Secondo ciclo. E’ tardi per il metodo Thélot. Però . . . da Tuttoscuola del 27 dicembre 2004
A breve il Miur dovrebbe presentare una proposta di ridisegno del segmento secondario superiore, con i nuovi contenuti di insegnamento. Non sorprende che si apra una discussione su un testo già definito. L’importante è che la discussione non sia come quella adottata per il decreto legislativo sul primo ciclo e sulle relative Indicazioni nazionali: rapidissima e solo esornativa. Al punto che tra testi prima della consultazione e dopo la consultazione non si sono registrate sostanziali differenze. Una procedura di questo tipo anche per il secondo ciclo, e dopo l’ampio dibattito parlamentare che si sta ancora svolgendo su questo tema, apparirebbe, adesso, inaccettabile nel metodo e provocatoria prima di tutto nei confronti del mondo della scuola, oltre che delle forze di opposizione, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni professionali e delle regioni. Non ci si può quindi che aspettare un dibattito vero, profondo, non di circostanza, che possa incidere sulle scelte strutturali presenti nelle bozze di testi che saranno resi disponibili. A questo punto non si può più seguire il metodo della commissione Thélot in Francia. Ma almeno c’è la possibilità di riconoscere che si è sbagliato a non seguirlo, e che si cerca di rimediarvi.
cauti i sindacati e Confindustria. "Non vogliamo al momento cadere nel tranello di cominciare a discutere di un testo che ufficialmente non esiste" (CGIL scuola); "non si conosce la provenienza né la serietà della bozza da qualche giorno disponibile su vari siti Internet" (CISL scuola). Anche la Gilda parla di "incertezze e ambiguità". La UIL, lo SNALS e l’ANP per il momento non commentano. Le prime reazioni dei sindacati sono caute. Ma una certa differenza tra la posizione della CGIL e quella della CISL la si coglie nel fatto che la CGIL dichiara di attendere un testo ufficiale, mentre la CISL "rivendica l’apertura urgente di un tavolo di confronto con il MIUR" su tutta la decretazione delegata. Insomma, la CGIL preferirebbe prendere posizione a valle dei testi ufficiali, mentre la CISL vorrebbe intervenire a monte, prima della ufficializzazione. Una sfumatura non da poco, ma forse la Moratti metterà d’accordo tutti se, come pare intenda fare, presenterà i testi che saranno resi noti a gennaio (si dice il 13) come un punto di partenza per il dibattito pubblico, e non come punti di arrivo di un processo già compiuto. Anche la Confindustria appare cauta. L’organizzazione degli industriali sembrerebbe aver incassato, stando ai si dice, un successo nella sua lotta per mantenere gli istituti tecnici, o meglio la formazione tecnica, all’interno del sistema liceale (ci saranno da 9 a 11 indirizzi), ma sembrerebbe assai perplessa di fronte ai piani di studio che si vanno profilando. Va bene l’incardinamento liceale, ma non quella pioggia di ore di latino, filosofia, seconda lingua straniera (a scapito dell’inglese) e quant’altro toglie spazio ai laboratori e alla cultura tecnologica. Il rischio paventato dal mondo delle imprese è che la "licealità" sia interpretata essenzialmente in chiave umanistico-gentiliana. In tal caso l’aver portato l’istruzione tecnica nell’area dei licei si rivelerebbe una vittoria di Pirro.
Sintesi essenziale dell’ipotesi di decreto legislativo per il II ciclo di istruzione.
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