La Moratti «cancella» le scuole professionali.
di r. m. da l'Unità dell'11/12/2004
ROMA - Lo aveva annunciato il ministro Moratti: dopo Natale inizierà il confronto sulla riforma dell’istruzione superiore. A gennaio ha convocato i sindacati ma intanto da viale Trastevere filtrano i contenuti della sua bozza di riforma. Secondo anticipazioni del Sole 24 Ore sarebbero ben otto i licei (artistico, classico, economico, linguistico, scientifico, tecnologico, scienze umane, musicale e coreutico), alcuni con diversi indirizzi (si arriva a sei per il tecnologico, a tre per l'artistico, due per l'economico, oltre a ulteriori specializzazioni a seconda degli orari seguiti), che portano complessivamente a venti le diverse tipologie di liceo. Una riforma complessa e delicata che dovrebbe partire dall'anno scolastico 2006/2007. Gli istituti professionali dovrebbero passare alle Regioni mentre i licei rimarrebbero sotto la giurisdizione statale. Da qui un proliferare di licei tecnologici, con una riduzione delle ore di laboratorio e per tutti i licei l’inserimento della filosofia e della seconda lingua comunitaria. Se questo è l’impianto della riforma del sistema d’istruzione e formazione della secondaria allora c’è da prevedere un confronto duro con le organizzazioni sindacali visto che i giudizi sulla «nuova secondaria» non sono teneri. Intanto il segretario della Cgil-Scuola Enrico Panini pone un problema di merito: «Mentre l'avvio del confronto con le Confederazioni ed i sindacati di categoria deve aspettare il mese di gennaio, vengono già resi noti i contenuti del provvedimento che attuerà la Legge Moratti nella scuola superiore». Altro che dialogo sociale e confronto, «lavorare e decidere in gruppi ristretti e sconosciuti nella composizione è una costante di questo governo». Ma le critiche sono anche di merito, come il passaggio dell'istruzione professionale alle Regioni. «Una scelta sbagliata», perché in un colpo solo commenta, si riesce «ad impoverire il futuro sistema dei licei (sempre più distante da ogni dimensione concreta ed esperienziale) e quello dei professionali (sempre più costretti all'addestramento finalizzato all'accesso al mercato del lavoro)». Conclude Panini: «Con questa riforma risulterebbe confermata e rafforzata l'impostazione gentiliana della nostra scuola anche per il XXI secolo!! con la riduzione dell'obbligo scolastico di un anno (unico Paese al mondo a fare questa scelta!) e la netta separazione della scuola secondaria in due canali separati e non comunicanti». Sulla riforma non è tenera neanche Gilda, l’associazione nazionale degli insegnanti. «Non risponde ad un progetto di qualificazione culturale del sistema di istruzione, ma - sottolinea - obbedisce piuttosto alla logica della razionalizzazione della spesa: cioè dei tagli e dei risparmi. Lo conferma la cancellazione definitiva in Italia del patrimonio storico di competenze tecniche e professionali degli attuali istituti tecnici, trasformati in licei». Per Gilda suscitano perplessità anche gli irrisolti conflitti di competenze tra Stato e Regioni, i trasferimenti di competenze alle Regioni dell'istruzione professionale statale e i problemi collegati alla gestione del personale e alle connesse esigenze economiche di copertura dei costi. Sulla riforma chiede «una discussione trasparente e vera con il sindacato» il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna. E con lui anche il segretario generale dello Snals Confsal, Fedele Ricciato. |