trentunesimi su 40: L'orgoglio ferito di una scuola declassata. di Angelo Vita da Pavone Risorse del 24/12/2004
Se risulta all’OCSE figuriamoci se non risulta a noi. Oramai è risaputo che l’Italia offre una qualità istruttiva che naviga su acque tempestose. Tutti ci attendiamo un naufragio. È solo questione di tempo. Ce la facciamo prima della fine della legislatura? Chi sa, chi lo sa? Quello che constatiamo e che siamo inchiodati al 31° posto che su 1000 sarebbe una buona posizione ma su 40 è semplicemente tragico. L’esito ce lo danno 250.000 studenti quindicenni che non sono pochi. Ed ovviamente il dato è da prendere in seria considerazione. La scuola pubblica di base soffre pesanti deficit culturali che determinano un ‘mal di vivere’ da attenzionare sia dentro che fuori la nostra istituzione. Chi lavora a scuola ne sa qualcosa poiché ha il polso del malessere che si esprime attraverso le assemblee studentesche disertate, l’apatia degli alunni a trattare seriamente le problematiche affrontate o gli atteggiamenti da bulli di studenti che, spesso, non hanno rispetto nemmeno per i loro insegnanti… si nota e si vede come la caduta di una scuola che ha fatto il suo corso ha determinato una condizione di invivibilità che va ri/considerata alla luce delle esigenze di una società del cambiamento attenta a saperi sempre più complessi. La scuola è da rifondare nella sua offerta formativa e nella gratificazione da dare al suo personale. A dire il vero Berlinguer prima e la Moratti adesso ci hanno provato; hanno capito il problema senza però averne trovato la soluzione. La ricerca non è semplice tant’è che l’attuale ministro nella ‘Riforma’ si limita ad ‘Indicare’ e ‘Raccomandare’ lasciando – in buona parte – all’autonomia delle singole scuole l’individuazione di percorsi sostenibili. Ma quando l’autonomia non va a braccetto con l’integrazione europea le aspettative sane di qualsivoglia Ministro lasciano il tempo che trovano. I docenti – tanto per fare un esempio – in Europa soffrono stipendi da ultimi in classifica che di fatto si riflettono sugli alunni che si ritrovano ad avere una classe docente non gratificata e spesso frustrata. È consequenziale l’esito negativo che l’OCSE ci offre. Allora perché non iniziare a dare a Cesare quel che di Cesare? I servizi – cara Moratti – vanno pagati. E solo dopo si può chiedere di più. Credo possa essere questo un primo passo per ri/vedere il ruolo e la funzione della scuola oggi. |