezze, al contrario Oliviero Diliberto (Pdci) avverte: «Vogliamo trasformare il centrosinistra in una perenne, rissosa assemblea di condominio», e auspica l´inizio domani di «una discussione seria, niente chiacchiere». Ma il percorso per il programma anti Berlusconi non sarà facile; Dario Franceschini (Margherita) pensa a una «convenzione permanente» che subito disegni l´alternativa alla Finanziaria di Berlusconi.