Carriera zero, insegnanti demotivati

 da TuttoscuolaNews  N. 174, 22 novembre 2004

 

I nostri insegnanti, secondo l'OCSE, sono demotivati, delusi, stanchi.

In questo sono in buona compagnia, perché anche in molti degli  altri 24 Paesi presi in considerazione nell'indagine, presentata  la  scorsa settimana    ad   Amsterdam,  la  situazione  non  è  molto  migliore (www.oecd.org). Però i nostri  battono  tutti  per  l'età  media  di coloro che nel biennio 2002-2004 erano in servizio: più  della  metà supera i 50 anni nella scuola secondaria inferiore, e anche  la  media generale ci vede in testa (cioè in coda), insieme alla Germania,  che però ha più insegnanti giovani (sotto i  trent'anni)  di  quanti  ne abbiamo noi.

Tra le principali ragioni  della  demotivazione  viene  indicata,  per l'Italia, la mancanza di una  carriera  professionale,  fondata  sulla diversificazione delle funzioni e delle figure, e  sul  riconoscimento delle qualità professionali individuali. Se non  c'è  in  Italia  la fuga dalla scuola registratasi in altri Paesi, è solo per mancanza di alternative.

Tutti i  contratti  scuola  degli  ultimi  quindici  anni  contenevano l'impegno ad  affrontare  il  problema,  ma  nessuno  è  approdato  a risultati concreti. Per la verità nel maggio scorso, con cinque  mesi di ritardo sul termine stabilito dall'ultimo  contratto  (31  dicembre 2003),    la  commissione  mista  MIUR-ARAN-Sindacati,  incaricata  di formulare    proposte   in  merito,  aveva  avanzato  qualche  timido suggerimento.    Il   rapporto  finale  parlava  di  esonero  parziale dall'insegnamento per svolgere attività di ricerca anche esterne alla scuola  presso  Università,  IRRE,  Scuole  di  specializzazione;  di funzioni di coordinamento (di dipartimento, di progetti, di rete o  di territorio), e di incarichi speciali  (formazione  di  pari,  tutorato verso altri  insegnanti,  orientamento,  laboratori,  biblioteca).  Si parlava anche di "crediti professionali", sia pure  certificati  dalla stessa istituzione scolastica.

È vero che dietro il linguaggio complicato, tra il sindacalese  e  il burocratese, si avvertiva pur sempre la preoccupazione  di  preservare l'unicità della funzione docente, ma qualcosa sembrava  muoversi.  È indispensabile riprendere il discorso.