Un programma per il movimento antiriforma.
di Vittorio Delmoro, da
Retescuole del
26 dicembre 2004
In questi giorni vacanzieri, in cui pur sarebbe
meglio tenere il pensiero libero dalle preoccupazioni scolastiche (e
politiche), la mente torna purtroppo sempre lì, attratta quasi da
un’irresistibile calamita; qualcuno ha detto che quando si è maestri,
si è maestri sempre…
E non posso evitare di legare le vicende (giornalistiche) dell’Ulivo,
con quelle del movimento antiriforma.
Fosse per me sintetizzerei l’offerta politica (elettorale) del
centrosinistra in due soli partiti (o federazioni che dir si voglia) :
quello riformista (maggioranza DS, margherita, socialisti,
repubblicani, dipietristi, mastelliani, …); e quello radicale
(rifondatori, verdi, comunisti, correntisti, …).
Al centro, a tenere le redini di ambedue gli schieramenti starebbe
Prodi, o chi per lui (Veltroni, Cofferati, …).
Va da sé che il movimento si collocherebbe naturaliter nel secondo e
di lì farebbe pesare il proprio programma, che può riassumersi,
nonostante le diverse sfaccettature in un unico punto : abrogare la
riforma Moratti.
In attesa che i nostri professionisti della politica capiscano pure
loro ciò che la base ha capito da un pezzo, o meglio, che guardino un
po’ di più fuori di sé e un po’ meno alle proprie convenienze e
rendite politiche (oltre che finanziarie), dovremo attrezzarci per
affrontare nel modo più conveniente la prossima scadenza elettorale :
le regionali.
Io avanzo questa proposta:
proporre al candidato governatore di ogni
regione di inserire nel proprio programma amministrativo l’abrogazione
della riforma Moratti, che, non avendo un riscontro governativo, si
può tradurre in un atto amministrativo formale : la
richiesta di referendum abrogativo.
Pertanto, se il candidato governatore accetta la proposta che il
movimento regione per regione (almeno nelle regioni in cui siamo più
presenti e visibili) avanza, dovrà scriverla nel proprio programma,
stamparla sui manifesti e sui gadget elettorali; poi, una volta
eletto, dovrà far chiedere al proprio Consiglio Regionale il
referendum abrogativo.
Siccome tale referendum non potrebbe poi tenersi prima delle prossime
elezioni politiche, qualunque maggioranza si trovi a governare
dovrebbe fare i conti con questa scadenza; modificando dunque
sostanzialmente la legge 53 oppure andare alla consultazione,
scatenando dunque un dibattito di tali proporzioni come mai avvenuto
in Italia sulla scuola.
Se i candidati governatori non dovessero accettare la proposta del
movimento, oppure tergiversare con altre formule non abrogazioniste,
significherà che attribuiscono al movimento stesso un peso elettorale
irrisorio o comunque di cui fare benissimo a meno. In tal caso il
movimento dovrà proporre pubblicamente l’astensione dal voto (e poi
operare in tal senso).
Ora, considerando attorno ai centomila gli insegnanti attivamente
contro la riforma e considerando la capacità di mobilitazione di
famiglie e società civile, il voto direttamente influenzabile potrebbe
aggirarsi attorno al mezzo milione di unità (senza considerare gli
studenti).
Possono i governatori delle regioni più in vista (Emilia, Lazio,
Lombardia, Piemonte, Campania, …) rinunciare a questo volume
elettorale?
Fra l’altro, mi sembra questo un modo molto logico e convincente per
inserire la questione scuola nel dibattito sulle prossime
amministrative, invece che ritirarci in buon ordine in attesa che
passino.
Per di più fra gennaio, febbraio e marzo verranno al pettine i nodi
sugli organici, che nella sostanza, oltre ad attivare i tagli della
Finanziaria, realizzano nel modo più proficuo la riforma Moratti.
Il movimento dunque, nel mettere al centro delle proprie iniziative
per i prossimi giorni e mesi l’adozione della vecchia scheda di
valutazione dell’alunno, la conferma dei POF antiriforma, la scelta da
parte dei genitori della massima opzione oraria, la conferma (e
l’ampliamento) del tempo pieno e prolungato, la battaglia culturale
all’interno dei corsi di formazione ministeriali, il rifiuto dei corsi
(obbligatori) per l’insegnamento della lingua inglese, l’adozione dei
libri di testo antiriforma, col conseguente rifiuto delle Indicazioni
Nazionali, unificherà tutti questi punti in un unico obiettivo :
l’abrogazione della riforma (attraverso il referendum o una legge
varata dal prossimo governo).
Naturalmente il movimento dovrà essere affiancato dalle Organizzazioni
Sindacali (CGIL, COBAS e GILDA di sicuro, ma anche gli altri
confederali) per tenere fermo il tavolo di contrattazione sul tutor (e
sul resto : formazione, corsi di inglese, organici, …); che non passi
loro per la testa di tradire quanto detto da ambedue i palchi romani
il 15 novembre scorso!
Se dunque ai candidati governatori delle regioni che andranno al voto
il prossimo aprile non interessa questo, lo dicano espressamente, che
il movimento agirà di conseguenza…