LA PROTESTA DELLA SCUOLA

Lo sciopero degli insegnanti. Al centro della protesta la riforma e il taglio di 14mila cattedre previsto dalla Finanziaria

La scuola in piazza: "Adesso basta"

Lezioni bloccate, due cortei a Roma contro la gestione Moratti

di Mario Reggio da la Repubblica del 16/11/2004

 

ROMA - «Adesso basta», la Moratti è avvertita. La scuola italiana dice no alla riforma, al taglio delle cattedre, agli investimenti promessi e mai visti, ai contratti scaduti da mesi e dimenticati nel cassetto. La scuola è scesa in piazza e non solo a Roma. Per le vie della Capitale hanno sfilato in centomila, secondo le organizzazioni sindacali, in due distinti cortei, ma con un obiettivo solo: «Moratti vattene». I confederali e la Gilda sono partiti dalla Bocca della Verità e hanno raggiunto piazza Navona. I Cobas si sono concentrati a piazza della Repubblica e si sono sciolti a piazza Venezia. Lo Snals ha deciso di rimanere in finestra a guardare.

L´adesione allo sciopero, secondo confederali e Gilda, ha sfiorato i tre lavoratori su quattro, uno su tre secondo il ministero dell´Istruzione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, balletto delle cifre a parte, è stata la notizia del taglio di 14mila cattedre e circa seimila posti per i non docenti, ipotizzata dalla finanziaria per coprire il taglio delle tasse.

«Ci mancava solo questa - tuona il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi - ma la scuola ha risposto con un´adesione massiccia alla protesta. Avevo invitato i confederali a organizzare un corteo unitario, ma Cisl e Uil hanno posto il veto e la Cgil non se l´è sentita di rompere con loro. Noi chiediamo l´abrogazione della riforma Moratti, massicci investimenti nella scuola pubblica, un aumento 250 euro per il personale della scuola. Ma siamo scesi in piazza per dire no anche alla riforma delle pensioni e al regalo del Tfr alle finanziarie».

Un corteo, quello dei Cobas, più animato di quello dei confederali: bambini delle elementari con i genitori per ribadire che il tempo pieno non si tocca, insegnanti, bidelli, impiegati e molti studenti. Unico politico presente il verde Paolo Cento: «La finanziaria dà un colpo di frusta alla scuola pubblica e la Moratti continua a fare la pasdaran di questa finanziaria, che toglie i soldi al tempo pieno e agli insegnanti, per dare una mancia a qualche impresa con la riduzione dell´Irap».

Oggi, sotto la pioggerella che ha accompagnato i due cortei, il 5 febbraio del 2002 sembra lontano anni luce. Quel giorno, una sorridente Letizia Moratti e un trionfante Silvio Berlusconi, annunciarono a Palazzo Chigi l´avvio della riforma del centro-destra. «Investiremo nove miliardi di euro nella scuola per i prossimi anni - affermò il premier - e riempiremo d´oro gli insegnanti». Da allora la scuola pubblica ha visto una manciata di milioni di euro, una riforma delle elementari e delle medie passata in Parlamento ma osteggiata da genitori e prof in migliaia di scuole, posti di lavoro tagliati assieme all´assunzione in ruolo di 15mila docenti della religione cattolica.

E, con il passare dei mesi, la rabbia ha contagiato anche sindacati non sempre ostili alle scelte del ministro Moratti. «Questa scellerata ipotesi di tagli del corpo docente - ha dichiarato il segretario della Cisl Savino Pezzotta - vorrebbe dire un colpo mortale alla scuola pubblica». Non c´è andato tenero neanche il leader della Uil Luigi Angeletti, dal palco di piazza Navona: «Se c´è un futuro da tagliare è quello del governo, non certo quello della scuola. L´Italia non sarà mai competitiva con bassi salari e lavoratori precari, ma potrà diventarlo se ci saranno milioni di persone con maggiori conoscenze». Conferma la linea dura il segretario della Cgil Enrico Panini: «Questa non è una finanziaria, è una dichiarazione di guerra alla scuola pubblica. Siamo davanti a uno sciopero generale riuscitissimo, non c´interessa la guerricciola delle cifre, la verità è che la scuola italiana si è fermata, le scuole si sono svuotate e la mobilitazione ha raggiunto il suo obiettivo». Riuscirà l´ostinazione del ministro Moratti a sanare la frattura tra Cobas e confederali? Ieri c´è stato un primo segnale: un centinaio di iscritti alla Cgil, lasciata piazza Navona, ha superato il cordone dei carabinieri e si è unito a chi protestava a piazza Venezia.