VITA DA PRECARIO

«Mille euro al mese e senza futuro a 40 anni»

 

di Raffaella Ianuale, Il Gazzettino di Venezia del 12/8/2004

 

(r.i.) Estati non pagate, malattia retribuita solamente per un mese, incertezza per il futuro e se tutto va bene un reddito annuo di otto-nove mila euro. Questa è la vita da precario nel mondo della scuola.
E la situazione tipo è quella di Annalisa, un'insegnante ieri in coda al Csa con il suo bel ricorso contro i punteggi sbagliati. Annalisa ha 43 anni, è precaria nella scuola superiore da più di dieci. In questo lungo percorso ha accumulato quattro abilitazioni per l'insegnamento normale più quella per il sostegno.

«Sono in bilico per entrare in ruolo - racconta Annalisa - ma con tutti gli errori che hanno fatto temo di perdere anche questo treno». Ecco che racconta come al Csa non ne abbiano azzeccata una: «Mi hanno tolto 62 punti per l'insegnamento d'italiano nella scuola superiore, 23 per geografia, 18 per storia dell'arte e 23 per la scuola media. Se non mettono a posto la mia situazione, rischio il posto fisso. E non ho nemmeno la possibilità di verificare se mi è stata tolta una cattedra di cui in realtà avevo diritto».

E la sua è una storia che l'accomuna a tanti altri insegnanti precari, ieri al Csa (Centro servizi amministrativi) di Venezia. Se riescono ad ottenere una supplenza devono campare con mille euro al mese chi insegna alle scuole materne e elementari, raggiunge invece i mille e cento euro mensili chi lavora nelle scuole medie e superiori.

I più fortunati riescono ad avere una supplenza annuale su organico di diritto. Il che significa che possono ricevere lo stipendio fino al 31 agosto. Ma questi posti sono una rarità e dal ministero arrivano sempre più numerosi i contingenti degli organici di fatto. In quest'ultimo caso il supplente lavora ugualmente un intero anno, ma cessata l'attività didattica termina pure lo stipendio. Estati non pagate sono quindi ormai un'abitudine per chi si arrabatta come precario della scuola.

E a questi va già bene perché ottengono una supplenza annuale ad orario settimanale completo. Ma c'è anche chi si ritrova con spezzoni di cattedra: vuol dire che hanno orario dimezzato. E in proporzione all'orario viene ridotto anche lo stipendio.

Il tutto ovvio in condizioni normali. Se a un docente dovesse venire in mente di ammalarsi o di slogarsi una caviglia sono guai seri. L'insegnante infatti riceve lo stipendio intero per un solo mese, il mese successivo lo stipendio viene dimezzato e poi viene tolto completamente.

Inoltre i precari non hanno nessun avanzamento di carriera. Sono destinati a rimanere sempre con il livello minimo di stipendio e ad arrangiarsi con quei mille, o poco più, euro al mese. Infine non possono essere eletti come rappresentanti delle Rsu della scuola. Anche tra i supplenti ci sono comunque un'infinità di differenze: in totale esistono circa una quindicina di contratti.