Le riforme della scuola negli spot.

 

  di Franco Marras, Presidente Sezione AND di Sassari dall'AND del 28/12/2004

 

A sei anni dall’avvio dell’autonomia scolastica, a circa quattro anni dall’abrogata legge 30 del 2000 e a quasi un anno dalla legge 53/2003, ci si potrebbe chiedere quali processi hanno provocato e quali effetti hanno prodotto gli spot ispirati dalle varie riforme?

Il Ministro Berlinguer, presentando il Regolamento, aveva affermato: “Noi abbiamo voluto che l’autonomia scolastica fosse la madre di tutte le riforme”ed attuato una serie di messaggi - spot: “conta la persona, si insegna con attenzione ai percorsi individuali, conta il risultato, si studia per usare al meglio le conoscenze, per i bisogni e le potenzialità degli studenti, per la creatività professionale dei docenti, per una nuova gestione delle informazioni e della comunicazione a scuola, per il successo formativo”.

Il Ministro Moratti, all’indomani della promulgazione della legge n. 53/2002, aveva presentato ai giovani una “scuola [che] cresce proprio come te”. Lo spot ritrae un gruppo di ragazzi sorridente e felice che attornia un prof (con gli occhiali, da intellettuale consumato), evocando, nell’im-maginario individuale e collettivo, una scuola forte nella tradizione (scuola viene dal greco scholè e significa luogo dove coltivare le conoscenze stando bene con sé stessi e con gli altri) e aperta al futuro. Naturalmente ci chiediamo, considerato che i ragazzi crescono comunque, come la scuola stia crescendo in autonomia.

Un po' tutte le istituzioni scolastiche, anche per il calo demografico e per l’esigenza di catturare l’attenzione dei potenziali “clienti”, si sono cimentate in campagne pubblicitarie molto variegate riguardanti l’autonomia. Riproduco uno spot, che mi ha colpito molto, prodotto da una scuola statale della provincia di Sassari: “Io non vado a scuola, vado al . . . (la denominazione della scuola è sostituita dai puntini)”.

Uno spot essenziale, di tipologia orientativa... intrigante e “complice”, che sollecitava a chiedersi: ma se non è una scuola, se non promette istruzione, cos’è? Se non è una scholè, può essere un luogo d’evasione e di divertimento? Che lo spot voglia dire, con un pizzico di vanità sottintesa, che questa è la Scuola dell’eccellenza?

Proviamo ora ad immedesimarci in pubblicitari artigiani, non per confezionare spot, ma per mostrarci come siamo e come vogliamo crescere, innovare e cambiare; esemplifichiamo:

- “. . . lavori in corso: ci siamo fermati a riflettere. Siamo impegnati a ricercare la conoscenza dell’autonomia, a definirla nel nostro contesto, ad occupare consapevolmente e responsabilmente spazi attuali e potenziali”

- “. . . s.o.s autonomia: no alle dismissioni, si alla consulenza tecnica continua in accompagnamento

- “. . . autonomia, lavori in corso: vado in una scuola dove tutti siamo impegnati a trasformare la prassi corrente in buona ricerca, alimentata nell’azione da buone teorie”.