Il futuro della scuola. Ripetizioni on-line? Vade retro.... da Tuttoscuola di domenica 19 dicembre 2004
Un computer al posto del professore? Giammai, sembra essere la risposta che mette d’accordo insegnanti, presidi e studenti. E’ bastato che l’INDIRE annunciasse sul proprio sito l’avvio da gennaio 2005 di un programma on-line rivolto agli studenti del biennio delle scuole secondarie superiori per il recupero di debiti formativi in matematica, fisica e inglese (www.indire.it/puntoedustudenti/infostudenti.htm) per scatenare una bufera di proteste e resistenze. L’ANP, attraverso una dichiarazione del suo presidente, Giorgio Rembado, ha paventato ulteriori carichi di lavoro per i dirigenti scolastici; i sindacati degli insegnanti sono preoccupati per il fatto che per funzionare correttamente questi corsi on-line avranno bisogno di tutor, insomma di figure professionali specializzate, con i conseguenti problemi che già stanno creando forti contrasti nelle scuole del primo ciclo; gli studenti, almeno quelli dell’UDS (Unione degli studenti), denunciano il fatto che dietro un’apparente razionalizzazione dei costi si cela "l’ultimo bislacco tentativo di mascherare la totale incapacità del governo ad affrontate con realismo i problemi che assillano la nostra scuola, a partire dalla dispersione scolastica". Insomma, con motivazioni diverse e diversi gradi di resistenza (l’ANP è disponibile a sperimentare "sistemi integrati" che non facciano venire meno il rapporto personale e diretto tra docenti e allievi), l’iniziativa dell’INDIRE è vista con forte sospetto, se non con aperta ostilità. Senza considerare che appaiono in ogni caso indispensabili una seria verifica e una puntuale riflessione sugli aspetti tecnico-scientifici. Può darsi che il vasto schieramento dei critici esprima serie preoccupazioni, soprattutto sul terreno psico-pedagogico, ma bisogna altrettanto guardarsi da un riflesso di tipo conservatore, dal timore del nuovo, dell’avvento di tecnologie educative che modifichino in profondità i rapporti personali e di gruppo. Insomma appare opportuno salvaguardare i capisaldi dei modelli tradizionali, ma aprendosi al contempo alla nuova frontiera dei sistemi di apprendimento e insegnamento.
In Lombardia allarme rosso per l’area scientifica Il 2015 è stato l’anno di riferimento non solo per il convegno di Genova di Tuttoscuola (2015: fine della scuola?, tema al quale è dedicato un inserto speciale nel numero di Tuttoscuola in edicola), ma anche per altre iniziative di analisi previsionale, come quella sviluppata dalla Direzione generale del MIUR della Lombardia, intitolata "Promuovere le vocazioni scientifiche tra gli studenti lombardi". In Lombardia solo 45 docenti dell’area matematico-scientifica su 100 in servizio nel 2003-2004 nella scuola secondaria di primo grado lo saranno anche nell’anno scolastico 2015-2016. Un po’ meglio andrà per la scuola secondaria di secondo grado, che sono mediamente più giovani (67 su 100), ma nel complesso, visto l’andamento decrescente delle iscrizioni universitarie nel settore scientifico, il rischio è che tra 11 anni si verifichi una carenza di laureati e di docenti dell’area matematico-scientifica.
Secondo un recentissimo studio realizzato dalla
Fondazione IARD in collaborazione con il MIUR della Lombardia, in
corso di pubblicazione, la stima del fabbisogno scoperto al 2015 è di
8.500-10.500 insegnanti nella scuola primaria (evidentemente l’ipotesi
di lavoro è che restino i maestri specializzati nell’area
scientifica), di 11.500-13.500 nella secondaria di primo grado e di
13.000-15.000 nella secondaria di secondo grado. |