Insegnare, professione a rischio.
Gl’insegnanti rischiano più di altri lavoratori in
termini di salute.
Soprattutto, patologie psichiche, laringiti e
neoplasie.
di Luciano Verdone da
Orizzonte scuola del
3 dicembre 2004
E' il risultato di una ricerca condotta dalla
Fondazione Iard, sugli accertamenti per inabilità al lavoro realizzati
dal collegio medico della ASL di Milano, nel decennio 1992-2003, su un
campione di 3447 pratiche. Lo studio mette a confronto i referti
medici relativi agli insegnanti con quelli di altre categorie
professionali (impiegati, operatori manuali, sanitari) rilevando
l'incidenza di alcune patologie sulla professione docente. "La
situazione rilevata è in decisa controtendenza rispetto ai luoghi
comuni sugli insegnanti che lavorano mezza giornata e dispongono di
lunghissimi periodi di vacanza" precisa il dottor Vittorio Lodolo
D'Oria, autore dello studio e responsabile dello sportello informatico
per insegnanti in crisi (http://www.orizzontescuola.it).
Se le patologie laringee, male di categoria, colpiscono gli insegnanti
20 volte di più degli altri lavoratori, un'analisi a sé meritano
invece malattie mentali e tumori. Secondo i dati analizzati, la classe
docente mostra un indice di frequenza delle patologie psichiatriche
pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e
mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operai.
Per i tumori, invece, lo studio evidenzia che gli insegnanti
presentano il rischio di sviluppare una neoplasia, superiore di una
volta e mezza-due volte rispetto ad operai ed impiegati.
Alla base della maggiore incidenza patologica sulla categoria docente,
vi sarebbe il cosiddetto "burnout", dall'inglese "bruciato", termine
esistente da venti anni ma che solo ora comincia ad entrare nel
circuito semantico della società. Esso definisce una sindrome
caratterizzata da spossatezza e disturbo emotivo-relazionale. Si
tratta di un fenomeno di portata internazionale e che è ricorrente
soprattutto nella categoria docente. I sintomi del burnout sarebbero
essenzialmente quattro ma possono presentarsi anche isolatamente. Il
più evidente è un particolare affaticamento psico-fisico. Segue, al
secondo posto, l'apatia, cioè un rapporto distaccato ed indifferente
nei confronti di studenti e colleghi. Al terzo, la diminuzione di
autocontrollo. C'è infine, il sentimento di frustrazione, dovuto alla
mancata realizzazione delle proprie aspettative ed alle difficoltà
crescenti della funzione docente. Tra i problemi evidenziati figurano,
in particolare: bassa considerazione sociale, retribuzione
insoddisfacente, precariato, conflittualità tra colleghi, costante
necessità di aggiornamento, classi numerose, carenza di personale,
crescita del numero di studenti disabili ed extracomunitari, delega
educativa da parte della famiglia, alleanza genitori-figli a
detrimento dell'asse genitori-insegnanti, susseguirsi continuo di
riforme, lavoro d'équipe…
Cosa fare? Vittorio Lodolo d'Oria, consulente del Ministero
dell'Istruzione per la stesura del rapporto sulla salute degli
insegnanti italiani sul tema "Motivare, trattenere e incentivare gli
insegnanti", sostiene l'importanza dell'informazione sul fenomeno
burnout e la necessità di una diagnosi precoce. Può essere utile
notare, al riguardo, che l'identikit delle persone più esposte è
caratterizzato da bassa autostima, preoccupazione costante, sentimento
d'incomprensione, tendenza all'isolamento, vita privata povera di
stimoli, comportamenti ossessivo-compulsivi dettati da un
perfezionismo esasperato, litigiosità, ambizione, incapacità di
mediare, aggressività, idealismo.
D'Oria invita a discutere del problema, a far quadrato intorno agli
insegnanti. "Un ulteriore ritardo avrebbe conseguenze negative in
termini di salute, economia e cultura per l'intera comunità".