In aumento gli studenti stranieri: lezioni multietniche.

Quattromila alunni extracomunitari

nei banchi si fa il giro del mondo.

Incremento nelle iscrizioni soprattutto nella periferia di Napoli e nel casertano

E le cifre raddoppieranno nei prossimi dieci anni

La concentrazione più alta si registra nelle materne e negli istituti elementari

mentre gli iscritti calano nettamente alle superiori.

di Bianca De Fazio da la Repubblica ed. di Napoli del 21/11/2004

 

Sono 280 mila gli alunni stranieri nelle scuole italiane. Una babele di lingue e di religioni. 191 le nazionalità censite dal Ministero, 16 le religioni professate dagli scolaretti stranieri e dalle loro famiglie, 113 le diverse lingue parlate da questi bambini che arrivano spesso nelle nostre classi senza conoscere affatto l´italiano. In Campania gli studenti con un passaporto non italiano sono 3885 secondo dati diffusi dalla Direzione scolastica regionale, 4.303 secondo l'ultimo rapporto del Miur, un numero comunque ben più basso di quello che si registra nelle regioni settentrionali. Ma anche qui aumentano di anno in anno.

E si concentrano a Napoli e provincia, innanzitutto, poi nel Casertano, in quella Terra di lavoro che vede i loro genitori impegnati come manovali nelle campagne o nelle piccole imprese. Se in massima parte frequentano le scuole elementari, i veterani tra loro sono arrivati alle superiori. Un percorso ben più difficile di quello affrontato dai compagni italiani, eppure gli studenti stranieri non demordono. In dieci anni il loro numero si è decuplicato: erano 2 o 3 decine nel '93, data del primo censimento che li riguardasse, ed ora sfiorano quota 4 mila. Nei prossimi dieci anni, le ipotesi di crescita prese in esame dal ministero prevedono un raddoppio rispetto ai valori attuali.

Appartengono a ben 80 diverse nazionalità, arrivano in gran parte dai paesi africani, ma anche dall'Europa dell'Est, dall'Albania (ben il 18 per cento), dalla Cina (si concentrano a Napoli e nella cintura dei comuni vesuviani, dove raggiungono una percentuale del 17.68 per cento), dalle Filippine, dal Sud America. Si iscrivono nelle nostre scuole privilegiando quelle vicino casa: i genitori preferiscono mandarli negli istituti a pochi passi dalle abitazioni piuttosto che portarli in zone lontane ed iscriverli nelle scuole vicino ai luoghi di lavoro. Una scelta, quest'ultima, più frequente solo quando la mamma lavori stabilmente e non sia costretta a quotidiani spostamenti da una zona all´altra della città per rincorrere impieghi ad ore.

Ecco, allora, che la concentrazione maggiore di piccoli stranieri si ha nelle scuole della periferia settentrionale, o in quelle del centro antico di Napoli, a Secondigliano ed ai Quartieri Spagnoli, ad esempio. Dove l'integrazione diventa un problema solo quando ci siano effettive difficoltà linguistiche. La figura dei mediatori linguistici - prevista, ma assai spesso solo sulla carta - è allora un tramite importante per l´inserimento di chi conosce un italiano da prima infanzia, con tre soli vocaboli chiave: "signora", "lavoro", "ciao". E c´è uno specifico napoletano che riguarda i piccoli cinesi: nell'area vesuviana i più piccoli, quelli magari non ancora in età scolare o pronti solo alle materne, vengono affidati a famiglie napoletane per consentire ai genitori di lavorare a ritmi più serrati, come chiedono le piccole aziende che ne sfruttano la mano d´opera. Così le famiglie cinesi pagano una retta alle tate napoletane per il loro lavoro di cura dei piccini.

Ma veniamo ai dati sulle presenze di stranieri nelle scuole della regione: nelle materne ci sono 336 bambini e 269 femminucce; dati triplicati alle elementari, con 958 alunni e 848 alunne, mentre alle medie il numero scende di nuovo: 595 ragazzini, 446 studentesse. Alle scuole superiori i numeri più bassi: 221 maschi e 212 femmine. Per un totale di 3.885 studenti stranieri 1.696 dei quali iscritti nelle scuole di Napoli e dintorni. La forbice tra le presenze di alunni maschi e di studentesse, rivelano questi dati, si stringe alle superiori: segno probabile di come, superata la fascia dell´obbligo scolastico, i maschi lascino gli studi per dedicarsi al lavoro.

L´albanese e l´arabo sono le lingue che, tra gli studenti non italiani, fanno la parte del leone. Poi c´è lo spagnolo, mentre alcune tra le lingue più parlate risultano del tutto sconosciute agli italiani: ad esempio il talalog (dei filippini), il quechua (dei peruviani), il wolof (dei senegalesi), l'amarico (degli etiopi), il tamil di alcuni singalesi.