Pronta la riforma Moratti per le superiori – Professionali alle Regioni .

Scuola, il liceo si fa in 20.

Salgono a sette gli indirizzi tecnologici.

 

di Luigi Illiano  da Il Sole 24 Ore del 10/12/2004

 

OMA - Pronto lo schema di decreto sul riordino della scuola media superiore. La bozza è sul tavolo del ministro Letizia Moratti. che a gennaio inizierà un fitto giro di consultazioni. Il modello messo a punto dal Miur prevede otto licei (artistico, classico, economico, linguistico, scientifico, tecnologico. scienze umane, musicale e coreutico). alcuni con diversi indirizzi: sei per il tecnologico, tre per l’artistico, due per l’economico, oltre a ulteriori specializzazioni a seconda degli orari seguiti, che portano complessivamente. di fatto, a «venti licei» con altrettanti titoli di studio. Tra le novità, studio della filosofia e della seconda lingua straniera in tutti i corsi. In questo quadro l’unico pezzo dell’attuale sistema di istruzione superiore che passa alle Regioni è quello degli istituti professionali. Secondo lo schema, il nuovo modello dovrebbe scattare a partire dall’ anno scolastico.

 

Scuola, la riforma porterà venti licei.

Pronto il decreto sul secondo ciclo, gli indirizzi si moltiplicano.

 

ROMA - Venti licei, riduzione della flessibilità sugli orari e della relativa autonomia delle scuole, istituti professionali che passano alle Regioni e percorsi liceali che restano sotto la giurisdizione statale: sono le novità più evidenti che emergono dallo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo dell’istruzione che, insieme ai nuovi quadri orari e i programmi allegati, è stato preparato dai tecnici del Miur ed è arrivato in questi giorni sulla scrivania del titolare di Viale Trastevere, Letizia Moratti.

Un documento che riguarda il sistema dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale, secondo il principio della «pari dignità sancito dalla legge di riforma. Sull’approvazione del decreto attuativo si gioca il round decisivo per la riforma della scuola. Il secondo ciclo è materiale da maneggiare con moltissima cura: non a caso proprio su questo scoglio si sono infranti tutti i tentavi di riforma della scuola negli ultimi cinquant‘anni.

Adesso ci prova il ministro Moratti che, consapevole dei rischi, ha chiesto e ottenuto dal Parlamento lo slittamento dei termini per varare il riordino dei cicli: da marzo a ottobre 2005. Sono sei mesi di ulteriore ossigeno per un percorso che si annuncia in salita e non privo di ostacoli.

Il ministro ha annunciato nei giorni scorsi che dopo le vacanze di Natale partirà il confronto con le parti sociali, Il nuovo modello di secondo ciclo, secondo lo schema di decreto, dovrebbe esordire nell’anno scolastico 2006/2007.

Ma la vicenda presenta molti nodi che potranno essere sciolti soltanto se tra Miur e Regioni si riuscirà a trovare un’intesa sulle risposte alle molte domande. Per esempio: se alle Regioni passerà soltanto l’istruzione professionale e, si presume, il personale in essa impiegato. come sarà trattato l’attuale personale inserito nelle graduatorie permanenti?

Licei. L’intero progetto dovrà tenere conto della riforma del Titolo V della Costituzione, che affida alle Regioni la competenza della gestione del personale e dell‘organizzazione scolastica, in particolare tutti i percorsi tecnico-professionali. Un provvedimento che potrebbe portare anche all’assorbimento, da parte delle Regioni. delle funzioni finora svolte dagli uffici scolastici regionali. Allo Stato sarebbero affidati i percorsi liceali. Ed è proprio quest’ultima prerogativa che sembra aver scatenato per i licei una proliferazione di indirizzi: quattro per l’economico, sette per il tecnologico, tre per l’artistico e, di fatto, due per il coreutico e musicale. Una liceizzazione strisciante. sostengono alcuni, dettata dal tentativo di non rientrare nella sfera di competenza delle Regioni. Così a queste ultime resterebbe soltanto l’istruzione professionale.

Il modello Moratti della nuova scuola secondaria superiore prevede il liceo artistico, classico, economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico. tecnologico e scienze umane. Poi i rispettivi indirizzi, a partire dal secondo biennio di ogni liceo. Abbiamo quindi arti figurative, architettura,. design, ambiente, audiovisivo, multimediale e scenografia, per il liceo artistico. Quello economico si distribuisce tra economico-aziendale e economico—istituzionale. Il liceo tecnologico offre ben sette indirizzi: meccanico: elettrico ed elettronico informatico e della comunicazione; chimico e biochimico; sistema moda; agrario; costruzioni e territorio: quest’ultima configurazione sembra riproporre per intero quella degli attuali istituti tecnici industriali. La somma porta, considerando la diversificazione di materie e programmi, a venti indirizzi con altrettanti titoli di studio. Quasi lo stesso scenario delle attuali sperimentazioni.

Materie. Non è prevista nessuna particolare variazione per le materie di studio del liceo classico e dello scientifico. La novità più rilevante riguarda lo studio della filosofia che attraverserà in maniera trasversale tutti i licei, dal classico a quello tecnologico. Stesso discorso per l’apprendimento della seconda lingua comunitaria: sarà obbligatorio in tutti gli indirizzi. Secondo l’allinea mento all’Europa del sistema d’istruzione italiano, voluto dalla riforma.

Modello orario. Spazio fortemente ridotto per l’autonomia degli istituti su questo fronte. Infatti, mentre nel decreto sul primo ciclo, già in vigore, è esplicito il riferimento a 198 ore annuali di attività opzionali facoltative. nella bozza sul secondo ciclo non c’è altrettanta chiarezza.

Modello organizzativo. Lo schema di decreto ripropone l’attuale modello biennio più triennio: una decisione che potrebbe complicare l’applicazione della riforma per quanto riguarda l’organizzazione del quinto anno. In effetti per l’orientamento — funzione che dovrebbe essere svolta proprio nel quinto anno di studi — sono previste soltanto tre ore nei licei senza indirizzi (classico, scientifico, scienze umane e linguistico, mentre per quelli che hanno indirizzo, di fatto, l’orienta mento appare fortemente condizionato dalla scelta i dell’ indirizzo, appunto) da compiere al terzo anno Secondo alcuni. inoltre, la rigidità oraria rischia di non consentire i passaggi tra i vari licei previsti dalla riforma.

 

Un sistema passa alle Regioni,

l’altro rimane allo Stato

Metamorfosi per i professionali e i tecnici.

 

ROMA - Nello schema di decreto sul secondo ciclo la “liceizzazione” della scuola secondaria appare predominante. Soprattutto se si tiene conto del liceo tecnologico che, di fatto, diventa il nuovo nome degli attuali istituti tecnici industriali.

La scelta influisce anche sui programmi, che ricevono una forte spinta umanistica. E il numero delle discipline oscilla tra le 14 del primo biennio e le 17 degli anni successivi. Nei programmi del liceo tecnologico si introduce io studio della filosofia e la ‘conoscenza del mondo classico’ che potrà comprendere la capacità di leggere testi a fronte, magari n latino.

La comparazione più indicativa può venire confrontando l’attuale istituto tecnico a indirizzo “meccanica” e il modello previsto per il liceo tecnologico a indirizzo meccanico.

Nel primo caso, infatti sono contemplate 36 ore settimanali di cui 8 ore di attività di laboratorio con l’insegnante tecnico-pratico. Numero che aumenta fino al quinto anno. Nel liceo tecnologico, invece, le ore sono 30 settimanali (33 negli ultimi tre anni) più tre rappresentate dalle opzioni facoltative.

Nello schema messo a punto dal Miur non c’è nessun riferimento alle ore di laboratorio. Secondo alcuni esperti in questo modo si rischia di non fornire una preparazione professionalizzante e vanificare l’aspettativa, più volte manifestata. del sistema delle imprese che richiede, in larga misura, diplomi e qualifiche. Ma anche all’interno del mondo degli imprenditori ci sono opinioni diverse. L’ampio spettro del liceo tecnologico è codificato dallo stesso testo dello schema di decreto, che nel delinearne le caratteristiche, fa esplicito riferimento alla missione di fornire agli studenti denti strumenti per comprendere le problematiche scientifiche e storico-sociali collegate al la tecnologia. Oltre che alla possibilità di sviluppare la creatività e la capacità progettuale.

Tramonta il “campus”. Va sottolineato che l’attuazione del secondo ciclo dell’istruzione della riforma Moratii comporterà prima di tutto la riorganizzazione degli attuali istituti secondari e la loro ricollocazione secondo i nuovi percorsi liceali e d’istruzione e formazione professionale. Il modello “campus” che, fino a pochi giorni fa. rappresentava una delle ipotesi organizzative più accreditate, entra in crisi alla luce dei contenuti della bozza del decreto legislativo. Diventa difficile da applicare, infatti, se si considera che oltre il 70 per cento dell’offerta formativa si concentrerebbe nei licei. In pratica, il “campus” prevede di individuare delle scuole, o delle reti di istituti, che in un ambito territoriale, siano in grado di proporre un’offerta formativa capace di garantire ampia scelta di percorsi d’istruzione, formazione professionale e anche liceali (in particolare tecnologico, economico e artistico). Si realizza, inoltre, attraverso un rapporto diretto con il territorio e con il sistema delle imprese. La soluzione organizzativa risultava preferita proprio per la possibilità di sviluppare connessioni e realizzare la pari dignità tra tutti i percorsi, come previsto dalla legge Moratti.

Istituti professionali. Gli istituti professionali statali sono circa 470. E per un terzo si trovano nel Mezzogiorno. Sono frequentati da 545.872 studenti (il 21,7% di tutti gli studenti delle superiori). Nei professionali lavorano circa 49mila insegnanti di ruolo. Sono dunque i professionali a passare dal sistema statale a quello regionale. secondo la bozza di decreto.