Sicurezza sul lavoro,

in discussione il nuovo schema normativo

Lo scorso 18 novembre, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema di "Testo Unico" in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Cgil, Cisl e Uil giudicano negativamente il decreto legislativo, "perché si muove all'insegna della deregulation e della depenalizzazione".

 da La Tecnica della Scuola del 22/11/2004

 

Lo schema di "Testo Unico" sul riassetto della normativa in vigore in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (in attuazione della delega attribuita dalla legge n. 229 del 2003 che ne prevede il riordino, il coordinamento, l'armonizzazione e la semplificazione nel quadro del dettato comunitario e delle convenzioni internazionali), predisposto dal Governo ed approvato il 18 novembre dal Consiglio dei Ministri, dovrà essere sottoposto alla Conferenza Stato Regioni, passare al vaglio del Parlamento per essere poi varato in via definitiva da un secondo Consiglio dei Ministri in primavera.La materia trattata dovrebbe, peraltro, essere oggetto di negoziato con le parti sociali.
Sul testo approvato, Cgil, Cisl e Uil esprimono un parere estremamente negativo: secondo i sindacati confederali, il provvedimento, anziché riordinare le norme per una semplificazione delle stesse, riduce gli obblighi sulla sicurezza, deresponsabilizzando, nella sostanza, i datori di lavoro e indebolendo le tutele, costituzionalmente garantite, dei lavoratori.

Un'analisi delle preoccupazioni avanzate da Cgil, Cisl e Uil è contenuta nel comunicato che i tre sindacati hanno diffuso congiuntamente proprio il giorno in cui il Consiglio dei Ministri approvava il decreto. Nel comunicato, che riportiamo in basso, si sottolinea anche come le misure contenute nel testo proposto dal Governo sono in aperta contraddizione con le direttive europee.

 

"Una riduzione delle tutele per i lavoratori ed un incentivo agli imprenditori senza scrupoli. Questi sono i rischi contenuti nel Testo unico sulla salute e sicurezza nel lavoro sottoposto all'esame del Governo.

La finalità dichiarata è che, attraverso il riordino, il coordinamento, l'armonizzazione in un unico testo normativo e la semplificazione delle leggi vigenti in materia, le imprese siano messe in grado di applicare efficacemente la normativa, in particolare quelle di piccole dimensioni, presenti in numero prevalente nel nostro paese e che fanno registrare i più alti tassi di incidenti anche gravi e mortali.

Ad oggi però il risultato appare diverso. Il concetto chiave della proposta è un'ampia riduzione di obblighi ai fini della prevenzione, con conseguente deresponsabilizzazione dei datori di lavoro e drastica riduzione della tutela dei lavoratori.

Il presupposto di tale operazione legislativa è costituito dalla norma di delega che il Governo è riuscito ad ottenere dal Parlamento (art. 3, legge n. 229/2003).

CGIL, CISL e UIL hanno espresso e ribadito più volte le loro valutazioni critiche in merito ai principi della delega ed indicato i punti d'interesse per un intervento di riordino legislativo ai fini di una più efficace applicazione della normativa di salute e sicurezza. L'esame dell'articolato e dei XVI Allegati, che costituiscono nella proposta del Governo il nuovo quadro normativo a tutela della salute e sicurezza del lavoro, ha evidenziato che gli orientamenti espressi dalle Organizzazioni sindacali (tramite una piattaforma unitaria resa pubblica nel luglio 2003 ed oggetto di confronto con il sottosegretario Sacconi nell'ambito di un convegno promosso dalle stesse Organizzazioni) non sono stati accolti nella loro sostanza e analogamente sono stati trascurati gli orientamenti espressi dalle parti sociali nel loro insieme tramite il documento approvato al CNEL nello scorso inverno.

Ci si trova ora di fronte a misure nel complesso inaccettabili; oltretutto in forte contraddizione con le stesse Direttive europee esponendo, così, l'Italia alla censura della Corte di Giustizia di Lussemburgo. Norme che andranno ad agevolare, se non modificate radicalmente, quella parte più retriva e miope dell'imprenditoria che svolge la propria attività economica esclusivamente ai fini del 'profitto comunque', anche a rischio della salute e della sicurezza dei dipendenti, senza considerarne le implicazioni individuali, sociali e civili, così come purtroppo sempre con grande frequenza registrano le cronache quotidiane.

Grave è la situazione nel Paese riguardo alla tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori (Ssl). Le condizioni di lavoro non migliorano (come documentano ricerche internazionali e indagini nazionali), mentre infortuni e malattie professionali restano tuttora a livelli preoccupanti. Ben altre dovrebbero essere le misure da adottare. Occorre lanciare e attuare un piano nazionale di sviluppo della prevenzione, rafforzare la rete delle strutture pubbliche competenti in materia a livello territoriale e mettere ordine nell'assetto istituzionale, dove tanti enti operano in modo scollegato e inefficace.

Bisogna infine prevedere un piano mirato e articolato di incentivi alla prevenzione per le piccole e piccolissime imprese. Il Governo, invece, ha di fatto determinato le premesse per un peggioramento dello stato delle cose: si è dedicato all'elaborazione del progetto di Testo Unico (TU) sulla Ssl, senza rispondere alle richieste d'incontro e tenere conto delle proposte di merito avanzate dal Sindacato, fin dalla fase di discussione della legge (n. 229/2003, art. 3) che lo ha poi delegato all'emanazione del Tu, né si è avvalso del supporto dell'Organismo tripartito nazionale che non ha più convocato dall'inizio della legislatura.

CGIL, CISL e UIL ritengono il progetto del Governo fortemente lesivo dei diritti dei lavoratori e delle stesse garanzie costituzionali che li sorreggono, potenzialmente in grado di minare la coesione sociale del Paese che, come membro della UE, dovrebbe essere custode di un livello significativo di civiltà civile.

Conseguentemente, si impegnano sin d'ora ad adire a tutte le vie possibili, nazionali ed europee, affinché si giunga ad una normativa in grado di garantire davvero la tutela di tutte le lavoratrici ed i lavoratori da parte non solo delle realtà produttive private, ma anche di quegli ambienti pubblici di studio e di lavoro che sono ancora in grave ritardo nel rispetto delle norme di sicurezza.

Sono peraltro certi, CGIL, CISL e UIL, che nel loro impegno saranno sorretti dall'azione delle tante associazioni scientifiche e professionali, '"orze sane" della prevenzione impegnate quotidianamente nella tutela della salute nei luoghi di lavoro.

Insieme a loro CGIL CISL e UIL esprimeranno la sollecitazione più forte al Parlamento ed alle Regioni, perché pronuncino sul progetto un parere assolutamente negativo, apportando tutte le indispensabili correzioni".