I NODI GIUNGONO AL PETTINE?
di Dedalus da
Scuola oggi del
14/11/2004
Da tempo andiamo sostenendo che il vero
obiettivo della riforma Moratti, al di là delle fumisterie pedagogiche
di contorno (la “personalizzazione”, il portfolio ed altre
suppellettili) è la realizzazione di un modello di scuola pubblica e
statale “leggero”. Meno tempo scuola, meno docenti. Questa la
sostanza, al fondo della discussione. Ora le ultime misure introdotte
dal ministro dell’Economia Siniscalco all’emendamento alla Finanziaria
2005 che dovrebbe essere presentato vanno esattamente in questa
direzione. Si tratta di un indicatore chiaro, inequivocabile. Per la
scuola si prevede una riduzione del 2 per cento del personale docente
rispetto le dotazioni organiche dell’anno 2004-2005 (circa 14 mila
unità). A meno che non si preveda una forte diminuzione della
popolazione scolastica e quindi delle classi (ma i dati relativi alla
primaria e lo stesso anticipo a 5 anni e mezzo non sembrano preludere
a questo), l’unica possibilità per diminuire il numero degli
insegnanti è quella di diminuire il tempo scuola, appunto.
La manovra sugli organici dovrà inevitabilmente andare a toccare il
rapporto docenti necessari/tempo del servizio scolastico. E a questo
punto, se l’orario base previsto dalla riforma in particolare nella
scuola primaria è dato dalle 27 ore obbligatorie (elevabili a trenta
in caso di eventuali ore aggiuntive-facoltative), gli organici dei
singoli istituti dovrebbero essere ridefiniti in base a questi
parametri. Questo comporta la fine del tempo pieno (o comunque, nella
migliore delle ipotesi, l’attuazione delle “40 ore” senza le
compresenze, secondo il modello Moratti) come da tempo molti, e non
senza ragione, paventano.
E’ proprio il caso di dire, parafrasando il vecchio Marx, che ancora
una volta la struttura determina la sovrastruttura.
Sempre sul fronte della riforma non si può non rilevare la situazione
di incertezza e di disorientamento in cui si trovano le scuole e gli
operatori scolastici. Su tante questioni, troppe, le cose sono tutt’altro
che chiare. Per quanto riguarda l’attuazione del tutor siamo in alto
mare, veri programmi didattici devono ancora essere concepiti, sulla
valutazione la confusione regna sovrana.
Prendiamo ad esempio la questione della scheda di valutazione. Da
varie parti (soprattutto di area ministeriale) si sostiene che il
documento di valutazione è stato abrogato e che quindi le scuole non
disporranno più delle vecchie schede. Per quanto riguarda la scuola
primaria, infatti, la scheda di valutazione degli alunni è stata
abolita dal regolamento sull’autonomia: l’articolo 17 del DPR 275/1999
ha disapplicato l’articolo 144 del Testo Unico. Negli anni successivi
l’uso della scheda è stato consentito in via transitoria (nota prot.
12735 del 20 ottobre 2000), in attesa della definizione della riforma
del sistema di istruzione e della ridefinizione dei piani
programmatici. Questo vale anche per la prima classe della scuola
media; in questo caso l’abrogazione della scheda di valutazione degli
alunni viene fatta derivare dalle disapplicazioni del D.lgs 59 (l’art.
19 abroga l’art. 177 del TU).
Adesso, si dice, c’è il portfolio. Questo strumento dovrebbe
raccogliere tutti i materiali relativi alla documentazione del
percorso formativo del singolo alunno ed ogni scuola, nell’ambito
della propria autonomia didattica, dovrebbe stabilirne le
caratteristiche. Sì ma, come è stato giustamente osservato, una cosa è
l’orientamento/documentazione un’altra la valutazione/certificazione.
Un conto è la documentazione dei processi formativi, un altro è un
documento finale di valutazione che attesti i risultati raggiunti e
certifichi la promozione o meno, il passaggio alla classe superiore o
meno. E’ vero che in passato non c’era la cosiddetta autonomia degli
istituti scolastici, ma da che mondo è mondo non è mai successo che
nella scuola pubblica e di Stato non ci fosse un documento di
certificazione/attestato unico, valido su tutto il territorio
nazionale e di competenza del Ministero dell’istruzione. Insomma, non
sarà casuale se nelle scuole ci si interroga ancora sulla scheda di
valutazione (deve essere ancora utilizzata? verrà sostituita da
qualcos’altro? e da che cosa?). Vorrà pur dire che la questione non è
affatto chiara…
A Milano è previsto per la settimana prossima un incontro, promosso
dall’Ufficio Scolastico Regionale, con i dirigenti delle scuole
statali e paritarie del primo ciclo dell’istruzione della Lombardia
sul tema della valutazione e del portfolio, con la presenza del dott.
Silvio Criscuoli, responsabile della Direzione Generale per gli
Ordinamenti scolastici.
Chissà che l’elefante del MIUR, dopo aver calpestato piatti e
bicchieri in una recente iniziativa di formazione sull’argomento del
tutor, non si esibisca in un’altra pesante sortita su queste altre
questioni. Attendiamo con ansia nuove esternazioni e lumi.
Nel frattempo non possiamo che augurarci che una forte adesione allo
sciopero e alla manifestazione nazionale del 15 novembre dimostri
ancora una volta che la politica scolastica del governo nel suo
complesso - una politica di attacco e smantellamento della scuola
pubblica statale - lungi dal trovare consenso, è nettamente rifiutata
dal mondo della scuola, da insegnanti e studenti.