GLI ESPERTI

«Alleanza tra prof e genitori»

di Elsa Muschella da Il Corriere della Sera di Lunedì, 8 Novembre 2004

 

«Hanno fatto la fine degli arbitri di calcio: oggi i professori non li rispetta più nessuno». Dire «ai miei tempi» è come guardare indietro «anni luce», per lo psicologo Fulvio Scaparro. Ha finito il liceo nel ’56, quando un 7 in condotta a giugno regalava un’estate di lacrime a molti studenti. E soprattutto quando nessuno si sognava di contestare chi stava dietro una cattedra. «Sì, forse qualche mugugno a denti stretti, ma la distanza era davvero un abisso». Adesso, invece, i ragazzi «fanno ciò che vedono fuori, dalla tv alla strada. E mi meraviglierei se tra i banchi fossero educati e a modo».

Ma è davvero così difficile ottenere rispetto senza dover ricorrere a note, sospensioni e voti bassi? «La vera disciplina, quella senza strilli né sguardi di fuoco - spiega Scaparro - nasce dall’esempio di vita e dall’ammirazione che il prof riesce a trasmettere. E poi, come ricordava la volpe al Piccolo Principe, ci vogliono i riti. In classe e a casa». Fermamente convinta della necessità di un «asse scuola-famiglia», anche la psicologa Silvia Vegetti Finzi. Lei definisce la sua, «una generazione di obbedienti». Ed è semplice spiegare perché allora sì e adesso no: «C’era una forte coerenza tra i due poli: i genitori erano esigenti e autorevoli così come gli insegnanti. Ora a casa permettono davvero tutto, pretendono che sia la scuola ad essere severa e così i ragazzi crescono molto più maleducati e immaturi rispetto a un tempo».

Se castighi e bacchettate sono preistoria per gli indisciplinati studenti del 2004, cosa deve fare un docente per farsi ascoltare? «Che sia severo o accondiscendente - risponde lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet - l’importante è che offra ai ragazzi una relazione stimolante di lavoro. Solo così loro possono accettare anche una valutazione negativa ed essere spinti a migliorarsi».