E la finanziaria taglia la scuola.

Neanche un posto in più per il prossimo anno. Lunedì sciopero generale.

  di Cinzia Gubbini da il Manifesto del 12/11/2004

 

Come da programma, la Finanziaria non porta rose e fiori per la scuola. Ieri è stato approvato l'articolo 16 e le notizie sono queste: solo 110 milioni di euro in più, e neanche un posto in aggiunta all'organico di diritto di quest'anno. Come si ricorderà, il ministro Moratti aveva spiegato che l'applicazione della riforme (legge 53) necessita di un piano finanziario di 8 miliardi di euro in quattro anni (2004-2008). L'anno scorso i milioni stanziati furono 90. Ci sono inoltre cattive notizie per gli studenti del primo anno delle superiori, che dovranno pagare le tasse. Una conseguenza della sosttituzione dell'obbligo scolastico con il diritto/dovere all'istruzione fino a 18 anni. Che è un diritto, sì, ma a pagamento. Nessun finanziamento per il piano trennale di assunzioni previsto dalla legge sui precari. Anzi, persino per l'insegnamento dell'inglese nelle prime classi delle elementari dovranno essere i docenti esistenti ad occuparsene. E se non ci sono le competenze, il ministero obbliga a seguire un corso di 30 ore. «Così i bambini impareranno a dire "goodbye" e "marry christmas" - commenta la deputata dei Ds Alba Sasso - questa finanziaria toglie diritti alle persone meno abbienti, toglie soldi alla scuola pubblica e di tutti». Accantonata (per ora) la parte dedicata alla gratuità dei libri di testo, che doveva essere finanziata con 103 milioni di euro da far gestire ai Comuni di cui però si sono perse le tracce.

L'approvazione dell'articolo della Finanziaria non farà che aumentare il dissenso della scuola contro la politica del governo, che si renderà visibile il 15 novembre, in occasione dello sciopero generale del comparto. Per quel giorno si prevedono scuole vuote, scioperano infatti tutte le sigle sindacali ad eccezione dello Snals. Chiaro che è questo il dato più importante, se non altro perché è un anno e mezzo che si aspetta uno sciopero contro la politica morattiana, a cui parteciperanno in massa anche genitori e studenti. Ma la pecca sta in quelle due manifestazioni separate a Roma, da un lato i confederali (da piazza Bocca della Verità a piazza Navona), dall'altra i Cobas (da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia). Tutti i tentativi di conciliazione sono falliti, niente da fare neanche per la piazza finale unificata. Il motivo del contendere sta nella mancanza della fatidica parola «abrogazione» della legge 53 nella piattaforma confederale, che invece è il primo punto nella piattaforma dei sindacati di base. «Il nostro no alla riforma è molto chiaro - spiega il segretario della Cgil-Flc, Enrico Panini - ma questa non è una manifestazione come quelle che abbiamo indetto lo scorso anno, bensì uno sciopero sindacale che ha come obiettivo il rinnovo del contratto e il rifiuto di punti ben specifici della riforma, tra cui il tutor, il taglio del personale, la regionalizzazione». Panini butta acqua sul fuoco della polemica: «E' un bene che lo sciopero sia unitario, le scuole lunedì saranno vuote». Di diverso avviso il protavoce dei Cobas scuola, Piero Bernocchi: «I sindacati confederali hanno rinunciato a qualsiasi tipo di mediazione, e questo è un male. Si rischia di sprecare un'occasione, perché il ministro avrà buon gioco a dire che l'opposizione è divisa. Chiaro che noi abbiamo i nostri obiettivi specifici, li abbiamo anche sul contratto se è per questo, ma le manifestazioni unitarie su argomenti in cui ognuno ha il suo punto di vista si sono sempre fatte, basti pensare alla guerra».