IL CASO
Pronta la bozza di riforma del secondo ciclo. Ed è già polemica .

I licei diventeranno venti

e chi va ai professionali

non potrà tornare indietro.

A gennaio via al confronto Obiettivo: partire tra due anni

di Mario Reggio da la Repubblica dell'11/12/2004

 

ROMA - Venti licei nettamente separati dalla formazione professionale. Otto licei principali, divisi in venti indirizzi, sotto la giurisdizione e il controllo del ministero dell'Istruzione, con una riduzione della flessibilità degli orari e dell'autonomia scolastica. E la formazione professionale? Tutta nelle mani delle Regioni.

Sarebbe questo, secondo quanto anticipato ieri dal Sole 24 Ore, lo schema del decreto attuativo sul riordino della scuola secondaria superiore preparato dei dirigenti e dagli ispettori del ministero dell'Istruzione e consegnato al ministro Moratti. Le consultazioni con i sindacati, il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e le associazioni professionali inizieranno l'11 gennaio del 2005.

Un decreto molto delicato, uno scoglio su cui si sono infrante tutte le riforme annunciate negli scorsi decenni, non ultima quella Berlinguer. A conferma della delicatezza del tema, Letizia Moratti ha chiesto ed ottenuto dal Parlamento la proroga della legge delega, che così slitta dal marzo all'ottobre del 2005. Ma non sarà facile rispettare i tempi. In primo luogo perché il titolo V della Costituzione e una recente sentenza della Consulta parlano chiaramente di gestione diretta del sistema d´istruzione da parte delle Regioni. Mentre il decreto sembra puntare ad un compromesso: la formazione professionale agli enti locali, tutto il resto allo Stato. Ma i dissensi, a parte le organizzazioni sindacali, affiorano anche nello staff che ha elaborato e proposto i principi fondanti della riforma Moratti. «Se questo testo fosse vero, ed io non lo so, si scardina uno dei principi della riforma: un sistema unico con due sottosistemi che dialogano e interagiscono tra loro - afferma il professor Giuseppe Bertagna, uno dei padri della riforma - l'unica cosa positiva è che si aprirà una discussione sul futuro delle superiori».

Cerchiamo di capire lo schema dell'ipotesi di decreto. Otto licei: artistico, classico, scientifico, economico, linguistico, musicale e coreutico, tecnologico e scienze umane. Poi i relativi indirizzi a partire dalla fine del biennio. Tre per il liceo artistico, due per quello economico, sette per il liceo tecnologico (gli stessi degli attuali istituti tecnici industriali). Lo schema di decreto conferma l'attuale modello biennio più triennio, una scelta che potrebbe rendere complessa l'applicazione della riforma. Questa infatti prevede dei percorsi di orientamento rispetto agli studi universitari, agevole per i licei che non hanno indirizzi specifici (classico, scientifico, scienze umane e linguistico), ma molto complesso per gli altri dove la scelta dell'indirizzo si compie alla fine del secondo anno. Abolite, poi, di fatto le passerelle tra i licei e la formazione professionale, in sostanza la possibilità di passare da un sistema di istruzione all'altro.

«Un errore macroscopico, una scelta che conferma la centralità dell'asse umanistico - commenta Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil - con una riduzione delle materie scientifiche e tecnologiche. Una conferma dell'impostazione gentiliana nel ventunesimo secolo. Se passasse questo progetto si aprirà inevitabilmente un nuovo fronte di scontro tra la scuola e il governo».