Il testo in Commissione, la linea del ministro per «ridurre la burocrazia»..

Scuola, i genitori guideranno i consigli

Rivista la riforma degli organi collegiali, meno poteri ai presidi.

di G. Ben. da Il Corriere della Sera del 18/11/2004

 

ROMA - Nuovi organi collegiali, la maggioranza rivede le sue posizioni. Sarà un genitore, come accade oggi, e non il preside a presiedere il consiglio della scuola. E sempre nel consiglio di scuola, l’organismo più importante, cresce la componente dei prof. L’ipotesi efficientista, dove il consiglio sembrava destinato a trasformarsi in un cda, perde terreno. La commissione Cultura della Camera torna a occuparsi della riforma dei «parlamentini» scolastici. E lo fa con un nuovo testo reso ufficiale ieri in una riunione del comitato ristretto. La novità più significativa, l’attribuzione a un genitore della presidenza del Consiglio della scuola, rappresenta un’apertura rispetto all’ipotesi definita dall’opposizione «aziendalista», ossia «incentrata sulla figura del dirigente manager». Nelle scuole elementari e medie ci sono quattro posti per i prof e altrettanti per i genitori, invece di tre e cinque. Alle superiori i docenti restano quattro. Genitori e studenti si dividono gli altri quattro posti. Nella versione precedente il consiglio era composto da tre prof, tre genitori e due ragazzi.

Un passo indietro apprezzato dall’opposizione. «Mi sembra un buon passaggio, anche se non risolutivo - commenta la senatrice Albertina Soliani, della Margherita -; la presidenza a un genitore riafferma la missione sociale della scuola. Si tratta di un arretramento rispetto alla visione aziendalista. Forse si sono resi conto che senza risorse neppure una scuola azienda può funzionare».

La proposta sui nuovi organi collegiali è rimasta congelata per due anni. In attesa dell’avvio della riforma Moratti. Per il ministro si tratta di un passaggio fondamentale. «Ci sono appesantimenti burocratici e amministrativi - ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera di ieri - che allontanano il docente dalla sua funzione, come le assemblee degli organi collegiali». Ora che la nuova scuola comincia a muovere i primi passi, riprende anche la discussione nelle aule parlamentari per adeguare il testo alla realtà della riforma. La filosofia non è cambiata. Per la maggioranza l’attuale «pletora» degli organi collegiali - tra territoriali e d’istituto se ne contano ben 14 - deve essere ridimensionata. La proposta all’esame della Camera riduce a quattro i consigli che affiancano il dirigente scolastico.

Restano ancora forti divergenze. Il ministro Moratti, forte anche dei dati sul crollo della partecipazione - l’affluenza media dei genitori è scesa al 23 per cento, mentre alle superiori è precipitata al 16 e si è riusciti ad evitare la disaffezione dei ragazzi soltanto fissando le votazioni in orario di lezione - vuole semplificare e sburocratizzare. Per l’opposizione non tutto quello che accade nei parlamentini è un rito privo di significato. «Il ministro Moratti non ha fiducia negli organi collegiali, infatti non partecipa alle riunioni o alle assemblee del Consiglio dei ministri dove si decidono le scelte finanziarie (fondamentali) che riguardano la scuola», accusa la Ds Maria Chiara Acciarini. E i presidi? «Attenzione - avverte Giorgio Rembado dell’Anp (l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici) -. Non sempre il genitore ha le competenze per presiedere in modo autonomo il consiglio della scuola».