Sui contratti scuola-insegnanti

un confronto a tutto campo

 

  di Luigi Illiano, Il Sole 24 Ore del 21/8/2004

 

ROMA. È solo una bozza, ma il decreto attuativo sulla formazione iniziale dei docenti e l’accesso all’insegnamento (si veda «Il Sole- 24 Ore» del 20 luglio) ha già scatenato reazionì immediate. Il dibattito, è aperto: c’è un ampio schieramento che condivide gran parte del documento; contrari opposizione e sindacati.

Nel mirino soprattutto l’articolo 3 che stabilisce la chiamata diretta per i professori attraverso contratti stipulati dagli stessi insegnanti direttamente con le scuole. E a pochi giorni dalla diffusione del testo il ministro dell’Istruzione , Letizia Moratti, ha incontrato i responsabili-scuola del1 maggioranza, insieme con il sottosegretario Valentina Aprea. Un vertice per accogliere le indicazioni in vista della prossima versione della bozza, che dovrebbe essere pronta per la fine del mese.

In sostanza, i rappresentanti dei partiti di Governo non respingono l’ipotesi del contratto da stipulare tra docenti e scuole. Secondo Giuseppe Valdilara, responsabile-scuola di An, «Occorre lavorare cercando l’accordo anche con la parte più moderata e disponibile del sindacato». In particolare, l’intesa andrebbe raggiunta lungo due direttrici: «da un lato il rispetto del merito dell’idoneo — spiega Valditara — e, dall’altro, l’autonomia delle scuole. Il numero programmato sui posti disponibili, per esempio. potrebbe essere una soluzione per ribaltare la vecchia logica concorsuale».

Di parere diverso il responsabile-scuola dei Ds:
«La bozza di decreto non mi piace — commenta Andrea Ranieri — e prima di parlare di assunzioni dirette bisognerebbe capire chi fa cosa. Sono per l’applicazione rigorosa del Titolo V della Costituzione che affida la gestione del personale a Regioni ed enti locali». Pertanto, continua Ranieri, «invece di continuare a decretare, il ministro farebbe bene a convocare la Conferenza allargata Stato- Regioni. La rigidità delle graduatorie va superata e l’autonomia richiede innovazione, ma non si può annunciare la devolution e poi avere atteggiamenti iper-centralisti».

Secondo Mario Mauro, responsabile-scuola di Forza Italia, «il meccanismo è tutto da definire e deve trovare un equilibrio applicativo, quindi non escludiamo nulla, nemmeno la chiamata diretta. Si deve salvaguardare l’autonomia delle scuole e il dialogo tra gli aspiranti all’ insegnamento e gli stessi istituti». Poi Mauro tende la mano al Centrosinistra: «Il Governo ha dato un segnale forte e positivo con la riforma Moratti. Adesso chi ha idee in favore del1’autonomia farebbe bene a manifestarle, comprese le forze di opposizione. La scuola non si cambia in cinque anni, ci vogliono posizioni di equilibrio e il più possibile condivise».

Condivide invece il meccanismo della chiamata diretta dei docenti, Giovanna Bianchi Clerici, responsabile-scuola della Lega. Pur affermando che serviranno anni per la realizzazione, riconosce la sua funzionalità a «smantellare la “fabbrica dei precari”».

Per Luisa Ribolzi, docente di sociologia dell’educazione all’università dì Genova, l’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole «è una delle opzioni più valide nella direzione dell’autonomia, perché si stringe un patto di reciproca scelta tra l’insegnante e l’istituto, stabilendo le condizioni per poter lavorare al meglio».

Dello stesso avviso Alessandro Cavalli, ordinario di sociologia a Pavia, per il quale «prevedere un contratto stipulato tra scuole e insegnanti dopo il periodo di tirocinio è una scelta assolutamente ragionevole. Come accade per gli stage nelle aziende: spesso si tramutano in rapporto di lavoro. E nessuno grida allo scandalo».

Non ci vede niente di straordinario, anche perché non si farebbe altro che seguire l’esempio di altri Paesi europei, anche Paolo Ferratini, esperto della casa editrice «Il Mulino». Piuttosto, per Ferratini, la contraddizione starebbe nel fatto che senza autonomia finanziaria risulterebbe difficile la chiamata diretta. Inoltre, vista l’eccessiva autoreferenzialità delle scuole sarebbe complesso valutare in concreto i processi.

 

La storia

Verso il nuovo reclutamento

* La bozza. È stata presentata il 20 luglio alle organizzazioni sindacali. Il testo si occupa di formazione iniziale dei docenti e accesso all’insegnamento

* I requisiti. Per insegnare occorrerà la laurea specialistica o il diploma di secondo livello; che si conseguono dopo aver superato un esame di Stato finale. Il testo mette fine alle graduatorie permanenti dei docenti precari. Le liste attuali si trasformeranno in graduatorie a esaurimento.

* Le assunzioni. Saranno così ripartite: il 25% ai posti di accesso ai corsi di laurea specialistica, il 25% agli idonei dei concorsi a posti e cattedre per esami e titoli e il 50% agli iscritti nelle graduatorie permanenti. Sarà il Miur a determinare per ogni triennio la programmazione dei posti disponibili a livello nazionale

* Il tirocinio. Per ottenere l’immissione in ruolo i laureati abilitati all’insegnamento dovranno svolgere attività di tirocinio, con valore di praticantato, attraverso un contratto di formazione lavoro. Gli aspiranti saranno scritti in un albo regionale. E saranno le stesse scuole a stipulare i contratti direttamente con docenti."