LA SCUOLA SI FERMA PER PROTESTA.

ANCHE CONTRO I GUAI DELLA FINANZIARIA

da Scuola oggi del 12/11/2004

 

La scuola italiana si ferma. Lo sciopero generale del 15 novembre trova l'adesione praticamente con l'intero arco del panorama sindacale, fatta eccezione per lo Snals che, nonostante ci siano in gioco temi a cui è sempre stato sensibile (il rinnovo del contratto di lavoro, innanzitutto, con la previsione nera di avere pochi euoro di incentivo economico), ha preferito tenersi fuori. Per non disturbare il manovratore. Fatti suoi, e peggio per i suoi iscritti.

Nel frattempo il quadro delle rivendicazioni che stanno alla base dell'agitazione si arricchisce di un altro elemento preoccupante: il prezzo che la scuola dovrà pagare alla prossima Finanziaria.

Significativa la presa di posizione che alcuni parlamentari di opposizione (Giovanna Grignaffini, Piera Capitelli e Alba Sasso) esprimono in un comunicato: "Questa Finanziaria vuole cancellare la scuola per tutti perché colpisce odiosamente i ceti più deboli. Il centrodestra non tiene fede alla promessa di assumere i precari, toglie ai Comuni i soldi per i libri di testo destinati ai meno abbienti, ripristina le tasse per chi si iscrive alla secondaria superiore, non finanzia la scuola d’infanzia per tutti. Continuiamo a chiedere che fine abbiano fatto gli 8420 milioni di euro della contro-riforma Moratti, ma non abbiamo risposte. Né noi, in aula, né gli insegnanti e i docenti che sono l’anima della scuola e dell’università italiana e che, per il fatto di scendere in sciopero lunedì 15, vengono apostrofati da questo governo come “conservatori e disinformati".

La protesta, insomma, giustifica ampiamente l'adesione del personale della scuola. Ai quali si aggiungono intanto anche importante frange del mondo studentesco.