Inglese, non più docenti specialisti. Le novità contenute nel disegno di legge finanziaria su cui il senato ha votato la fiducia. Si torna al posto comune. Niente blocco delle assunzioni. di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 21/12/2004
Inglese, si torna al posto comune Il provvedimento dispone che entro l'anno scolastico 2006/2007 i docenti di inglese da restituire all'insegnamento su posto comune dovranno essere 14.200: 7.100 entro il 2005/2006 e 7.100 entro il 2006/2007. E per sopperire alla mancanza di competenze specifiche, da parte dei docenti che attualmente non insegnano inglese, l'amministrazione provvederà a organizzare corsi di formazione obbligatori. Ciò vuol dire che l'insegnamento dell'inglese rientrerà tra le competenze richieste a tutti i docenti. E sparirà la figura dell'insegnante specialista che insegna solo inglese in sei o sette classi, prevista dall'articolo 4, comma 2, del decreto ministeriale 28 giugno 1991. Pochi fondi per la formazione Il dispositivo non prevede, però, lo stanziamento di fondi ad hoc per la formazione dei docenti, limitandosi a fare riferimento alle iniziative annuali che vengono adottate in favore di tutti gli insegnanti dal ministero dell'istruzione. Insomma, una strada che si preannuncia tutta in salita. Non solo. Al problema della copertura economica si aggiungerà anche quello di un ulteriore passaggio al tavolo negoziale. Introdurre nella prestazione dei docenti delle scuole elementari l'insegnamento dell'inglese, tout court, presuppone, infatti, un mutamento delle condizioni contrattuali, che va concordato tra governo e sindacati. Al momento, peraltro, non si è ancora conclusa nemmeno la trattativa sull'introduzione del tutor. Niente blocco del turnover Il disegno di legge finanziaria prevede espressamente che il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione non si applichi alla scuola. Ma pone un vincolo: l'organico dei docenti del prossimo anno non potrà subire incrementi. Anche se vi sarà una crescita del numero degli alunni. "Per l'anno scolastico 2005-2006", si legge nel dispositivo, "la consistenza numerica della dotazione del personale docente in organico di diritto non potrà superare quella complessivamente determinata nel medesimo organico di diritto per l'anno scolastico 2004-2005." Le immissioni in ruolo In altre parole, le immissioni in ruolo sono possibili. Fermo restando, però, che per poterle disporre è necessaria l'autorizzazione della presidenza del consiglio dei ministri, sentito il parere del ministro dell'economia e delle finanze. La ratio di questa norma, che è contenuta nella Finanziaria del 2000 (articolo 20, comma, 1, legge 488/2001), è quella di verificare, preventivamente, se le eventuali assunzioni siano compatibili con gli obiettivi di riduzione del numero dei dipendenti pubblici. Riduzione che è stata prevista in tutte le leggi finanziarie che si sono succedute dal 1997 a oggi. I precari costano meno Resta il fatto, però, che il numero dei posti vacanti nella scuola supera abbondantemente quello dei posti da tagliare. E che la mancata effettuazione delle immissioni in ruolo potrebbe essere spiegabile solo con il fatto che assumere lavoratori a tempo indeterminato comporta maggiori spese. A differenza del personale di ruolo, infatti, i precari non godono degli aumenti per anzianità. E dunque, con il passare degli anni, rimangono sempre allo stipendio minimo. Con la sola eccezione dei docenti di religione che, pur essendo precari, dopo quattro anni di servizio ottengono gli aumenti di anzianità e la ricostruzione di carriera come i docenti di ruolo. Stretta sulle supplenze brevi Il disegno di legge finanziaria di quest'anno prevede, inoltre, limiti molto rigidi alla spesa per le supplenze brevi che non potrà "superare l'importo di 766 milioni di euro per l'anno 2005 e di 565 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006". Ciò vuol dire che i dirigenti scolastici, prima di assumere un supplente, dovranno farsi bene i conti per evitare di superare il budget assegnato. In caso contrario, il dirigente potrebbe rimetterci di tasca propria. In buona sostanza, potrebbe scattare la cosiddetta responsabilità amministrativa per danno erariale, con relativa azione di rivalsa davanti alla Corte dei conti. Niente fondi per Espero Il disegno di legge non prevede alcuno stanziamento di fondi per la previdenza integrativa. Per quanto riguarda la scuola, a rimanere con le casse vuote è il Fondo Espero, la cui funzione è quella di consentire ai dipendenti di ottenere una pensione integrativa. Anche per compensare la riduzione del trattamento di pensione, che si verificherà nei prossimi anni per effetto del passaggio dal regime retributivo (che si applica ai lavoratori che avevano maturato 18 anni di servizio al 31 dicembre 1995) al contributivo o al sistema misto |