Secondo ciclo da Tuttoscuola del 18/10/2004
Novità in arrivo Novità in vista sul fronte del secondo ciclo. Dopo un lungo periodo di silenzio, rotto soltanto dalle parallele sortite di AN e di Confindustria in favore dell'inserimento degli istituti tecnici nell'area liceale, qualcosa si sta muovendo a viale Trastevere. Per la prima volta da quando la riforma è stata approvata (marzo 2003) la tecnostruttura del Ministero che si occupa di istruzione secondaria superiore (dirigenti, ispettori, personale comandato) è stata formalmente investita del compito di formulare proposte in vista della predisposizione del decreto legislativo riguardante il sistema di istruzione, e delle relative "Indicazioni nazionali", sulla falsariga del percorso già seguito per il primo ciclo. La convocazione e' stata improvvisa, e il tempo concesso per terminare il lavoro assai scarso, ma gli otto gruppi di lavoro subito costituiti al Ministero, uno per ciascuno degli otto licei previsti dalla riforma Moratti, non sono partiti da zero. Essi sono stati chiamati a "reagire", per così dire, ai documenti presentati dai presidenti e dai coordinatori delle Commissioni di studio sugli otto licei: quelli nominati a suo tempo dal ministro Moratti, che aveva deliberatamente scelto di non utilizzare, almeno in prima battuta, le risorse interne del Ministero. Una decisione senza precedenti, che aveva suscitato perplessità e malumori nel Palazzo, a partire dagli ispettori, che mai in passato erano stati cosi' drasticamente esclusi dai processi di costruzione delle innovazioni. Entro la fine del mese di ottobre i gruppi "interni" e i componenti delle commissioni si incontreranno per un esame congiunto ed analitico delle rispettive elaborazioni. Lo schema da seguire è quello già utilizzato per il primo ciclo: dovranno essere individuate le conoscenze e le abilità - liceo per liceo e disciplina per disciplina - alle quali le scuole e gli insegnanti faranno riferimento per costruire i Piani di Studio Personalizzati. Il primo vincolo è dato dalla legge di riforma che parla di passaggi assicurati e garantiti tra licei e istituti dell'istruzione e della formazione professionale. Sarà difficile rispettare questo vincolo con piani di studio liceali che distribuiscono gli sviluppi disciplinari programmaticamente su 5 anni e piani di istruzione e formazione professionale che lo fanno su 4.
"C'è una possibilità che potrebbe cambiare il corso della trattativa: la disponibilità offerta dal ministro Moratti, cambiando approccio rispetto ai perentori segnali estivi venuti dal Ministero, a considerare sperimentale, flessibile e graduale l'introduzione della figura del tutor potrebbe determinare una svolta nell'atteggiamento di alcuni dei partecipanti al tavolo delle trattative, che potrebbero decidersi a firmare, 'sparigliando' così il fronte sindacale". E' quanto scrivevamo la settimana scorsa (v. TuttoscuolaFOCUS n. 72/168 dell'11 ottobre). L'anticipazione, ripresa da altri giornali, ha trovato puntuale conferma: all'orizzonte s'intravede per il tutor una soluzione possibile. La seconda ipotesi di accordo presentata dall'Aran nell'incontro del 14 ottobre sembra infatti in grado di favorire - al di là della freddezza di facciata dei comunicati sindacali - una "stretta dei tempi" per arrivare ad una soluzione condivisa da alcuni sindacati, che potrebbero portarsi poi dietro altri partecipanti alla trattativa. La prossima riunione del 20 ottobre potrebbe essere a questo punto decisiva per la firma dell'accordo nella settimana successiva.
Ma quanti problemi... I decreti legislativi sul secondo ciclo (quello sui licei e quello sul sistema di istruzione e formazione, che richiede peraltro la previa intesa delle Regioni) dovranno essere adottati entro l’11 aprile 2005, 24 mesi dopo l’entrata in vigore della legge 53/2003. Cioè tra meno di sei mesi. L’impresa appare ardua non solo perché l’elaborazione dei decreti è soltanto agli inizi, ma anche per l’oggettiva complessità dell’operazione: complessità politica (la maggioranza è divisa sulle modalità di costruzione dei due sistemi), istituzionale (le Regioni vogliono più voce in capitolo su quasi tutto), progettuale (c’è la questione dei tre licei che si articolano in indirizzi, e poi la "quota" regionale, e poi lo spazio da lasciare all’autonomia delle scuole), di politica del personale (cattedre vecchie e nuove, classi di concorso, mobilità legata alle innovazioni). Vanno considerati i vincoli che la legge impone alla progettazione, a partire da quelli che derivano dal fatto che i diversi percorsi del secondo ciclo hanno finalità comuni, e devono essere costruiti in modo da consentire i passaggi all’interno dei due sistemi e tra di essi. Perciò sarebbe preferibile partire dall’individuazione degli elementi comuni a tutti i percorsi del secondo ciclo individuando le relative discipline, conoscenze e abilità, e prevedendone la successiva contestualizzazione (o "curvatura") da parte delle scuole e degli insegnanti. Ma non sembra che finora si sia proceduto in questo modo nemmeno per i licei. C’è poi il problema dei criteri di individuazione delle conoscenze e abilità, criteri che non dovrebbero dar luogo a rigidi repertori, ma ad indicazioni ampie e inclusive, tali da favorire l’attività, affidata agli insegnanti, di costruzione dei Piani di Studio Personalizzati. Altrimenti crescerebbe il rischio del rifiuto, da parte dei docenti, delle Indicazioni nazionali, magari in nome dell’autonomia, come sta succedendo in alcune scuole del primo ciclo... |