Un percorso possibile nella scuola elementare

per continuare la lotta contro la riforma

La posta in gioco.

 

 di Giovanni Cocchi e Mirco Pieralisi da Retescuole del 21/11/2004

 

La lotta contro la riforma Moratti si trova di fronte ad una scadenza fondamentale: le iscrizioni alle nuove classi prime elementari. E’ evidente che questo tema è in primo luogo legato alla disponibilità di risorse in termine di organici che avremo di fronte successivamente, derivante dalla legge finanziaria e dalle sue applicazioni successive, ma non solo: occorre strappare un organico che mantenga la qualità della nostra scuola e non solo il suo puro funzionamento tecnico (es, in una classe a tempo pieno due insegnanti per 44 ore comprensive di compresenze e non 1,8 insegnanti per le lezioni frontali, dove l’1 diventerebbe automaticamente il tutor e lo 0,8 i “nienter”).
In questa sede ci occuperemo di quello che è possibile fare dentro le scuole sia in termine di pressione dal basso sia in termini istituzionale negli organi collegiali. Va ricordato che parlare di iscrizioni significa non solo parlare di come funzioneranno le future prime classi ma di come funzionerà (orari, organizzazione didattica, compresenze e altro) un’intera scuola.

 

Cosa abbiamo ottenuto lo scorso anno.

In seguito alla forte mobilitazione dal basso, che ha coinvolto soprattutto le scuole a tempo pieno, lo scorso anno il ministero aveva, solo per l’anno scolastico 2004/05, confermato l’organico preesistente. Questo provvedimento, combinato con il modo con cui sono state effettuate le iscrizioni lo scorso anno, ha sostanzialmente consentito (dove non si sono formate classi prime in numero maggiore delle quinte in uscita) di mantenere i modelli didattici e organizzativi preesistenti (modulo e tempo pieno, con le compresenze e le contemporaneità). Dove invece c’è stato un aumento di classi, l’assegnazione degli organici è stata fatta sulla base della nuova legge (27+3+10). Questo, al di là di soluzioni tampone più o meno creative adottate nelle scuole, ha comportato una sostanziale diminuzione dell’offerta formativa. In particolare sono aumentati i tempi pieni “modularizzati”, sono diminuite le ore di compresenza, sono scomparse attività legate alla contemporaneità.

Ricordiamo che le iscrizioni alle prime classi, lo scorso anno, erano avvenute in una situazione anomala: c’era un decreto approvato dal governo non ancora pubblicato nella gazzetta ufficiale, c’erano dirigenti zelanti che intendevano applicare già le nuove regole, c’era un forte movimento di opposizione, c’era una normativa preesistente non ancora formalmente abrogata. Facendo pressioni sui dirigenti e approfittando di questa sorta di vuoto normativo, nella maggior parte delle scuole docenti e genitori hanno vigilato (in qualche caso imposto) che le iscrizioni avvenissero con le “vecchie regole”, basate sulla scelta tradizionale tra modulo e tempo pieno. In questo modo è stata evitata una delle peggiori conseguenze della riforma, cioè la formazioni di classi con modelli orari diversi al proprio interno. L’unità della classe e dei percorsi didattici è stata fatta salva.

 

La nuova situazione

Quest’anno non c’è nessun “vuoto normativo”: la legge è operativa e consentirebbe ai dirigenti di aprire le iscrizioni presentando una scuola che prevede 27 ore obbligatorie, 3 ore opzionali e “fino a dieci ore” di mensa e dopo mensa. Ne deriverebbe che anche la modulistica relativa potrebbe favorire lo smantellamento di un’organizzazione didattica unitaria, ponendo ai genitori opzioni ampiamente diversificate (27, 27+3, 27+3+tot, 27+3+10). Ne deriverebbe anche che l’organico che i dirigenti dovrebbero richiedere successivamente alle iscrizioni non potrebbe che essere quello necessario per la copertura oraria delle varie porzioni distinte di orario (con ulteriori ribassi di organico possibili in caso di scomposizione delle classi nel tempo scolastico “opzionale”), con buona pace della compresenza e contemporaneità.

In conclusione le risorse stanziate dalla finanziaria (indipendentemente dall’entità dei tagli) potranno essere impiegate nelle scuole con il sistema della calcolatrice grazie al nuovo modello orario. E’ evidente che tutte le iniziative politiche, sindacali, di movimento devono fare in modo che gli organici non vengano tagliati dalla finanziaria (o debbano essere riconcessi, sotto pressione, fra alcuni mesi nell’organico di fatto) ma, paradossalmente, questo potrebbe non bastare se non si esercita un’azione concreta anche in questi due mesi sul modo in cui avverranno le future iscrizioni.

 

 

Cosa vogliamo ottenere

L’obiettivo del nostro intervento è quello di subordinare la legge 53 alla qualità della
Scuola, confermando i modelli orari, didattici ed organizzativi indicati nel piano dell’offerta formativa: unitarietà dell’azione docente, salvaguardia dell’unità del gruppo classe, compresenze, insegnanti paritari, niente “spezzatini”, etc. Se un ritocco del Pof può essere fatto è per consolidare l’offerta, non per adeguarsi alla sua diminuzione sancita per legge.

Non si devono formare classi ad orario misto, non debbono essere eliminate le compresenze, non deve passare sotto qualsiasi forma una divisione tra fasce orarie più o meno necessarie e tra attività curriculari ed extracurriculari.

 

 

Un percorso possibile

a) La pressione dal basso

- Indipendentemente dalle scadenze istituzionali, che hanno una loro tempistica, vanno raggiunti i genitori delle scuole materne. Deve essere spiegato bene a tutti loro che tipo di scuola avranno di fronte e in che misura la loro scelta può contare nel futuro scolastico dei loro figli. Non bisogna dare niente per scontato. I genitori dei futuri iscritti non conoscono come funziona un modulo o un tempo pieno, non hanno dimestichezza con parole come compresenza e contemporaneità, non sono sufficientemente informati sulla differenza tra scuola a tempo pieno e scuola a 40 ore fondata sullo spezzatino orario. Solo se saranno ben informati non si lasceranno ingannare da moduli oscuri o da parole ambigue e fuorvianti. Non lasciamo ai soli dirigenti il compito di presentare le nostre scuole e di orientare le scelte dei genitori.

- I genitori delle classi successive alla prima devono tornare a mobilitarsi. Devono essere informati che l’applicazione dei modelli orari della riforma non riguarda solo le future prime ma, come sanno i genitori delle scuole dove sono aumentate le classi, ha un ricaduta generale su tutta la scuola, a partire dal venir meno delle ore di compresenza. Per questo è importante che anche quest’anno vengano ripresentate le cosiddette “riconferme” di iscrizione. Sul piano formale e burocratico non hanno nessun valore, ma lo hanno come pressione sulle istituzioni scolastiche: “ci siamo iscritti ad un certo tipo di scuola, non vogliamo cambiamenti che abbassino la quantità e la qualità dell’offerta formativa”. Tutto il materiale prodotto deve essere inoltrato ad ogni livello istituzionale. Teniamo conto anche che su questo specifico punto si sta prendendo in considerazione anche la possibilità di un ricorso legale.

Queste forme di pressione, unite alle mobilitazioni cittadine e nazionali che ci sono state e ci saranno, servono anche ad esercitare un’azione preventiva nella prospettiva di un taglio agli organici. Ricordiamo che lo scorso anno abbiamo ottenuto, su questo punto, un parziale successo.

 

b) il piano istituzionale (organi collegiali, incontri con i genitori etc.)

In tutte le riunioni convocate dall’istituzione scolastica bisogna intervenire per informare e coprire i vuoti dell’informazione dei dirigenti. Ma bisogna anche trovare il modo giusto, anche usando tutte le norme vigenti, per indirizzare la scelta delle famiglie su una scelta analoga a quella tradizionale tra modulo e tempo pieno, vigilando evidentemente anche sulle modulistiche e sulle comunicazioni alle famiglie. In che modo è possibile fare questo? E’ possibile superare obiezioni di dirigenti o di collegi timorosi possono essere affrontate anche citando leggi e circolari?

Partiamo da un passaggio della circolare 29/04, successiva alla pubblicazione del primo decreto. Questa circolare, successiva all’esplosione delle contestazioni (accuse di doposcuola, supermarket, ecc.), ha dovuto spiegare il decreto in modo un po’ più “buonista” per cui ci sono alcuni passaggi “ambigui” che possono utilmente diventare dei cunei per noi e per la nostra lotta. In particolare, restando al tema, nella parte introduttiva, c’è un “passaggio” che può risultarci utile: “I tre segmenti orari rappresentano il tempo complessivo di erogazione del servizio scolastico. Essi non vanno considerati e progettati separatamente, ma concorrono a costituire un modello unitario del processo educativo, da definire nel Piano dell'offerta formativa. Le opzioni delle famiglie, riferite al tempo scuola facoltativo, vanno rese compatibili con i piani dell’offerta formativa (ndr.:e dunque non il contrario: il Pof che si adegua alle loro scelte), con il Profilo, nonché con le soluzioni organizzative e didattiche delle scuole da ricomprendere tra l’altro, nell’ambito delle risorse d’organico assegnate alle medesime. Le istituzioni scolastiche, anche per il tramite del docente incaricato di funzioni tutoriali, assolvono il compito primario di creare condizioni atte a garantire il successo scolastico, attraverso interventi compensativi e mirati e un’offerta formativa arricchita, tesa al recupero di svantaggi e disuguaglianze culturali.” In questa fase (iscrizioni e Pof) cerchiamo di impugnare a nostro favore alcuni frammenti del passaggio sopraccitato, sottolineando “il modello unitario” (niente spezzatino), “la prevalenza delle offerte del Pof sulle scelte opzionali delle famiglie” (niente violino, ma approfondimenti curricolari), “le soluzioni organizzative e didattiche” (le tre ore opzionali “spalmate” nell’orario scolastico e non pomeridiane a fine orario, affinchè le famiglie non siano tentate di portarsi comodamente a casa i bambini, facendo mancare una sorta di “numero legale” che permetterebbe l’accorpamento di chi è rimasto in classe con altri sottogruppi), “un’offerta formativa arricchita tesa al recupero di svantaggi e diseguaglianze” (mantenimento delle compresenze).

Il punto di partenza per noi è il POF di Istituto, cioè il patto con le famiglie sulla qualità della scuola. (Attenzione, collegi e consigli di circolo non devono cadere nella trappola di modificare il Pof in funzione della nuova legge!). Il Pof non prevede né spezzatini, né riduzioni di compresenza, né ore extracurriculari. Come combinare quindi questa impostazione con l’esistenza di una legge che i dirigenti per primi dicono di non poter ignorare?

Innanzi tutto deve essere salvaguardato il progetto didattico unitario. Se le legge divide le ore obbligatorie da quelle opzionali noi renderemo nei fatti questa divisione inapplicabile. Su questo punto i collegi dei docenti e i consigli di circolo dovranno dare indicazioni chiare.

Per evitare il pericolo più immediato (quello della scomposizione delle classi a causa degli orari diversi scelti) bisogna indirizzare la scelta delle famiglie su due (non su tre!) modelli di scuola: quella a tempo pieno e quella a 27 (30) ore, specificando in quali sezioni o plessi l’istituto offre questi modelli orari. A livello di modulistica questo significherebbe che il genitore semplicemente non “trova” la possibilità di scegliere un orario ridotto nel plesso che ha sempre funzionato a tempo pieno… Se il dirigente si preoccupa ricordiamogli (il collegio e il consiglio di circolo si esprimano su questo) che è l’istituto, non il singolo plesso che deve fornire entrambe le possibilità. Esistono anche istituti in cui fino ad oggi ci sono stati solo plessi funzionanti a tempo pieno. Anche in questi casi va difeso il modello esistente, comunicandone la preponderante richiesta pedagogica e sociale espressa dal territorio.

Ma come vengono presentati, al di là dalla tutt’altro che secondaria questione dei moduli di iscrizione, i due modelli di scuola?

Agli incontri coi genitori, che di solito preludono alle scelte definitive che loro faranno, deve essere presentato in ogni caso un modello didattico unitario, secondo le linee del POF.

Per il tempo pieno questo significa presentare, insieme al quadro orario, anche il ruolo che hanno le compresenze e le contemporaneità, specificando che tutte le 40 ore (44 per bambine e bambini) vengono considerate di rilevanza educativa e didattica. I dirigenti, una parte consistente del collegio o addirittura qualche genitore insisterà perché vengano nominate, collocate ed esplicitate nelle attività le ore opzionali? Risponderemo che crediamo a tal punto al progetto unitario che le ore che la legge ci obbliga a considerare opzionali verranno collocate in orario “strategico”, nelle ore centrali del mattino, perché in realtà fanno parte integrante dell’attività di insegnamento. Dal punto di vista formale c’è già chi lo scorso anno, non potendo far approvare al collegio mozioni più radicali, ha risolto questo problema parlando di attività in classe di arricchimento e approfondimento delle tematiche presentate nei vari ambiti disciplinari. Quello che non deve assolutamente passare è anche la semplice idea che esistano spazi “franchi” dove fare attività da “doposcuola”, dove le classi possano essere scomposte.

Per quanto riguarda il modulo (usando la denominazione tradizionale) una serie di colleghe ci hanno fatto notare l’opportunità di preservare, nell’interesse stesso della qualità didattica dell’intero percorso scolastico, l’orario di 27 ore per il primo ciclo, chiedendo ai genitori di non chiedere ore in più. Ai genitori va spiegato che questo comporterebbe il venir meno delle compresenze nell’intero corso di studio. Del resto non si capisce perché dei genitori che scelgono un orario inferiore di permanenza a scuola dovrebbero poi chiedere di aumentarlo per attività che in molti casi le bambini e i bambini farebbero con insegnanti diversi da quelli di classe. Comunque, anche per quanto riguarda i plessi o le sezioni “a modulo” nel loro complesso, fino alla classe quinta, vale lo stesso discorso fatto in precedenza sul progetto didattico unitario (compresa quindi la collocazione in orario “strategico” delle famose 3 ore).

Ricordiamoci che siamo cittadine e cittadini, non sudditi. Anche nelle riunioni istituzionali con i genitori siamo tenuti ad esporre le nostre idee, perché sono pedagogicamente motivate e non certo sanzionabili. E va anche detto ai genitori, in maniera chiara ed inequivocabile, che il nostro progetto didattico e le loro scelte dovranno fare i conti con l’assegnazione degli organici. Quindi informazione, vigilanza e mobilitazione!

Nelle prossime settimane i collegi dei docenti e consigli di circolo dovranno approvare mozioni “di indirizzo” sulla politica delle iscrizioni. Ricordiamoci che queste mozioni non possono essere oggetto di sanzione, tanto meno da parte delle direzioni regionali. E’ opportuno far riferimento, come abbiamo fatto lo scorso anno, alla normativa esistente non abrogata, alla legge sull’autonomia, al POF di Istituto e, se lo si ritiene opportuno, si possono citare quelle righe della circolare 29 che abbiamo ricordato in precedenza.

Giovanni Cocchi - Mirco Pieralisi
Bologna