Dirigenti scolastici.

da Tuttoscuola del 3 dicembre 2004

Riparte il SIVADIS

 

Il Sistema di Valutazione dei Dirigenti Scolastici (SIVADIS) potrà svilupparsi quest’anno, il secondo della sperimentazione, senza l’opposizione dei sindacati CGIL-CISL-UIL e SNALS, che l’anno scorso avevano invece invitato i dirigenti scolastici, a partire da quelli inseriti nel campione predisposto dall’INVALSI, a non sottoporsi alla valutazione.

E’ questo il risultato più rilevante del seminario organizzato la scorsa settimana a Montecatini dall’IRRE Toscana con la partecipazione della Direzione generale del personale della scuola, di cinque direzioni generali regionali (presenti i direttori Di Gregorio, Dutto e Stellacci), di alcuni esperti e dei rappresentanti dei quattro sindacati citati, più quelli dell’ANP, organizzazione che già l’anno scorso si era mostrata disponibile verso la sperimentazione del SIVADIS.

I lavori si sono conclusi con l’approvazione di un documento nel quale tutti i partecipanti al seminario dichiarano che "si conferma e condivide, per il SIVADIS 2, il carattere negoziale, partecipato, volontario, privo di effetti giuridici ed economici, orientato alla promozione di processi di miglioramento". Segue una serie di indicazioni, che il MIUR utilizzerà nella predisposizione delle preannunciate "Linee guida" per l’attuazione del SIVADIS 2.

 

Le valutazioni dei sindacati

L’ANP e lo SNALS si sono limitati ad approvare il documento comune, mentre i tre sindacati confederali ne hanno voluto dare una loro lettura con una apposita dichiarazione scritta, che comunque esordisce esprimendo "particolare apprezzamento per la disponibilità dell’Amministrazione a rileggere, con onestà intellettuale, gli esiti del monitoraggio della sperimentazione SIVADIS".

Segue la sottolineatura di alcuni punti specifici, considerati peraltro anche nel documento comune, in parte immediatamente attuabili, in parte sperimentabili nella prospettiva della messa a regime del sistema: tra i primi lo snellimento degli strumenti, l’adesione volontaria, la sterilizzazione degli effetti giuridici ed economici, la riduzione numerica del campione di dirigenti da valutare; tra i secondi la sperimentazione, ove possibile, di forme di valutazione collegiale da parte di nuclei di valutazione e l’inserimento in questi ultimi di dirigenti scolastici, appositamente formati (quest’ultima è forse la novità di maggior rilievo).

A regime - ma forse servirà un terzo anno di sperimentazione, oltre che un necessario passaggio contrattuale - la valutazione potrebbe diventare pluriennale, ed essere collegata alla durata dell’incarico dirigenziale, con verifiche annuali in situazione (non, insomma, di tipo cartaceo). Ad essere valutati, a quel punto, non dovrebbero essere più soltanto i risultati dell’azione svolta dal dirigente scolastico, ma anche le sue prestazioni professionali e le competenze possedute.

 

Ma quanti valutatori serviranno a regime?

Nel 2003-2004 i valutatori di prima istanza sono stati 209, tra tecnici e amministrativi, e i dirigenti valutati 1453, con un rapporto medio di un valutatore ogni circa 7 valutati, ma con notevoli squilibri tra regione e regione, dovuti anche al diseguale tasso di adesione al SIVADIS.

Nel 2004-2005, anche sulla base delle proposte formulate nel seminario di Montecatini, i dirigenti da valutare dovrebbero essere meno numerosi. Già il MIUR aveva dato indicazioni in questo senso alle Direzioni regionali, ipotizzando una soglia minima di un valutatore ogni tre dirigenti scolastici, che se applicata dappertutto darebbe un massimo di 627 valutati. Il documento di Montecatini parla di un "campione statisticamente rappresentativo di tutte le realtà regionali e di tutte le tipologie di istituzioni scolastiche": se per "realtà regionali" si intendono le Province (oltre 100), e se si ipotizza che in ciascuna di esse si individuino sei tipologie di scuola (primaria, secondaria di primo grado, istituto comprensivo, liceo, istituto tecnico, istituto professionale) si arriverebbe più o meno allo stesso numero di valutandi (circa 600-630), per i quali basterebbero le attuali risorse professionali, eventualmente integrate in via sperimentale da dirigenti scolastici-valutatori (ma scelti come? Si fa in tempo a selezionarli e formarli?).

Assai più problematica appare l’organizzazione del modello valutativo a regime, quando ad essere valutati saranno oltre 10.000 dirigenti scolastici. Se la valutazione fosse per esempio triennale, e fatta da un team di tre valutatori, con un rapporto di uno a otto (un team di tre ogni otto valutati), servirebbero 3.750 valutatori (3.000 con un rapporto di uno a dieci), quasi tutti dirigenti scolastici: un terzo di questi valuterebbe gli altri due terzi, e dovrebbe a sua volta essere valutato da colleghi valutatori. Ciò dovrebbe accadere nel terzo anno del triennio, ma anche negli altri due anni dovrebbero esserci comunque azioni valutative "in situazione" che richiedono numeri analoghi di valutatori.

Un po’ inferiore, ma sempre consistente, sarebbe il numero di valutatori da reclutare nel caso che si costituissero presso le Direzioni regionali nuclei stabili di supporto ai valutatori di prima istanza che, avvalendosi di particolari tecniche di monitoraggio, rilevazione e interpretazione di dati e informazioni, mettessero i team di valutatori in condizione di valutare un maggior numero di dirigenti scolastici. Se il rapporto fosse, per esempio, di uno a venti (un team di tre ogni venti valutati), servirebbero 1.500 valutatori. E se ad effettuare questa valutazione "leggera", da integrare con quella del nucleo, fosse un solo valutatore, ne basterebbero 500, per tre quinti dirigenti scolastici.

 

Ecco gli standard inglesi

Nel numero di dicembre di "Tuttoscuola", che contiene un ampio servizio sulle problematiche discusse nel convegno di Genova (2015, fine della scuola?) compare anche un articolo sugli standard utilizzati in Inghilterra per la valutazione dei dirigenti scolastici (headteachers), a cura di Orazio Niceforo.

Gli standard inglesi, per quanto commissionati e approvati dal Ministero dell’educazione, non sono obbligatori (statutory), ma orientativi (advisory): si pongono cioè in una dimensione culturale, professionale, deontologica, e non giuridica e formale. Non danno luogo a punteggi, graduatorie, contenziosi. Essi servono alle autorità educative locali e ai consigli d’amministrazione delle scuole come punto di riferimento per la scelta dei dirigenti scolastici da assumere; a questi ultimi come strumenti di autovalutazione; alle università per progettare la formazione iniziale e in servizio dei dirigenti scolastici, e per la certificazione delle competenze acquisite.

Gli standard sono organizzati in sei aree-chiave (creare il futuro; guidare l’apprendimento e l’insegnamento; gestire l’organizzazione; assumere responsabilità; promuovere l’autoformazione e il lavoro collaborativo; rafforzare i rapporti con la comunità), ciascuna delle quali è suddivisa in tre sezioni: conoscenze, qualità personali, azioni (comportamenti professionali).