Sei mesi in più per la riforma.

Secondo ciclo, le Regioni dove sono?

 da Tuttoscuola del 6 dicembre 2004

 

Se le indiscrezioni saranno confermate, avremo alcuni licei senza indirizzi, altri licei (soprattutto l’economico e il tecnologico) con numerosi indirizzi e infine l’istruzione e formazione professionale regionale. Insomma, come sostiene il prof. Bertagna (n. 3 di Nuova Secondaria) due canali e un canalino, nell’offerta formativa dai 14 ai 18 anni. Con la pari dignità tra sistema dell’istruzione e sistema dell’istruzione e formazione professionale dichiarata dalla legge n. 53/03 anche plasticamente compromessa; e l’accusa di scelta precoce, a questo punto, non infondata.

L’aspetto paradossale è che il riassorbimento dell’istruzione tecnica nei licei e il depotenziamento dell’istruzione e formazione professionale regionale è reclamato con forza da forze politiche e sindacali contrapposte. Chi paventava, finora, la scelta precoce si trova alleato di chi la rivendicava. Purtroppo, come abbiamo già scritto nel numero precedente, il tutto avviene nel silenzio delle Regioni, paralizzate dal rinnovo delle assemblee regionali fino alla fine di aprile 2005. E, inoltre, nel sostanziale disinteresse dell’opinione pubblica.

 

 

Secondo ciclo, sarà confronto vero?

Fa bene quindi il ministro Moratti ad annunciare l’intenzione di aprire un grande dibattito nazionale sulla questione. Speriamo che questa volta gli annunci non si risolvano in un apparente lavorio di coinvolgimento di un imprecisato numero di focus group e forum telematici sottratti a qualsiasi verifica. Le modalità di approvazione della proroga di sei mesi della delega, avvenuta senza l’illustrazione dell’emendamento in Senato, non rappresentano un elemento di conforto e di sostegno nel raggiungere lo scopo. Le stesse Indicazioni nazionali e il testo del decreto legislativo che i dirigenti del Ministero stanno predisponendo dovrebbero costituire solo una base di discussione. Non come accadde per il primo ciclo dove la fretta si sta ancora pagando. Un buon segnale potrebbe essere costituito dall’esito della mozione sui programmi scolastici, presentata a maggio dalla senatrice Soliani della Margherita e sottoscritta da altri 81 senatori, il cui dibattito iniziato il 28 ottobre scorso, non si è ancora concluso.

La posta in gioco è molto più alta. Non accorgersene, e immiserire l’alternativa su interessi di bottega immediati, non sarebbe da classe dirigente all’altezza della situazione. La prudenza consiglierebbe di rimandare la decisione finale a dopo le elezioni regionali. Nel frattempo si dovrebbe ragionare, esaminando a fondo i problemi, indipendentemente da chi ha fatto la legge, per risolvere lo stesso problema: come innalzare la qualità degli esiti formativi delle ragazze e dei ragazzi. Speriamo che si scelga con quella lungimiranza che tollera fasi transitorie anche lunghe, ma che non perde di vista il risultato finale di un sistema educativo capace di assicurare lo sviluppo culturale, sociale, economico, politico del Paese.