A scuola la sicurezza è un optional.

Pericoli e barriere architettoniche. In occasione della Giornata nazionale 'Impararesicuri', Cittadinanzattiva protesta contro l'ulteriore proroga della legge per la messa a norma degli edifici scolastici. Gli enti locali: "In mancanza di fondi non si può fare altrimenti". Su Superabile, una serie di articoli per fotografare la situazione nelle varie regioni italiane.

di Chiara Ciranda da Superabile del 24 novembre 2004

 

Una proroga scandalosa, dicono quelli di Cittadinanzattiva. Nel paese dei condoni, l’esercito degli indignati supera di poco quello dei disillusi: la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle scuole, la 626/94 continuerà a rimanere nel limbo dei vorrei ma non posso. Di fatto è entrata in vigore nel ’96. Di fatto continua ad essere dilazionata, anche se in gioco c’è la sicurezza di milioni di studenti.

Il movimento nazionale per la difesa dei diritti dei cittadini alza il tiro: “Tanto per fare qualche esempio – si legge in un comunicato – non saranno ancora obbligatori, con sanzioni per eventuali inadempimenti, le certificazioni di prevenzione degli incendi e di agibilità statica; il piano di emergenza; il documento di valutazione dei rischi, con il vincolo di identificare quelli presenti e di individuare le misure correttive.” E ancora: “Avevamo chiesto con forza che l’entrata in vigore della legge non fosse più prorogata, per nessun motivo. E questo non perché riteniamo che le scuole siano tutte a norma, ma perché la 626 rappresenta uno sprone e uno stimolo a mettere al primo posto la questione della sicurezza”.

La questione della sicurezza, ma anche quella delle barriere architettoniche, così come previsto dalla stessa legge e ribadito da una successiva, la 23/96. Se la proroga decretata dovesse essere confermata dal Parlamento, come oggi appare quasi certo, Comuni, Province e dirigenti scolastici potrebbero avere ancora un anno di tempo per completare la messa a norma. ‘Potrebbero’, perché in ogni caso il compito di fissare una nuova scadenza – comunque non successiva al 31 dicembre 2005, come si legge nel decreto pubblicato lo scorso 10 novembre in Gazzetta ufficiale (D.l. 266/2004) - spetterebbe alle Regioni. “In pratica – incalza il movimento per la tutela dei cittadini – dato che la richiesta di proroga è demandata alle regioni, di fronte al diritto alla sicurezza avremo una situazione di disuguaglianza addirittura sancita dalle leggi. Quelle che si sono impegnate a mettersi a norma, faranno entrare in vigore la legge, quelle che non sono capaci di farlo saranno legittimate a continuare a mettere a repentaglio la vita dei cittadini”.

Toni forti, per una questione dai contorni sfaccettati. Come spiega Antonio Zucaro, presidente della Federazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della funzione pubblica – Cida: “Bisogna fare molta attenzione ad attribuire le responsabilità ai dirigenti scolastici. Nella maggior parte dei casi, infatti, il mancato adeguamento alle norme sulla sicurezza e sull’abbattimento delle barriere architettoniche dipende dalla mancanza di fondi a livello comunale e provinciale, non certo dalla mancanza di sensibilità da parte del singolo preside. Inutile negare – aggiunge - che ci sia un grosso problema di ripartizione di risorse e competenze tra scuole ed enti locali. Per quanto riguarda poi gli interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la stessa scarsità di risorse fa sì che essi vengano percepiti come un ‘di più’. Senza voler richiamare episodi gravissimi come quello accaduto a S. Giuliano di Puglia, è evidente che, in una scala di priorità, si cerca di dare la precedenza agli interventi più urgenti, come ad esempio quelli di carattere strutturale. La proroga? Inevitabile – conclude - . Non c’è da protestare”.

Sulla stessa posizione anche l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani: “La scarsezza di fondi ha reso di fatto impossibile che tutti gli enti locali potessero rispettare puntualmente il termine”. “Non ci sono scuse – replica Cittadinanzattiva – una parte dei finanziamenti ci sono, basta mettersi d’accordo tra ministero dell’Istruzione e ministero dei Lavori pubblici su come distribuirli”. Contese a parte, resta il fatto che le scuole italiane versano in una situazione generalmente preoccupante. Secondo il rapporto nazionale ‘Impararesicuri’ 2004, recentemente pubblicato dal movimento, dei duecento edifici scolastici monitorati il 26 per cento non può essere considerato sicuro dal punto di vista strutturale, il 33 per cento non dispone di scale di sicurezza, il 51 per cento non ha addirittura un certificato di agibilità igienico-sanitaria. Preoccupante anche la situazione delle barriere architettoniche, presenti in modo significativo in prossimità dell’ingresso principale delle scuole, all’interno delle palestre, lungo il percorso di accesso al cortile, ai corridoi, ai bagni e persino, nel 10 per cento dei casi, all’interno delle stesse aule.

Dati che saranno presentati e discussi, in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza scolastica, in un migliaio di scuole italiane. Lanciata da Cittadinanzattiva per il prossimo 25 novembre, l’iniziativa ha lo scopo di contribuire alla sensibilizzazione e alla realizzazione di interventi concreti. Nel frattempo, su Superabile, una serie di articoli per fotografare la situazione nelle varie regioni italiane.