Supplenze e inglese, i tagli della scuola
Contenimento della spesa per le supplenze
e un diverso utilizzo delle maestre elementari
specializzate in lingua inglese.
Risultato: 300 milioni di euro risparmiati dalla
scuola.
di Giulio Benedetti da
Il Corriere della Sera del
28/11/2004
Il ministro Moratti ha dovuto minacciare le
dimissioni: «Se lo fate sarà la sconfitta di tutta la mia riforma». Ha
trascorso momenti di forte tensione: «Voglio vederci chiaro, la mia
riforma non può essere affossata così». Le parole sono trapelate da
una concitata trattativa, presenti il premier, il sottosegretario
Letta, il Ragioniere generale dello Stato Grilli, che ha fatto
slittare la riunione del governo.
Alla fine l’ha spuntata. «Non c’è il blocco del turnover nella scuola,
né c’è la riduzione degli organici - ha affermato il ministro
all’indomani della battaglia sui tagli alla scuola -. Questi sono
fatti e non parole». «Soddisfazione» è stata espressa anche dal
presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui),
Piero Tosi, per l’esclusione del blocco delle assunzioni del personale
universitario e l’incremento dei finanziamenti. Incassato il
risultato, a Viale Trastevere si lavora per perfezionare il meccanismo
dei risparmi. La parte più cospicua delle economie verrà dal
contenimento del budget delle supplenze.
Si tratta del fondo che di anno in anno viene assegnato in parte agli
istituti e in parte agli uffici amministrativi periferici. La
soluzione individuata dai vertici del ministero dell’Istruzione
consentirebbe di ricavare almeno 90 milioni di euro nel primo anno e
cifre superiori nel secondo e terzo anno. Il budget delle supplenze,
spiegano i tecnici, risulta sovradimensionato. In soldoni, le scuole
non riuscirebbero a spendere i soldi che lo Stato mette a loro
disposizione. Negli ultimi anni sono state introdotte norme che
riducono la possibilità di sostituire con un docente esterno il prof
che si assenta: niente supplenze sotto i 15 giorni alle medie e
superiori e sotto i 5 giorni alle elementari. In questi casi si
utilizza un insegnante interno. Inoltre, per le supplenze di durata
superiore lo Stato prevede un fondo abbastanza generoso, col quale è
possibile far fronte a situazioni di emergenza, ad esempio più
maternità nello stesso anno tra i prof di uno stesso istituto.
Non si tratta di poca cosa. Lo stanziamento è di centinaia di milioni
di euro. Ogni scuola, in ragione del numero dei prof, riceve dai 30 ai
50 mila euro l’anno per coprire i «buchi». Nelle elementari e materne
i soldi si esauriscono prima. Alle medie e superiori può accadere che
lo stanziamento non venga speso per intero. I ragionieri di Viale
Trastevere sono conviti di poter «tagliare» su questa voce senza
produrre danni. Ma non la pensano tutti così. Per Giorgio Rembado,
presidente dell’Associazione nazionale dei presidi (Anp), il ministero
«sta riducendo sempre più gli spazi dell’autonomia delle scuole». «È
in atto - dice - una vera controriforma strisciante: si decide tutto
al centro».
Una supplenza costa 1.600 euro circa al mese: quattro o cinque
maternità possono azzerare lo stanziamento di qualsiasi istituto e
mandare in rosso il bilancio prima della fine dell’anno. E sono eventi
da mettere sempre in conto, sottolineano gli esperti. «Ammesso che
vengano ridotti i fondi per le supplenze - commenta Paolino Petrolino,
del direttivo dell’Anp - il numero dei casi in cui le scuole non
potranno far fronte alle loro necessità crescerà e quindi crescerà
anche il ricorso ai fondi di compensazione che sono disponibili presso
gli uffici periferici dell’amministrazione, con il rischio che questi
si esauriscano e che quindi anche lunghi periodi di assenza dei prof
restino scoperti». «Fare risparmi sulle supplenze - osserva Francesco
Scrima, segretario della Cisl scuola - significa fare previsioni di
risparmio del tutto virtuali».