Burnout

Il Bene e il Male

 segnalato da Anna Melchiori su Orizzonte scuola del 25 ottobre 2004

 

La scorsa settimana ha segnato due episodi importanti per il mondo della scuola. Vale la pena rifletterci rifuggendo dalla tentazione di etichettarli come banalità.

La prima questione riguarda l’allagamento del Liceo Parini di Milano. Quella che doveva essere solo una bravata si è trasformata in cronaca nera. Nulla di irreparabile intendiamoci, ma stiamo ben attenti a non commettere errori di merito e di giudizio. Chi ha sbagliato paghi, e fin qui tutti sembrano essere d’accordo, almeno in termini economici. A rimetterci dovrebbero essere dunque i genitori, posto che i 4 ragazzi non possiedano tra i loro risparmi 100.000 euro (la qual cosa, di per sé sarebbe preoccupante). Ma la questione non è solo economica. Dopo una mattinata da eroi i 4 giamburrasca scoprono una regola di vita: chi ieri gridava osanna, oggi urla crucifige. I compagni, dopo aver festeggiato per lo scampato compito in classe di greco, comprendono che è stato leso il loro diritto allo studio. Fa parte della vita, tutti lo hanno prima o poi sperimentato, grandi e piccoli uomini. Il problema serio arriva quando le fazioni dei giudicanti si dividono in innocentisti e colpevolisti. I primi vogliono l’assoluzione in nome di una non ben precisata legge naturale che assolve tutti perché è sempre colpa di qualcuno o qualcos’altro (un padre etilista, un’ingiustizia subita, un trauma infantile, una fragilità caratteriale, lo Stato assente etc) finendo col relativizzare, cioè legittimare, ogni atto ed ogni comportamento umano. I secondi, in barba a qualsiasi attenuante, applicano alla lettera il codice penale. L’accordo finale che le due fazioni raggiungeranno, se mai lo troveranno, è solitamente incomprensibile in quanto vero e proprio atto politico. Ad aggiungere confusione alle menti delle nuove e vecchie generazioni penseranno poi le trasmissioni televisive (GF, Amici, L’isola dei famosi, La fattoria etc) che, in nome dell’audience, trasformeranno in divetti i 4 pirlotti (per dirla alla milanese).

La questione è invece molto seria. Lo sapeva bene Nostro Signore che non si stancava mai di ripetere: “Il vostro parlare sia sì, si, no, no”. Il parlare chiaro sia dunque al centro del nostro vivere perché – come scriveva Giovanni Paolo II – pericolo grandissimo e mortale è la confusione tra il bene e il male. Esagerazioni? Giudicate voi. Il papa sostenne tale tesi nella Evangelium vitae affermando che il non saper più riconoscere il bene dal male genera ambiguità. Ed è proprio grazie all’ambiguità che …la medicina contraddice se stessa con l’aborto e l’eutanasia, la madre si schiera contro la sua creatura, il ventre materno da santuario della vita si trasforma in tomba, il delitto vuole assumere carattere di diritto ...

Non creiamo dunque ulteriore confusione sul caso Parini. Paghino i danni i colpevoli, senza essere demonizzati e soprattutto esaltati. Riflettiamo noi genitori sulla necessità di riconoscere - e quindi trasmettere ai nostri figli - ciò che è bene da ciò che è male, considerando le conseguenze che l’agire in un modo o nell’altro comporta.
La seconda questione degna di rilievo è stato il dibattito avviato grazie a un articolo di Lodoli su Repubblica di qualche giorno fa. L’autore si diceva sconcertato e soprattutto senza parole da opporre, e soluzioni da proporre, a una sua studentessa che affermava la necessità di omologarsi agli altri, riuscendo nell’impresa unicamente indossando vestiario intimo e altri capi d’abbigliamento alla moda. Fra le tante reazioni suscitate, trovo condivisibile quella di un lettore che attribuiva tale nichilismo (della ragazza certamente, ma anche di Lodoli che non sapeva cosa proporre) alla mancanza di valori che caratterizza l’attuale società. La questione sarebbe lunga e lo spazio a disposizione è limitato, perciò mi limiterò a riportare sotto un dialogo immaginario tra ombelichi di adolescenti che s’incontrano al mare come ogni estate. La storiella è stata scritta pochi giorni fa quando mia figlia mi chiese di scrivere un articolo per il giornalino della scuola nello spazio dedicato ai genitori. L’insegnante d’italiano non ha gradito il passaggio sui fondoschiena, ma proprio questa reprimenda ha fatto salire le azioni del mio pezzo tra le compagne di mia figlia.

Talvolta il gioco di sponda può servire.

 

Ombelichi del mondo

Come ogni anno un gruppo di adolescenti s’incontra al mare durante le vacanze estive ed i rispettivi ombelichi cominciano a discorrere tra di loro.

Belly – che era sempre in forma e abitava sulla pancia piatta di una vera leader – disse: “Inizio ad averne le scatole piene di prendere un po’ d’aria solo d’estate; è ora che facciamo qualcosa!”.

Tatù – che non perdeva un’occasione per fare da spalla a Belly ed esibiva un tatuaggio a forma di stella – replicò: “Sante parole. Potremmo stare a pancia all’aria anche gli altri mesi dell’anno”.

Il dibattito si animò e Vergy – così timida da celarsi anche d’estate sotto un costume intero, a causa delle forme piuttosto abbondanti della sua padrona – suggerì timidamente: “Ne siete proprio sicure? In fondo non tutti gli ombelichi potrebbero sentirsi a proprio agio”.

“Sei la solita vergognosa” - l’apostrofò Piercy che esibiva con tracotanza un orecchino – “Mi pare un’ottima idea quella di Belly. E poi che male facciamo se respiriamo un po’ d’aria fresca anche in montagna?”.

La stessa Insy – che solitamente non parlava, ma era attenta a copiare le sue amiche in tutto pur di farsi accettare – si dichiarò a favore dell’iniziativa annuendo col capo e pensando che avrebbe potuto mostrare tatuaggio e piercing, che l’adornavano, anche alle amiche di città.

Visto il successo riscosso con la sua proposta, Belly rincarò la dose: “Ma non avete visto che anche i fondoschiena stanno alzando la cresta? Con i calzoni a vita bassa persino loro osano mettere il naso fuori dai pantaloni. Perché proprio noi dovremmo stare qui rintanati?”.

“E’ vero – disse Tatù – se quegli sfacciati dei sederi, col loro sporco lavoro, osano scoprirsi, io faccio la rivoluzione”.

“Mi fa accapponare la pelle il solo pensiero – soggiunse Piercy sogghignando – se quegli zozzoni si dessero delle arie non ci resterebbe che turarci il naso”.

“Battute a parte – disse Sapy, la più saggia della compagnia che era rimasta fino a quel momento in silenzio – io sto bene così. Per nove mesi siamo state il centro della vita. Attraverso di noi passava tutto il nutrimento: era davvero gratificante, ma erano tanti anche i sacrifici. Dovevamo stare attaccate alla nostra mamma e potevamo fare solo movimenti limitati. Inoltre – proseguì Sapy - non potevamo vedere il mondo d’estate e nemmeno cambiare colore con l’esposizione al sole. Certo, non posso gustare la neve d’inverno, ma in fondo mi ritrovo al calduccio”.

“Sei la solita guastafeste – intervenne Tatù – mai una volta che tu esca dagli schemi!”.

“Al contrario – replicò Sapy – ho imparato che troppo spesso diamo per scontati i lati positivi delle cose e, di conseguenza, non li apprezziamo, finendo col ricercare affannosamente soddisfazione dove non ce n’è. Da qui lo scontento che alimenta quella voglia di trasgredire che, seppure fisiologica, quando assecondata, ci lascia l’amaro in bocca”.

“Come sei noiosa – disse sprezzante Tatù – mi sembra di sentire le prediche di mio padre”.

“Quindi secondo te – chiese Belly - dovremmo vivere per sempre in questo modo meschino”?

“Godi di ciò che sei stato e di ciò che hai – ribatté Sapy – ti sei mai chiesta perché la vita, dove le persone indossano la cintura, ha questo nome? Solo ed esclusivamente perché ci siamo noi ombelichi che provvediamo al nutrimento per tutti i nove mesi di gestazione”.

“Ora il nostro compito è finito e ci godiamo il giusto riposo, qui, al centro del corpo, sotto forma di cicatrice, per ricordare ai nostri proprietari che hanno una mamma verso la quale nutrire riconoscenza”. “Dobbiamo essere umili poi – proseguì Sapy - anche perché siamo un buco nel mezzo del nostro corpo; null’altro che un vuoto da riempire. E quindi se siamo un vuoto, potrei addirittura affermare che neppure esistiamo”.

“Tu sei pazza –disse Piercy– noi esistiamo eccome, altrimenti dove sarebbe appeso il mio piercing?

“Hai perfettamente ragione Piercy – replicò Sapy – noi siamo qui apposta per ricordare a ciascuno che al centro dell’uomo ci sono un vuoto ed una cicatrice, lasciati dalle vicissitudini della vita. L’amore riempirà il vuoto e guarirà le ferite. Il mio vuoto ad esempio – concluse l’ombelico saggio - è riempito dalla vostra compagnia con la simpatia di Belly, la timidezza di Vergy, la creatività di Tatù, dai dubbi di Insy e infine dalla tua esuberanza, adorabile Piercy”.