Sul rendimento comparato degli studenti italiani non c'è uniformità di vedute.

La difficile arte della ricerca.

Il disastro di Pisa è contraddetto dalla Iea Pirls.

 di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 14/12/2004

 

Se bocciata la scuola fa notizia. Diversamente, verifiche che accertano a livello internazionale il buon rendimento dell'istruzione italiana non riscuotono la stessa attenzione. È ciò che è avvenuto con una ricerca che ha messo in evidenza i buoni risultati nella lettura degli alunni di quarta elementare e che torna d'attualità sull'onda degli ultimi rapporti Ocse (vedi Pisa 2003 di martedì scorso). Si tratta della ricerca Iea Pirls-Icona, uno studio condotto in contemporanea alla prima ricerca Ocse Pisa (Pisa 2000), in cui i quindicenni italiani facevano già segnare risultati sotto la media e piazzamenti nella fascia bassa anche della classifica riferita all'abilità nella lettura.
Due ricerche molto simili per certi versi, ma molto diverse negli esiti. La ricerca condotta dall'International association for the evaluation of school achievement (Iea), in Italia dall'Invalsi, alla fine avrebbe messo in luce una condizione tutt'altro che sfavorevole per gli studenti italiani. Lo studio Iea Icona rappresenta il contributo italiano allo studio internazionale Iea Pirls-Progress in international reading literacy study, condotto su alunni di età compresa tra i nove e i 10 anni. Le rilevazioni Iea Icona, condotte nell'anno scolastico 2000/2001 e finite di elaborare nel 2003, sottolineano adeguati livelli di preparazione in ordine a skill strategiche come quella della lettura (tra l'altro sistematicamente indagata anche nelle ricerche Pisa): gli alunni italiani si sono collocati ai livelli superiori della classifica delle reading skill, cioè delle abilità di lettura, nel confronto internazionale con studenti di altre 35 nazioni. Secondo Iea Icona, l'Italia si piazza nella fascia alta della classifica, con 541 punti, subito dopo gli Stati Uniti e prima della Germania. Inoltre dimostra di tenere questi standard nel tempo, come dimostrato da un altro monitoraggio internazionale, anche questo condotto dall'Iea (Iea-Sal), nel decennio 1991-2001.

Il dato è ancora più rilevante se si considera che la stessa Svezia, piazzatasi prima nella classifica Iea Icona, è il paese con il peggioramento più consistente nei punteggi delle prove di lettura dal 1991 al 2001. In Pisa 2000, invece, nella classifica relativa alla lettura i quindicenni italiani si erano piazzati nella fascia bassa dei punteggi e sotto la media Ocse, e oggi sappiamo come quelle prestazioni non siano affatto migliorate nel tempo, anzi. Dai dati di Pisa 2003 i nostri studenti fanno segnare un peggioramento. I ricercatori Iea Pirls, dal canto loro, avevano già sottolineato come i risultati in controtendenza, emersi dallo studio Iea Icona, sarebbero potuti servire a integrare i dati relativi alle competenze di lettura degli studenti di 15 anni, accertate all'interno del progetto Ocse-Pisa. E comunque, come già lamentavano gli insegnanti dell'Associazione docenti italiani (Adi), all'indomani della presentazione dei risultati di Iea Icona, ha colpito il silenzio creatosi intorno a questa ricerca. Scrivevano gli insegnanti dell'Adi: ´Nel silenzio totale della stampa italiana sono stati resi noti i risultati di due importanti studi internazionali condotti dallo Iea sulla competenza in lettura degli alunni di quarta elementare. A differenza dei disastrosi risultati del Pisa, dove i nostri quindicenni si sono collocati fra gli ultimi, in zona a rischio, nel Pirls, indicato in Italia come Iea Icona, gli alunni italiani di nove anni hanno conquistato posizioni più che onorevoli, piazzandosi fra i primi dieci'. La questione semmai, facevano rilevare i docenti dell'Adi, è capire cos'è che capita agli studenti nel periodo che intercorre tra la quarta elementare e la prima superiore. C'è da dire che già nel 2000 il programma Pisa aveva rilevato anche come il nostro paese facesse segnare una variabilità di prestazione minore fra i punteggi migliori e peggiori, rispetto a paesi, per esempio, come la Germania, deponendo, a prima vista, a favore di un sistema più perequativo rispetto alle opportunità formative nel nostro paese. Le due indagini concordano inequivocabilmente anche su altri aspetti, quali quello della complessità di fattori determinanti nel rendimento degli studenti, oltre che la scuola e gli insegnanti, anche il background socio-economico del contesto di origine degli studenti e il livello culturale delle famiglie.